Aveva ragione lo studioso ferrarese Fausto Bassini, anche l’appello lo conferma: porzioni del libro “Leonarda Cianciulli. La Saponificatrice: nuove indagini e rivelazioni sul mostro di Correggio”, pubblicato da Armando Editore di Roma, firmato a quattro mani da Fabio Sanvitale, giornalista pubblicista, e dal criminologo Vincenzo Mastronardi costituiva un plagio della sua opera inedita ma depositata alla Siae (“Libro sulla storia biografica e giudiziaria di Leonarda Cianciulli in Pansardi, detta saponificatrice di Correggio’).
A dargli ragione per la prima volta fu, nel luglio del 2018, il tribunale penale di Viterbo, che condannò Sanvitale – unico imputato e al quale l’opera di Bassini era nota perché avevano collaborato proprio per la realizzazione di un libro sulla vicenda – alla pena di tre mesi di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno subìto da Bassini da liquidarsi in sede civile.
Lo stesso Sanvitale ha fatto ricorso in appello, ma i giudici di secondo grado, pur dichiarando il non doversi procedere per intervenuta prescrizione, hanno confermato le statuizioni civili di primo grado riconoscendo che “il confronto tra l’opera depositata dal Bassini e quella pubblicata da Sanvitale-Mastronardi per i tipi della “Armando Editore” recide qualsiasi dubbio. […] Non si riscontra soltanto un grado di analogie e di affinità tale da far ritenere utilizzata la creatività e la soggettività espresse dal Bassini, ma si rileva una vera e propria integrale copiatura di interi brani […], senza che sia riscontrabile un apporto individuale recato dal Sanvitale e dal Mastronardi, così dovendosi escludere ogni carattere di creatività, di originalità e di novità della seconda opera”.
“Al termine di una battaglia giudiziaria lunga ben undici anni, questa è la vittoria di tre valenti professionisti – dichiara Bassini -: l’avvocato Marco Fornaciari del foro di Reggio Emilia (figlio di Piero Fornaciari, legale di parte civile nel clamoroso processo Cianciulli del 1946) che mi ha seguito sin dalle prime fasi di questa vicenda; e gli avvocati Carla Gelsomini ed Edoardo Maria Manni del foro di Viterbo che sono stati al mio fianco nella fase dibattimentale e che lo saranno in quella di liquidazione dei danni. Ed è la vittoria di uno studioso e persona perbene su un certo modo di intendere la criminologia, purtroppo talora radicatosi anche nell’università italiana, che antepone la spettacolarità al protocollo scientifico, la scrittura vuota di sapere alla ricerca di qualità, la mistificazione alla verità, la protervia all’etica”.
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