Politica
8 Dicembre 2022
Movimento Rivoluzione Umana e M5S denunciano una "pratica perfettamente legale, ma vogliamo vederci chiaro e vogliamo un cambio di paradigma"

Assunzioni disabili: “Le aziende pagano per avere l’esonero, ma qualcuno controlla?”

di Redazione | 4 min

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“Vogliamo andare su Marte e tornare sulla Luna e non riusciamo ad assumere persone disabili”. Con questo paradosso Paolo Vezzani, consigliere nazionale del Movimento Rivoluzione Umana e Tommaso Mantovani del Movimento 5 Stelle, denunciano una situazione grave: la legge dice infatti che si devono assumere persone con disabilità, ma essendo viste come ‘in mezzo ai piedi’ in contesto lavorativo, molte aziende preferiscono pagare, ed è tutto perfettamente legale.

La riflessione parte dal libro ‘Disabilità e lavoro’ in cui Marco Campanini denuncia questa situazione e riporta, aggiornati al 2020, i dati delle imprese dell’Emilia Romagna e dei contributi dovuti per avere un parziale esonero dall’obbligo di assunzione di persone disabili. La legge 68/1999, aggiornata poi con la legge 151/2015, prevede che per le aziende con più di 15 dipendenti ci sia l’obbligo di assunzione di persone con un certo grado di disabilità, dopo i 35 dipendenti il 7% devono essere persone con disabilità. I datori di lavoro però possono usufruire dell’esonero dall’obbligo di assunzioni versando al fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili, di cui all’art. 13 della legge n. 68/99, il contributo esonerativo.

Come racconta Mantovani, ed è perfettamente legale e previsto dalle leggi citate, “c’è la prassi, da parte delle aziende, di dare una perequazione, un contributo esonerativo, anche di migliaia di euro, per non avere ‘tra i piedi’ persone che hanno un certo grado di disabilità fisica o intellettiva. Scopriamo che la Regione dà questa possibilità, e che con questi soldi ha creato un fondo per l’inserimento lavorativo delle persone disabili, ma paradossalmente non vi sono posti di lavoro per loro. Si parla di circa 30,64 euro al giorno, arrivando a 153 euro al giorno per lavoratore, che si calcolano dal momento dell’invio di un prospetto informativo: ogni azienda che rientra manda un prospetto informativo alla Regione, dichiarando se può o no assumere persone con disabilità, tre sono i motivi per l’esonero: luogo di lavoro insalubre, pericoloso o perché servono altissime competenze specialistiche, quindi si calcola il dato, e che siano sanzioni o un’ammissione da parte dell’azienda, ci sono cifre enormi. Ed è tutto legalissimo”.

“Si vuole capire dove quei soldi vanno a finire – spiega Paolo Vezzani – cosa che nessuno sa. Dalla Regione diranno che li usano per i corsi all’avviamento al lavoro, ma io posso ribattere che è come essere un criceto nella ruota, sai già che quel ragazzo disabile non sarà mai assunto, l’azienda fa il corso alla persona, ma non sarà mai assunto. Oggi si dice che manca personale, ci sono persone che vogliono lavorare ma non vengono assunte. La politica tutta ha fallito”.

Dalle determine regionali si può vedere che le aziende che attuano questa pratica sono molte anche a Ferrara, anche tra le più grandi. L’intento del Movimento 5 stelle è vederci chiaro: “Presenteremo al Comune un’interrogazione per verificare se i controlli vengono fatti. Mi diranno che è competenza dell’Inail, ma abbiamo due garanti per la disabilità, poi vogliamo sentire entrambe le ‘campane’, quindi anche le aziende”, sottolinea Mantovani. Quello che si chiede è un cambio di paradigma: non vedere la persona disabile come un soggetto da tenere ‘parcheggiato’ a casa e a cui dare puro assistenzialismo, ma iniziare a parlare veramente di inclusione.

“È la società che mi rende più disabile – sottolinea Vezzani – ho fatto meno fatica a sconfiggere due tumori che a ritrovarmi nella società, devo gridare per far sapere che ci sono delle problematiche”. “Che contributo possono dare le persone con disabilità? – prosegue Vezzani -. Invitato al G20 di Matera ho detto che saremo noi a traghettare l’Italia fuori dal baratro, perché siamo abituati ad essere resilienti, a vedere il bicchiere non mezzo, ma pieno, abbiamo una visione lunga. Ferrara è stata definita città più accessibile d’Italia, ma non è così: ci sono persone che non riescono ad andare a lavorare, alla scuola De Pisis manca il montascale per andare ai piani superiori, da Porporana devo venire a Ferrara in auto perché le fermate del mezzo pubblico e l’autobus non sono accessibili, per prendere un treno devo contattare la stazione sette giorni prima… Quando ero consigliere la giunta mi ha detto che la disabilità non era nei programmi, spero che nel 2024 qualcuno si prenda questa responsabilità”.

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