Politica
22 Luglio 2022
Le voci dei politici ferraresi, da destra a sinistra, sulla crisi di governo di Palazzo Chigi

Crisi del governo Draghi. Preoccupazioni e gioie

di Redazione | 5 min

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Sono giorni che il vicesindaco Nicola Naomo Lodi continua a chiedere sulla propria pagina Facebook a Diego Marescotti di esibire il proprio casellario giudiziale. Marescotti, 39 anni, è candidato al consiglio comunale nella lista del Partito democratico. Dalle insinuazioni di Lodi si poteva desumere che il dem avesse qualcosa da nascondere del suo passato giudiziario

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“I Fratelli d’Italia di Ferrara governano nella nostra città e si candidano a governare ancora – denuncia Zamorani -. Da loro ci si aspetterebbe quanto meno il rispetto delle regole che governano l’epicentro del momento democratico, quello elettorale. Lo stesso per il sindaco”

“Con le dimissioni di Mario Draghi, l’Italia resta ufficialmente senza un governo a guidare il Paese”. Tra i primi politici ferraresi a commentare la crisi di Palazzo Chigi è Marcella Zappaterra.

“Non abbiamo ancora superato una pandemia, siamo nel mezzo di una guerra feroce che colpisce il cuore dell’Europa e di una crisi energetica pesantissima che minaccia imprese e famiglie – fa presente la capogruppo del Partito democratico in Regione -. Ora assistiamo a una crisi politica che è nata e cresciuta solo in Parlamento. Gli Italiani sono meglio di questo, il Partito Democratico è meglio di questo”.

Ora Zappaterra guarda alle elezioni politiche di settembre-ottobre e invita ad affrontarle “con questa consapevolezza: che c’è chi cura gli interessi generali del Paese e chi intende curare solo il proprio tornaconto. In Parlamento dovrebbero stare solo coloro che vogliono rappresentare le cittadine e i cittadini, non politici vanagloriosi e disinteressati al bene comune”.

Per Luigi Marattin di Italia Viva “questo governo, che in poco più di 1 anno ha speso 33 miliardi di euro per alleviare il costo delle bollette su famiglie e imprese, è un governo che ci ha portato fuori dalla pandemia, che ha impostato il Pnrr”. Il deputato si chiede “se noi politici ci stiamo veramente rendendo conto di quello che stiamo facendo, perché è da qualche anno che una situazione precaria, economicamente parlando, come quella dell’Italia, con un debito pubblico e una crescita della produttività così bassa, ha dimostrato di far fatica ad affrontare i nodi strutturali che hanno determinato un declino che ormai continua da molti decenni”.

“E’ qualche anno che si dice ‘se va tutto a ramengo, c’è Mario Draghi’, perchè ha avuto i ruoli più autorevoli nel mondo – continua il renziano -. Quello che stiamo facendo in questi minuti è giocarci anche quest’ultima carta, in maniera definitiva. Mi sto rendendo conto che dopo questa non c’è nessun’altra rete di sicurezza per questo Paese, soprattutto alla vigilia della riunione della Bce che per la prima volta dopo 10 anni alza i tassi e che 20 giorni fa, dopo 7 anni, ha smesso di comprare titoli di Stato”.

“Non è un rischio – precisa Marattin -, è una certezza, se il governo cade, che tutto il lavoro fatto fino ad adesso viene buttato via. Viene buttato via anche il lavoro sulla legge sulla concorrenza che è un obiettivo del Pnrr, sul codice degli appalti, sulla giustizia tributaria e qualche decina di altre cose. Oggi vengono prese due decisioni importanti a livello europeo: si capisce se il gasdotto Nord Strem 1 continua a funzionare o meno, inoltre, come già detto, la Bce dopo 10 anni alza i tassi e dopo 7 anni ha smesso di comprare titoli di Stato”.

