Politica
11 Dicembre 2022
Secondo l'ex vice presidente della Commissione Sanità in Senato il ricorso alle cooperative provoca perdita di risorse che andrebbero destinate a strutturare il personale medico

Paola Boldrini sulla sanità: “Il sistema, anche territoriale, rischia di implodere”

di Redazione | 2 min

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Paola Boldrini

«I due miliardi di euro destinati nella manovra di bilancio alla sanità andranno principalmente al sostegno per le spese energetiche delle strutture e a pochi incentivi per i medici del Pronto Soccorso. Soddisfano dunque solo una parte delle esigenze del comparto, senza mettere mano al cuore della sanità, ossia a chi ci lavora, i professionisti sanitari, gli stessi la cui presenza garantisce la sicurezza del paziente. Con ricadute territoriali importanti, anche a Ferrara».

Paola Boldrini, già vice presidente della Commissione Sanità in Senato, attualmente impegnata in attività convegnistica nazionale, guarda con preoccupazione alla manovra del Governo che non dà risposte, e alle conseguenze su Ferrara. E declina: «Due sarebbero gli interventi da fare. Il primo, eliminare definitivamente il tetto di spesa per assunzioni del personale nel sistema sanitario nazionale, che reputo il male assoluto, discussione iniziata nella precedente legislatura ma di cui questa maggioranza non parla più. Il secondo, conseguente e strettamente connesso, è il continuo ricorso all’esterno per sopperire alla mancanza di personale, nella fattispecie alle cooperative, come già avviene al Sant’Anna di Cona, per coprire il fabbisogno di professionisti dell’emergenza e non solo. Parliamo di professionisti che, per quanto bravi, non sono inseriti in staff con i colleghi nei reparti e nelle strutture in cui vengono impiegati pochi giorni. E questo penalizza lo svolgersi dei servizi con il rischio della centralità del paziente, perché rende impossibile lavorare in maniera multiprofessionale e multidisciplinare».

In sintesi, secondo Boldrini, «si perdono tempo e risorse, ingenti, che impiegate per servizi ‘tampone’, dovrebbero invece essere spese per strutturare i professionisti assumendoli». Il passo è breve per consolidare la demotivazione dei professionisti del pubblico, «sfiniti da turni massacranti, con possibilità di carriera ridotte, stipendi più bassi d’Europa, che sempre più spesso guardano al privato, se non per motivi economici per recuperare qualità della vita. Col rischio che il privato, che dovrebbe essere complementare al servizio pubblico, andrà a sostituirlo».

Secondo Boldrini, da sempre in prima linea per la medicina territoriale, «di cui la pandemia ha rivelato la necessità e le criticità, se non si interviene cambiando la rotta anche nei bilanci si perderà l’obiettivo cui tendere vanificando il senso del Pnrr, che in sanità prevede la realizzazione di strutture che tengano conto dei bisogni di salute, dell’invecchiamento della popolazione, dell’avanzare di patologie croniche». L’affondo: «Senza una buona programmazione di assunzioni di professionisti, anche la migliore nuova struttura rischia di essere inutilizzata e diventare una cattedrale nel deserto».

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