Politica
27 Settembre 2022
La percentuale più bassa della provincia proprio nella città amministrata da Alan Fabbri

FdI primo partito a Ferrara, dove la Lega perde più che altrove

di Redazione | 2 min

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Alberto Balboni (FdI)

Se il Partito democratico deve fare una profonda riflessione a livello nazionale (forse anche una rifondazione), a Ferrara la Lega si deve leccare le ferite per tutti i voti che ha perso.

Con il voto del 25 settembre Fratelli d’Italia diventa il primo partito nel comune di Ferrara. Ai meloniani va il 26,25% dei 74.353 elettori che si sono recati alle urne (il 73,10% del totale).

Il Partito democratico sotto il Castello regge l’urto, rimanendo alle spalle di FdI di un punto con il 25,96%. In questo dualismo i dem si devono accontentare di un piccolo risultato: la candidata Paola Boldrini all’uninominale per la Camera ha guadagnato 997 preferenze personali, contro le 901 del vincente Mauro Malaguti.

Terzo partito, a sorpresa, è il M5S con l’8,99, percentuale inferiore rispetto al risultato del candidato Andrea Zerbini (per lui 369 preferenze personali), che raggiunge il 9,14. Così come Azione e Italia Viva che si fermano all’8,82 contro il 9,12 di Francesco Badia (471 preferenze).

La Lega, al governo della città, è solo quinta, con appena l’8,8%, la percentuale più bassa tra tutti i comuni del territorio.

Seguono in questa speciale classifica Forza Italia con il 5,39, Alleanza Verdi e Sinistra Italiana con il 5,03, +Europa con il 3,8, Unione popolare con l’1,08 (un centesimo in meno della candidata ferrarese Stefania Soriani – per lei 43 preferenze -) e Noi Moderati con lo 0,77.

A livello provinciale il risultato di FdI è ancora più eclatante, con un sonoro 30,29%, che distacca di quasi 7 punti il Pd (23,77). Qui la Lega non fa la figuraccia di Ferrara, ottenendo un pur misero 10,36%.

Seguono M5S all’8,52%, Azione e Italia viva al 7,07, Forza Italia al 6,47, Avs al 3,49, +Europa al 2,81, Unione popolare all’1 e Noi moderati allo 0,60.

Alle precedenti politiche del marzo 2018, quando si recò alle urne il 79,44% degli aventi diritto, la Lega poteva fregiarsi del 23,74% dei voti, anche se rimaneva secondo partito dopo il Pd a 25,09.

Terzo partito era il M5S con il 22,75. Seguivano, a debita distanza, Forza Italia al 10,73, Liberi e Uguali al 4,27, +Europa al 4,23, FdI al 3,71.

Per capire il crollo verticale della Lega a Ferrara si può azzardare anche un confronto con le elezioni comunali che nel 2019 proclamarono Alan Fabbri sindaco. Allora il Carroccio conquistò il 30,94% del 71,50% degli elettori. Il Pd solo il 21,82. Terza forza era Ferrara Cambia (collegata comunque a Fabbri e alla Lega con l’8,32.

Venivano poi in successione decrescente il M5S con il 7,07, Forza Italia con Sgarbi Rinascimento al 4,47, FdI al 4,14 e le liste collegate alo sfidante Aldo Modonesi.

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