“Sono felice di poter tornare in Consiglio comunale”. Il giorno dopo il punto fine messo nero su bianco dal Ministero dell’Interno Rossella Arquà torna a parlare. E lo fa con la mente già al 28 dicembre, quando – dopo due mesi di inerzia – si riunirà il consiglio comunale.
Facile prevedere per allora forti tensioni. Specie tra i banchi della maggioranza (leggi “Lega”), dove l’ex fedelissima di Nicola Naomo Lodi è intenzionata a tornare a sedersi.
“Il 28 dicembre salirò le scale del municipio e andrò a mettermi in mezzo ai miei consiglieri – conferma la diretta interessata a Estense.com-. Credo nel mio partito e non ho intenzione di cambiarlo. Anche se non mi vogliono io resto lì”.
Il sindaco Alan Fabbri aveva provato a interessare Piantedosi per sapere se “le gravi fattispecie delittuose contestate dalla Procura di Ferrara ad Arquà, possano portare a un giudizio di ’indegnità’ a ricoprire un’importante carica pubblica”e ne ciedeva la rimozione “per gravi motivi di ordine pubblico”. Fabbri faceva giustamente notare che gli “atti intimidatori costituiscono un vulnus per l’ordine pubblico e compromettono il sereno svolgimento delle funzioni dell’ente locale e dei suoi organi elettivi”.
A livello giudiziario Rossella Arquà, infatti, è indagata per minacce e simulazione di reato per aver inviato alcune delle lettere minatorie al vicesindaco (non quelle con i proiettili, tanto che le accuse nei suoi confronti su questo versante sono già state archiviate).
A questo punto però Fabbri dovrebbe guardare anche altrove, visto che il suo stesso vicesindaco è a processo per fatti, codice penale alla mano, molto più gravi (concussione). E anche un consigliere dello stesso gruppo, Stefano Solaroli, deve difendersi dall’accusa di istigazione alla corruzione, reato punito in maniera più severa rispetto a quelli in capo ad Arquà. Per tutti vale il principio costituzionale della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, anche se la consigliera reintegrata è rea confessa.
In mezzo a tutti questi imbarazzi sta comunque la sentenza, inappellabile, del Consiglio di Stato, che ordina al Comune di annullare la delibera con cui il consiglio ratificava le dimissioni raccolte sui bidoni della spazzatura dal presidente Lorenzo Poltronieri.
Piaccia o non piaccia, dunque, Arquà è ancora una consigliera. “È un mio diritto – ribadisce oggi -. Le mie dimissioni sono state raccolte con modalità terribili. In quei momenti non ero io”.
In questi giorni ha ricevuto un messaggio o una telefonata dai suoi colleghi di partito o del gruppo consiliare? “No, assolutamente. Da prima dell’estate non ho più avuto rapporti con nessuno di essi” risponde la consigliera leghista a Estense.com.
Vive questo momento come una rivincita? “È una cosa mia; mi hanno fatto quello che hanno fatto, mi hanno giudicato senza sapere cosa ci fosse dietro. Fortunatamente, grazie allo studio dell’avvocato Anselmo, che ha creduto in me, mi sono stati restituiti giustizia e i diritti di cui sono stata illegittimamente privata”.
Quanto al sindaco, “ho letto che Alan Fabbri mi chiede di fare un passo indietro e lamenta il fatto che non abbia mai chiesto scusa. Gli rispondo che ci sarebbe un’altra persona che dovrebbe farlo”.
E questa persona lo farà? “Non credo”.
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