Politica
6 Dicembre 2022
Le sedute consiliari non si tengono più dal 7 novembre. Colaicovo (Pd) a Fabbri: "Che abbia finalmente preso atto che i numeri della maggioranza sono diventati talmente esigui da mettere in discussione l’esito di delibere particolarmente importati per il proprio mandato?"

Consiglio immobile. Le opposizioni dal prefetto: “Ci ha assicurato che farà il possibile”

di Redazione | 3 min

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(foto Giori)

Stando a quanto riferito da Francesco Colaiacovo, capogruppo del Pd, il prefetto Rinaldo Argentieri starebbe “istruendo la pratica, facendo tutto quello che è di sua competenza nell’ambito e nei limiti delle funzioni” per far ripartire i lavori del Consiglio comunale.

La notizia arriva nella serata di lunedì 5 dicembre, al termine dell’incontro che le opposizioni, dal Pd al Movimento Cinque Stelle, passando per Ferrara Bene Comune, Azione Civica e Gruppo Misto, hanno avuto a palazzo Giulio d’Este sul tema legato all’immobilismo delle sedute consiliari, che non si tengono più dal 7 novembre.

“La completa paralisi – spiega il capogruppo Pd – che vive l’attività consiliare, dal giorno di pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato sulla reintegrazione della consigliera Arquà, certifica l’incapacità di governo dell’attuale maggioranza e della giunta Fabbri, a dare attuazione a quanto deliberato dalla magistratura amministrativa impedendo di fatto ai gruppi di minoranza di svolgere  compiutamente il proprio diritto di critica costruttiva rispetto alla formulazione di proposte per la buona amministrazione della città”.

Colaiacovo prosegue: “La responsabilità di questa inedita vicenda è completamente in carico al sindaco Alan Fabbri e agli organismi dirigenti della Lega, i quali hanno in piena autonomia scelto i propri candidati e candidate alle elezioni amministrative e i ruoli di responsabilità all’interno del proprio partito: continuare a non rispettare questa sentenza comporta gravi difficoltà e rallentamenti nell’ordinaria attività amministrativa, per la quale si è costretti ad adottare delibere oltre i termini di legge con rischio di illegittimità degli atti conseguenti, come nel caso delle assunzioni di personale attuate nelle more dell’approvazione del bilancio consolidato, così come la delibera di variazione di bilancio assunta dalla giunta su materie specifiche di competenza del Consiglio comunale assunte senza le motivazioni previste dall’art.175 comma 4 del Tuel”.

L’incontro con Argentieri è stato dunque, come si è scritto in precedenza, anche l’occasione per affrontare la richiesta da parte della giunta e della maggioranza di sospendere il reintegro della consigliera Arquà – disposto dalla sentenza del Consiglio di Stato – in quanto “determinerebbe sul prestigio dell’istituzione che rappresentiamo e sull’ordinato e sereno svolgersi dei lavori all’interno del consesso elettivo e delle sue articolazioni”.

“Considerazioni – sottolinea Colaiacovo – che condividiamo e che abbiamo già espresso quando le cronache nazionali hanno raccontato le proposte fatte dal consigliere Solaroli alla collega Ferraresi, di un fantomatico posto di lavoro a condizione che si dimettesse da consigliera, oppure quando i cittadini ferraresi hanno potuto ascoltare in diretta la lettura della mail inviata dal vicesindaco Lodi nella quale si invitava il presidente di Cidas, ad intraprendere azioni nei confronti di un dipendente se si volevano mantenere buone relazioni con l’amministrazione comunale. Con l’unica differenza che nel caso della consigliera Rossella Arquà è già arrivata una sentenza e va rispettata dandone piena attuazione”.

“In seguito al susseguirsi di tali fatti, abbiamo manifestato – aggiunge – fin da subito la preoccupazione circa la serenità nell’esercizio delle proprie funzioni e la libera determinazione del pensiero degli organi istituzionali mediante un esposto inviato al ministero dell’Interno e mediante una interpellanza al sindaco, in cui gli chiedevamo di assumere una posizione esplicita sugli eventi in modo da rasserenare la comunità ferrarese costretta quotidianamente a leggere le invettive tutte interne al gruppo consiliare della Lega: in quell’occasione però, quando non si erano ancora verificate le scissioni del suo partito locale, il sindaco rimase silente, al contrario di ciò che fa oggi ritenendo di intervenire in prima persona”.

Colaicovo conclude con un interrogativo: “Che abbia finalmente preso atto che i numeri della maggioranza sono diventati talmente esigui da mettere in discussione l’esito di delibere particolarmente importati per il proprio mandato?  Ribadiamo con forza che le questioni interne alla maggioranza non possono tenere in ‘ostaggio’ l’esercizio della democrazia della città”.

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