Bullizzato e aggredito su un autobus: denunciati due minori
Un normale viaggio in autobus verso la scuola si è trasformato in un episodio di violenza e prepotenza. È accaduto la mattina del 28 ottobre scorso a Ferrara
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Perché Michele Cazzanti aveva un regolare porto d’armi, una Glock e moltissime munizioni? È una domanda piuttosto ricorrente quando si parla dell’omicidio di piazzetta Schiatti, perché il 56enne autore reo confesso dell’assassinio del collega Roberto Gregnanini era da tempo in cura psichiatrica, avendo manifestato turbe persecutorie.
La risposta potrebbe risiedere in un grande, piccolo cortocircuito burocratico-istituzionale.
È legittimo chiedersi come sia stato possibile fargli conseguire il porto d’armi, sia pure per uso sportivo, stante il fatto che almeno a partire dal 2015 e probabilmente fino al maggio del 2020, Cazzanti era sotto terapia farmacologica con il Solian per curare i suoi disturbi, consistenti in ‘manie di persecuzione’, le stesse che sembrano essere alla base del tragico omicidio.
Una terapia che non è dato sapere quanto fosse seguita con continuità e che sicuramente sospendeva periodicamente perché gli provocava alcune disfunzioni fisiologiche. Una terapia che aveva ormai smesso di seguire quando ha ucciso Roberto Gregnanini.
Il 23 luglio del 2020, a quanto risulta, il 56enne chiese al suo medico di base una certificazione medica anamnestica per ottenere il rilascio di un porto d’armi a uso sportivo. Il medico indicò nell’atto i suoi pregressi psichiatrici e chiese una visita specialistica al servizio pubblico per idoneità al porto d’armi stante il pregresso uso di psicofarmaci.
E in questa visita sembra risiedere l’origine del cortocircuito, ma ovviamente spetta agli inquirenti ogni valutazione del caso. Questo perché il referto di ‘dimissione’ di Cazzanti non contiene giudizi sull’idoneità all’uso delle armi – non era lo scopo della visita ha detto lo specialista agli inquirenti, anche se il quesito diagnostico risulta indicare ‘rilascio porto d’armi’ – ma solo sulla necessità o meno di presa in carico e d’introduzione di una terapia farmacologica, per entrambi i casi con risposta negativa.
Di fatto, dunque, Cazzanti, per errore umano o per mancanze nel processo di controlli per il rilascio, è apparso idoneo al sistema per ottenere un regolare possesso di un’arma, il cui porto gli è stato ritirato dal questore quando ormai la tragedia si era già consumata.
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