Cronaca
16 Aprile 2011
Il caso Aldrovandi e le querele al Festival del giornalismo di Perugia

“Lo Stato siamo noi”

di Redazione | 3 min

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Dopo il rinvio a giudizio per diffamazione disposto dal gup del tribunale di Mantova nei confronti di Patrizia Moretti e di tre giornalisti di Ferrara, il caso Aldrovandi finisce al Festival del Giornalismo di Perugia. Ieri, poco prima delle 18, Patrizia Moretti è arrivata presso la Sala dei Notari della piazza umbra con gli altri invitati alla conferenza dal titolo ‘Vorrei dirti che non eri solo’. Questo il nome del libro di Ilaria Cucchi – sorella di Stefano – e Giovanni Bianconi del “Corriere della Sera”, intervenuti all’appuntamento. Insieme a loro, Lucia Uva, un’altra “sorella coraggio” alla ricerca della verità sulla morte, avvenuta in carcere lo scorso 14 giugno 2008, del fratello Giuseppe. Tra i relatori, anche l’avvocato Fabio Anselmo, Mauro Casciari de “Le Iene”, autore del servizio “Morire in carcere”, sul caso Aldo Bianzino, che è stato proiettato in apertura dell’incontro, e il giornalista Carlo Bonini della “Repubblica”.

“Se processo deve essere, che processo sia”. Ha commentato così Patrizia Moretti, il suo rinvio a giudizio, deciso sulla base della querela avanzata dalla dottoressa Maria Emanuela Guerra: “se la querela trovo sia un fatto molto triste, ritengo paradossale – ha continuato Moretti – che un gup abbia deciso per il rinvio a giudizio: non ho detto niente di diverso da quello che risulta dai documenti e da quello che ho sentito in tribunale e dal procuratore capo Minna”.

La data del processo sarà il 1 marzo 2012: “Mi dispiace quasi – ha dichiarato mamma Aldro – che questo processo sia lontano nel tempo. Ma così come il processo su Federico è stato un processo a Federico, adesso che dovrò subire la querela, forse servirà a chiarire una fase di 4 mesi che è rimasta ancora così buia. Non sono stata io a volere questo approfondimento – ha continuato Moretti -, ma forse questa sarà l’occasione buona per sapere molte cose che ancora non sappiamo. Sarà l’occasione – ha precisato mamma Aldro -, per farci dire dalla stessa dottoressa come mai non abbia fatto quelle azioni che ci si aspettava da lei: che andasse sul posto, che sequestrasse i manganelli e le macchine, che facesse tutte le verifiche e le indagini. Che, purtroppo, sono state fatte solo successivamente alla sua rinuncia al mandato dal pm Proto, che le è subentrato”.

Ha strappato un lungo applauso del pubblico – in sala, anche qualche ferrarese -, Patrizia Moretti, quando ha sostenuto, al termine del suo intervento: “Per ottenere la verità e giustizia, l’unica possibilità che abbiamo è cercare una visibilità pubblica. È fondamentale lottare contro la solitudine in cui si trovano le nostre famiglie, perché lo Stato non solo loro, siamo noi. E per questo – ha concluso mamma Aldro – penso che coloro che usurpano le divise, non dovrebbero più lavorare”.

Gratitudine è stata espressa da tutte le intervenute verso l’avvocato Fabio Anselmo: “se non avessimo avuto la fortuna – ha dichiarato Ilaria Cucchi – di incontrare un avvocato che ci ha aiutato ad affrontare tutte le difficoltà e le ipocrisie che ci si sono presentate, non avremmo potuto sperare nella giustizia. Che non ci darà i nostri cari, ma è importante come monito, affinché in futuro nessuno si senta legittimato ad agire nella stessa maniera, contando sull’impunità”.

“Contro l’isolamento – ha risposto Anselmo – l’avvocato ha il ruolo di mediatore, tra le famiglie e i giornalisti: la stampa può fare tantissimo, come occhio vigile affinché questi atti non vengano sepolti. I depistaggi e la disinformazione – ha concluso il legale – forniscono giustificazioni ascrivibili a cause legate alle vittime e non ai veri responsabili dei fatti, ce è un’esigenza che nasce dalla paura”.

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