Cronaca
25 Novembre 2022
In Corte d'Assise a Cosenza sentito dopo tanti anni l'autista del camion che investì il calciatore argentano. Ma un suo collega racconta una verità diversa di quella sera del 1989

Processo Bergamini. Le incongruenze della nuova testimonianza di Pisano

di Redazione | 4 min

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di Stefania Scarfò

Testimonianze chiave in aula in Corte d’Assise a Cosenza nell’ambito del processo sulla morte di Denis Bergamini. A 33 anni di distanza è toccato a Raffaele Pisano ricostruire la dinamica dell’incidente, o presunto tale.

L’uomo, oggi quasi 85enne, la sera del 18 novembre 1989 guidava il camion che partito da Rosarno e diretto a Milano, investì Bergamini lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico. Pisano racconta di un uomo sul ciglio della strada, fermo al fianco dello sportello di un’auto parcheggiata nella piazzola e che ha attraversato di corsa, con un repentino “scatto di reni” nel momento in cui il suo camion si è avvicinato tanto da non poterlo più evitare. Pisano descrive l’impatto con il corpo, centrato in pieno a suo dire e trascinato per 6-8 metri ma non sormontato completamente.

Tre le novità, mai venute fuori nelle precedenti quattro occasioni in cui l’uomo venne ascoltato in precedenza: la prima la sera stessa del sinistro dai carabinieri, la seconda a pochi giorni di distanza, il 6 dicembre 1989 dal pm di turno, quindi nel 1991 nel corso del processo a suo carico con l’accusa di omicidio colposo (conclusosi con l’assoluzione), infine nel 2011 dalla Procura di Castrovillari. Occasioni nelle quali sono state fornite versioni discordanti, sulle qual l’uomo è stato chiamato a fare chiarezza.

Rispondendo alle domande del Procuratore della Repubblica di Castrovillari D’Alessio, Pisano ha oggi parlato in aula di un trascinamento del corpo del calciatore di circa 6-8 mentre nelle deposizioni precedenti aveva parlato prima di 50metri, quindi di 27-28, infine di 30-35 metri.

Altra novità introdotta e della quale non aveva mai fatto parola, le dichiarazioni a lui fatte da Isabella Internò, che subito dopo l’investimento bussò alla cabina del camion e gli disse “Mio Dio, mio Dio. Mi ha detto che se non lo avessi seguito in Grecia si sarebbe buttato sotto il primo camion”, parole che l’uomo non aveva mai riferito. Infine, per la prima volta in aula Pisano afferma di esser stato fermato a un posto di controllo prima dell’investimento e che i carabinieri che intervennero poi sul luogo dell’incidente, erano proprio gli stessi che lo avevano fermato poco prima. Incongruenze e contraddizioni nelle sue affermazione che hanno indotto l’avvocato di parte civile Fabio Anselmo a chiedere alla Corte la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza e calunnia.

Dopo Pisano è toccato a Francesco Forte, anche lui autista di camion che quella sera transitava lungo la statale 106. Solo dopo anni, spinto dal suo avvocato e dopo aver vinto la paura che lo aveva tenuto in silenzio, Forte ha deciso di raccontare quanto vide quella sera. In una telefonata a Donata Bergamini del 24.11.2013 (ascoltata oggi in aula) l’uomo racconta una versione dei fatti che smentisce la tesi di Pisano. L’uomo viaggiava dietro il camion di Pisano e si fermò dopo lo stesso autotrasportatore di Rosarno per capire cosa fosse successo. Incamminandosi verso la cabina di guida di Pisano, ha ricordato di essere inciampato nelle gambe di Bergamini che sporgevano da sotto il camion con corpo che era posizionato all’altezza dell’asse del camion, tra le ruote, quindi completamente sormontato dallo stesso mezzo pesante.

Avvicinatosi a Pisano, Forte aprì la cabina del camion e ascoltò l’autotrasportatore affermare “Non l’ho visto, non l’ho visto, non ho potuto evitarlo, era già a terra”. Quindi, sentendo delle urla provenire dalla parte opposta della strada attraversò e si trovò davanti a una donna in stato di shock e in preda a un pianto compulsivo, al suo fianco due uomini. Ai tre Forte chiese se fossero o meno parenti della vittima ma i due uomini risposero seccamente di no quindi “caricarono la donna in auto e partirono in direzione sud”.

“Udienza fondamentale a sostegno dell’accusa, siamo molto soddisfatti come parti civili”, è il commento degli avvocati Fabio Anselmo e Alessandra Pisa, che assistono la famiglia di Bergamini. “Pisano è stato costretto a mentire, in difficoltà sulle ricostruzioni fantasiose e contraddittorie riguardo al tuffo, che da una parte nega e dall’altra descrive. È importantissimo che abbia tentato di appiattirsi sulla ricostruzione di Isabella Internò, quindi sul tuffo, che è stato irrimediabilmente smentito dagli accertamenti tecnici eseguiti nel corso del processo. Questo è un successo per l’accusa”.

 

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