Cronaca
9 Aprile 2011
Le testimonianze al processo Mazzettopoli sulle pratiche edilizie

Tangenti “per innaffiare i fiori”

di Marco Zavagli | 3 min

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“Bisogna innaffiare i fiori”. Una metafora per rappresentare come funzionava parte dello Sportello edilizia privata del Comune di Ferrara. Chi voleva che la propria pratica andasse a buon fine, doveva pagare mazzette. Fiumi di denaro che finivano nelle mani di geometri dell’amministrazione. Così è stato almeno per Gianni Gardenghi, arrestato dai carabinieri l’1 agosto del 2007. In casa sua gli inquirenti trovarono qualcosa come 44mila euro nascosti nell’incavo di un muro.

Il geometra comunale è già stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione. Ora è chiamato in causa come testimone nel processo che vede imputati per concussione Ivan Passerini, 38 anni, geometra del Comune di Ferrara, difeso dall’avvocato Massimo Bissi, e per corruzione Marco Gulinelli, 50 anni, geometra libero professionista, assistito dall’avvocato Irene Costantino.

Secondo quanto detto da Gardenghi, Passerini avrebbe diviso a metà con lui alcune mazzette. Il primo veniva contattato dai tecnici delle imprese anche quando venne trasferito al settore Urbanistica.

Ma non è stato facile per il pm Patrizia Castaldini farglielo ammettere. Perché durante la sua deposizione Gardenghi balbettava, non ricordava, non si diceva sicuro. Tanto che sono dovuti intervenire gli stessi giudici, spazientiti, per chiarire alcuni aspetti. primo tra tutti i suoi rapporti con Passerini. “Come faceva ad essere sicuri che Passerini, davanti alle sue richieste, non sarebbe andato a riferirlo ai superiori?”. “Ho sbagliato io, ho rischiato”, abbozza Gardenghi, facendo scappare una mezza risata all’avvocato di parte civile Beniamino Del Mercato, in aula in rappresentanza del Comune di Ferrara.

È a questo punto che Passerini rilascia delle dichiarazioni spontanee, per dire che “nel corso degli anni allo sportello edilizia si era venuto a creare con alcuni tecnici privati  un rapporto particolare, che andava oltre l’aspetto professionale e contemplava stima e simpatia reciproca. Le dazioni di denaro erano compensi per cose che svolgevo fuori dell’orario di ufficio e su loro richiesta”.

Dopo tre ore di interrogatorio si siede al banco dei testimoni Daniele De Giuli, imprenditore edile che doveva istruire una pratica per un fabbricato a Francolino. A rapportarsi con il Comune era il suo tecnico, il geometra Antonio Zucchini. “Ho avuto un’esagerazione di problemi”, come ad esempio “andare dal Magistrato del Po per un presunto pericolo esondazione del fiume”. I tecnici dell’ente in questione gli diranno che non sapevano di cosa stesse parlando. “Zucchini mi chiedeva soldi, 200, 300 o 400 euro, da dare ai geometri comunali; mi diceva che era l’unico modo per far procedere la pratica. Credevo fossero per lui…”. Fino a quando le richieste si fanno più ingenti: duemila euro. “Dissi basta, gli chiesi di organizzarmi un incontro con Gardenghi”. E quell’incontro avvenne. “Non ci volevo credere: era tutto vero. Il geometra comunale, davanti alla mia richiesta di spiegazioni, mi disse che bisognava innaffiare i fiori, che la prassi era questa”. De Giuli registrò quella conversazione, che finì nelle mani dei carabinieri.

Una volta si recò personalmente anche in Comune, per parlare con i superiori di Passerini: “chiesi perché tanta ostilità e volli parlare con Passerini”. I superori gli dissero che non era in ufficio. “Ma, uscendo, me lo trovai fuori della porta…”.

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