“La morte del reo avvenuta prima della condanna, estingue il reato”. Così recita l’articolo 150 del codice penale italiano, e così è avvenuto nel caso di Dino Di Cosimo, 54 anni, deceduto prima che si aprisse il processo che lo vedeva imputato di violenza sessuale.
L’uomo si è spento a causa di una malattia nel mese di agosto.
Il processo era quello relativo alla vicenda di una donna che già alcuni anni fa aveva accusato Di Cosimo di averla violentata (i fatti sono relativi al 10-11 gennaio 2017, come vendetta, questa l’accusa, di una precedente condanna per stalking discesa dalla denuncia della stessa vittima), ma non venne creduta dalla procura di Ferrara, che archiviò il caso.
Il provvedimento non venne però correttamente notificato alla parte offesa, e l’avvocato Alberto Bova innestò su questo una richiesta di opposizione all’archiviazione, che trovò concorde anche il nuovo pm titolare del caso, Fabrizio Valloni. Il gip Danilo Russo rinviò l’uomo a giudizio. L’imputato era difeso dall’avvocata Cecilia Bandiera.
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