Politica
8 Dicembre 2022
La consigliera del gruppo misto deposita un'interrogazione sui rapporti tra Naomo e l'ufficio della Questura. Lodi smentisce categoricamente: "E' fantascienza". E annuncia querela

Da Ferraresi sospetti sui rapporti tra Lodi e Digos: “Pressioni per spostare un agente”

di Redazione | 5 min

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Nicola Lodi durante l’ingresso in tribunale nell’udienza del 10 novembre citata nell’interrogazione di Anna Ferraresi

Da un’interrogazione della consigliera del gruppo misto Anna Ferraresi emergono pesanti sospetti – al momento tutti da verificare – sui rapporti tra il vicesindaco Nicola Lodi e la Digos, l’ufficio della Polizia di Stato deputato alla raccolta delle informazioni e alle investigazioni per la prevenzione e la repressione in materia di ordine pubblico e di natura politica.

Ferraresi ha depositato un’interrogazione nella quale, partendo dall’arrivo in tribunale di Lodi il 10 novembre per l’udienza a porte chiuse relativa al processo per concussione sul caso Cidas accompagnato da diversi membri della giunta e da “tre agenti della Digos con la loro presenza costante, per tutta la durata dell’udienza”, lascia anche intendere di essere in possesso di materiale ignoto ai più in merito a presunte pressioni da parte del vicesindaco “che si sarebbe attivato presso il questore per trasferire ad altro ufficio un agente ‘sgradito’”.

“L’udienza in Camera di Consiglio”, scrive Ferraresi, “avrebbe dovuto celebrarsi alla sola presenza del giudice, del pubblico ministero, della parte civile e dell’imputato”, e “secondo le disposizioni in materia anti-Covid l’accesso ai tribunali da parte dei cittadini deve essere motivato da esigenze di giustizia, singolarmente riferibili a coloro che si presentano, non essendo più libero”.

“Non è dato sapere”, prosegue la consigliera del gruppo misto, “se è stata data comunicazione, e se vi è stata autorizzazione da parte dal presidente del tribunale, in ordine all’accesso ed alla presenza di tutti i soggetti sopra indicati, agenti della Digos compresi, ed a quale titolo sia stata consentita la loro presenza”.

Ferraresi inoltre aggiunge come Lodi abbia manifestato pubblicamente “ringraziamenti, amicizie e vicinanza” nei confronti delle forze dell’ordine “ed in particolare nei confronti della Digos di Ferrara, prima su tutte in occasione del concerto itinerante del 4 maggio 2020 che si è tenuto in spregio a tutta la normativa Covid/Lockdown e delle disposizioni dell’allora prefetto, con l’inquietante scorta della Polizia Municipale e di alcune volanti della Polizia”.

A questo si aggiunge il ‘dettaglio’ che “in questi giorni il vicesindaco ha riferito pubblicamente di essere a conoscenza di atti d’ufficio della Digos di Ferrara che avrebbero dovuto rimanere riservati per la loro stessa natura giuridica” — ovvero della redazione per il ministero dell’Interno della Digos sulla vicenda Arquà.

“Questa redazione non è pubblica e non rinvenibile sul sito del ministero”, fa presente Ferraresi. Poi la rivelazione clamorosa: “L’interrogante — la stessa Ferraresi, ndr — ha sporto numerose denunce nei confronti del vicesindaco Nicola Lodi, che hanno determinato la Procura di Ferrara ad aprire plurimi fascicoli ed attivare indagini. Che a seguito delle stesse, la scrivente ha appreso che il sig. Nicola Lodi avrebbe canali di informazione “privilegiati” di atti segreti dell’ufficio”.

Ancora non si sa a cosa faccia riferimento Anna Ferraresi. Ma sembra che qualche asso nella manica sia ancora da giocare: “Non solo, ma ha avuto modo di apprendere che il vicesindaco, unitamente ad altro pubblico ufficiale, si sarebbe attivato presso il questore per trasferire ad altro ufficio un agente ‘sgradito’, dimostrando così di volersi ingerire addirittura sulla formazione dell’organico degli agenti in forza alla Digos”.

Rivelazioni e dichiarazioni che provocano l’ira del vicesindaco che nel corso di una telefonata dall’estero ad estense.com annuncia di aver dato mandato al suo avvocato Carlo Bergamasco di querelare Anna Ferraresi e di essere in fase di scrittura di una nota per il ministro dell’Interno Piantedosi “per dire che questa persona sta mettendo in serio dubbio alcuni aspetti importanti tra le istituzioni, ovvero il Comune e la Polizia di Stato”.

“È assurdo”, dice Lodi, “io non ho fatto spostare alcun agente della Digos, non ho i poteri del ministero dell’Interno. Se ne sono dette di tutte, nego categoricamente. Sono anche curioso di sapere chi è l’agente in questione, anche perché non li conosco tutti. Almeno in forma confidenziale dovrebbe dirlo, anche perché si immagini il questore se riceve un vicesindaco e sposta un suo dipendente così: mi sembra una cosa fantascientifica”.

Sul resto delle ‘imputazioni’ dell’interrogazione della consigliera del gruppo misto, Lodi dice che “il giorno del procedimento in tribunale c’era la giunta in segno di solidarietà e non di intimidazione, non entro nel merito dell’accesso per Covid perché si può entrare, l’accesso non è vietato”, mentre sulla presenza dei tre agenti della Digos “c’è ogni volta che vado in tribunale, sono informati del provvedimento credo dal tribunale. Quel giorno erano in servizio e non sono scortato dalla Digos, quindi presumo che ci fosse un ordine di servizio”.

“Rapporti di amicizia con la Digos le hanno tutte le amministrazioni: ci sono rapporti di lavoro che a volte necessitano di un’interlocuzione urgente su determinati fatti che succedono. Con la Questura si lavora, così come con la Polizia, la Finanza, il colonnello dei Carabinieri: non vedo nessun tipo di rapporti che faccia pensare ad altro”, prosegue il vice di Fabbri, che sui documenti riservati risponde che “certo che li ho perché Cavallari (Barbara, il pubblico ministero ndr) ha incaricato loro delle indagini sul caso Arquà, e alla loro conclusione come parte offesa ho fatto un accesso agli atti e mi è stato inviato tutto il materiale sulle indagini, anche perché sono parte offesa e il Comune si costituirà parte civile quindi i miei avvocati hanno bisogno di visionarli. Ecco perché in questi giorni sto uscendo.

Forse sono atti non divulgabili, ma quello che dico è perché lo leggo. Ecco perché quando si parla di accordi, visto che Ferraresi parla per Arquà, prima si parlava di mandante e ora la parola è sparita, e la seconda cosa che dice è che Arquà parla sempre in singolare e ora la stessa Ferraresi mette nero su bianco che Arquà si voleva dimettere. Non solo, per qualche settimana ha girato con un foglio di dimissioni. Lo scriveva anche nella chat: ‘il mio telefono si è misteriosamente cancellato’, però io ho dato alla pm il mio telefono per aiutare le indagini e viene fuori che Arquà già da tempo diceva di volersi tirare fuori da tutto. Gli atti della Digos parlano molto chiaro, poi è evidente che se incontro qualcuno della Digos per strada dico ciao”.

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