Spettacoli
4 Novembre 2022
“Fuga in me minore” è lo spettacolo che ha aperto, giovedì sera (ma in replica anche il 4 e 5 novembre) la stagione “Le magnifiche utopie” della compagnia Teatro Nucleo

Note intrecciate a parole, la partitura dei sentimenti in scena al Cortazar

di Redazione | 3 min

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Un’intensa immagine di Veronica Ragusa in Fuga in me minore

di Michele Govoni

Ruota attorno ai significati delle parole chiave della fuga musicale, associando e dissociando amore e poesia, amore e follia, in una condensazione teatrale, musicale e poetica che lascia sconvolti ed estasiati, “Fuga in me minore”, spettacolo che ha aperto, giovedì sera (ma in replica anche venerdì 4 e sabato 5 novembre ore 19) la stagione 2022/2023 “Le magnifiche utopie” presso il Teatro Cortazar della compagnia Teatro Nucleo.

In poco meno di un’ora di intensa messa in scena, lo spettacolo rappresenta le screziature sulla tela bianca di ogni storia d’amore, prendendo a modello quella lacerante e tragicamente nuda di Paul Verlaine e Arthur Rimbaud.

In una scena caratterizzata da un grande “totem” in tubi d’acciaio e una sedia, si muove l’attrice Veronica Ragusa che dello spettacolo è anche, con Marco Luciano, cui è affidata la regia, autrice.

Il pubblico è introdotto alle tre fasi della fuga in ambito musicale, composta da Esposizione, Divertimenti, Stretto il tutto messo non solo in relazione con la vicenda amorosa tra i due poeti francesi, ma, più in generale, con le vicende e i rapporti (non solo amorosi) di tutti noi.

E’ la stessa attrice a farsi narratrice delle vicende, ma anche interprete dei sentimenti affidati alle parole di una canzone interpretata a cappella o di una narrazione che assume le candide note di una fiaba per bambini. La stessa attrice che, un istante dopo, sembra ripercorrere una partitura immaginaria che al posto delle note ha parole, nomi di località da visitare, gesti che mimano una realtà composita, ricca, anche di solitudine. Ma si fa anche manichino, vestendosi di quelle stesse metalliche componenti, per imitare ciò che è stereotipo, modello, cliché e variarne i lineamenti.

Si nota qui una volontà di decostruire e ricostruire il reale, talora assumendo i connotati e i comportamenti del nostro partner, talaltra ripetendone parole, gesti, memorie, ma, ancora, differenziandosi e distaccandosi (anche in maniera decisa) da quegli stessi canoni troppo stretti per essere accettati.

Veronica Ragusa è camaleontica nel mescolare qualità attoriali e canore, il tutto rivestito da mimica e gesti circensi. Tiene perfettamente la scena per quasi un’ora di spettacolo, abbigliata dei costumi trasformativi studiati da Maria Ziosi e passa dal giocoso al drammatico con una facilità che annulla i contrasti restituendoci spaccati di esistenza che sembrano passare dalla pagina scritta alla rappresentazione in modo naturalmente unico.

Merito anche della bella regia di Marco Luciano che sa declinare in modo personale i diversi aspetti narrativi e di rappresentazione, strizzando anche l’occhio alla narrazione amorosa, ma senza mai scadere nel patetico o nel preconfezionato; il regista guida, così, brillantemente uno spettacolo che sa di sperimentazione, ma che coinvolge tecnica comunicativa e narrativa, tanto da offrirci un risultato più che unico.

Una splendida scoperta questa “Fuga in me minore” che spinge lo spettatore in un contesto di lettura scenica che va oltre la semplice fruizione, coinvolgendo tutti i sensi e turbandone le certezze.

Ciò che rimane è la sensazione che ciò che ci viene raccontato sia in parte anche nostro. Tutti noi, infatti, abbiamo amato, ci siamo scomposti e ricomposti per uno o più amori, abbiamo cantato e ci siamo fatti poesia vivente, abbiamo litigato e ci siamo disperati per la mancanza di una comunicazione (un senso vuoto di fisarmonica che respira senza emettere suoni) il tutto in una partitura sempre differente che però ripercorre i medesimi schemi.

“Fuga in me minore” è anche questo: universalizzare, decostruendo e ricostruendo, vicende umane comuni e meno comuni in una partitura geometrica di note e parole, di gesti e mimica, di narrazione e intarsi teatrali. Uno spettacolo da godere tutto d’un fiato in poco meno di un’ora di straordinaria messa in scena.

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