Sanità. L’allarme dei sindacati: “Situazione drammatica, da codice rosso”
Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato il presidente della Regione Stefano Bonaccini: “È inaccettabile la logica che per tenere tutto bisogna ridimensionarsi”
Investire nella sanità, nella medicina e nei servizi territoriali, rivedere il sistema di emergenza-urgenza valorizzare competenze professionali e nuove tecnologie. Sono tra le richieste che Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna hanno avanzato a Stefano Bonaccini, presidente della Regione, in un incontro avuto lunedì mattina a Bologna nel quale hanno esposto le tante criticità del sistema sanitario emiliano-romagnolo, presenti e future.
“La sanità in Emilia Romagna sta vivendo una situazione drammatica, da codice rosso – osserva il segretario generale UIL Emilia-Romagna, Giuliano Zignani -. Al netto delle mancate risorse, peraltro fondamentali, per ripianare i costi della pandemia, l’Emilia-Romagna necessità ora di una riforma piena del ‘suo’ sistema sanitario. Sistema che, sottolineo, deve assolutamente rimanere pubblico. Medici, infermieri, oss: il loro impegno, il loro sforzo è massimo, ma non basta. Occorre che la Regione Emilia-Romagna, in accordo con le parti sociali, intervenga a dare nuovo slancio alla nostra sanità che è un’eccellenza internazionale”.
“Alla luce delle preoccupazioni consegnate dalle politiche nazionali sulla sanità pubblica – sottolinea il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna Massimo Bussandri -, abbiamo bisogno di ricalibrare l’azione anche a livello regionale, perché è inaccettabile la logica che per tenere tutto bisogna ridimensionarsi. Al contrario, serve un rilancio del perimetro pubblico e assunzioni del personale. Siamo tra le regioni più esposte avendo la più forte sanità pubblica. Ora più che mai serve fare massa critica comune con tutti i soggetti in campo a livello territoriale per arginare questa deriva pericolosa”.
Per il segretario generale della Cisl Emilia Romagna, Filippo Pieri, “la situazione presenta delle evidenti criticità a cui occorre rimediare al più presto. Ad esempio, necessita un intervento immediato per sopperire alle gravissime carenze che riguardano i medici di medicina generale, gli specialisti dei pronto soccorso, gli anestesisti, spesso causate o aggravate dalla cattiva programmazione dei fabbisogni. Così com’è del tutto evidente che serva una maggiore programmazione integrata dei servizi tra aziende sanitarie e Comuni, e ciò per coordinare i servizi sanitari con quelli sociali, indispensabili soprattutto per le persone anziane e le loro famiglie”.