Goro
5 Novembre 2022
L'ex parroco di Goro assolto dall'accusa di aver calunniato due fratelli indicandoli come coinvolti nell'omicidio del 18enne di 34 anni fa

Willy Branchi. Cadono in appello le accuse contro don Bruscagin

di Redazione | 1 min

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Condannato in primo grado per calunnia nei confronti dei fratelli Alfredo e Francesco Gianella; assolto in appello perché il fatto non sussiste. I giudici felsinei fanno cadere le accuse nei confronti di don Tiziano Bruscagin, parroco di Goro nel 1988, quando venne brutalmente ucciso il 18enne Willy Branchi in circostanze che ormai da 34 anni attendono di essere chiarite.

Il prete venne accusato dalla procura di Ferrara di aver calunniato i due fratelli, affermando che fossero coinvolti insieme al padre Ido proprio nell’omicidio di Willy. Dopodiché si chiuse nel silenzio, senza mai dare spiegazioni sul perché avesse inizialmente fatto quei nomi, se non quella di aver semplicemente raccolto voci di paese, senza rivelarne la fonte.

A Ferrara, in abbreviato, il don venne condannato a un anno e mezzo di reclusione, con sospensione della pena. L’appello avanzato dai suoi legali, gli avvocati Milena Catozzi e Marcello Rambaldi, ha invece ribaltato la sentenza. Anche la procura generale aveva chiesto l’assoluzione del prete.

Bruscagin era stato inizialmente indagato anche per un’ipotesi alternativa, ovvero aver reso false informazioni al pubblico ministero, sempre in merito alle “voci” sul coinvolgimento dei Gianella, danneggiando così l’indagine.

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