Le questioni rimproverate a Draghi “fanno parte del patto che il Parlamento Italiano ha preso un anno fa con l’Europa in sede di attuazione del Pnrr – chiarisce e chiosa Marattin -. Quindi la classe politica ha veramente capito cos’è il Pnrr? Seconda cosa: qualcuno ha detto ‘ci hai fatto arrabbiare perché non fai lo scostamento’. Ma qualcuno è andato a leggere l’articolo 7 della legge 243 del 2012 della Repubblica Italiana che regola gli scostamenti di bilancio? Dice chiaramente quando gli scostamenti sono possibili: o in casi di grave recessione o in casi di calamità naturale. Ora, quest’anno il Pil crescerà del 3%, è vero che ci sono gravi rischi sul futuro ma di calamità naturali non ce ne sono. La classe politica ha capito o no che se perdiamo anche la carta di Mario Draghi non abbiamo più nessuna rete di protezione di fronte ai mesi che ci aspettano?”.

Secondo Vittorio Sgarbi, deputato alla Camera e leader di Rinascimento, Mario Draghi sarà alle elezioni politiche il candidato premier del Centrosinistra.

“Nasce – spiega Sgarbi – il partito di Draghi senza Draghi. Il dramma dell’area governativa di Forza Italia rivela che, intorno a Draghi, che verra indicato dal Centrosinistra come candidato premier senza iscriverlo in nessuna lista, si creerà un partito di nostalgici che ne chiederanno il ritorno nel prossimo governo con un definito peso politico”.

“Lo stesso Draghi – aggiunge Sgarbi – ha provocato questo effetto chiedendo di far votare la sola mozione Casini ispirata dalla Sinistra. In tal modo ha coalizzato un centro che appoggerà e si appoggerà alla Sinistra e ai ‘responsabili’”. Secondo il leader di “Rinascimento” in questo modo “il cosiddetto campo largo sara sostituito da un campo “per Draghi” composto da Calenda, Renzi, Tabacci, Brugnaro, Toti, Di Maio, che chiederanno consensi in suo nome. A questi si aggiungeranno Gelmini e Brunetta. Quest’area non è “di” Sinistra ma è “con” la sinistra, nel nome di Draghi”.

Per Sgarbi “nessun dubbio che Draghi abbia consapevolmente e indirettamente favorito questo agglomerato, mentre la Lega e Forza Italia, che avrebbero semplicemente votato una mozione per escludere dal Governo i 5 Stelle (peraltro in gran parte riciclati da Di Maio) si sono trovati, quasi inevitabilmente, sospinti verso la Meloni, prefigurando il nuovo bipolarismo: Meloni contro Draghi”.

Tra i sindaci che hanno firmato l’appello a Draghi si alza la voce di Dario Bernardi di Portomaggiore: “Sembravamo quasi un paese normale, con un governo di unità nazionale in un momento storico così difficile; con il caro energia, la carenza di gas, la pandemia ancora non conclusa”.

“Assieme a migliaia di Sindaci ho firmato un appello perchè il Governo Draghi continuasse il suo lavoro, dando stabilità, affrontando la manovra di bilancio di fine anno per poi andare a elezioni nei tempi dovuti – ricorda Bernardi -. Già, perchè non è (come dice qualcuno) che “non ci fanno votare”; si sarebbe votato semplicemente qualche mese dopo, concludendo la durata normale della legislatura. Invece l’irresponsabilità e l’egoismo politico hanno prevalso ancora una volta, lasciando come sempre i cittadini a pagare il prezzo di questa incertezza; e qualcuno esulta perchè “finalmente” si vota! Qualche mese prima del dovuto. Con tutto quel che sta capitando, con lo spread che sale, complimenti: davvero un bel risultato per cittadini e imprese”.

Di tutt’altro umore è Alessandro Balboni, assessore in Comune a Ferrara per Fratelli d’Italia: “Oggi andrà in scena l’atto finale di questa crisi di governo che, speriamo, ci condurrà presto alle urne. Francamente non è la caduta della maggioranza di governo a lasciarmi stupito, piuttosto come abbia fatto questa sceneggiata a durare fino a ieri. Ridiamo la parola agli italiani, noi siamo pronti!”.

Per i Cinque Stelle c’è il consigliere comunale Tommaso Mantovani, che gioisce: “Per i mancati calmieri agli aumenti di gas ed energia, per la melina sul salario minimo, per il boicottaggio a superbonus e reddito di cittadinanza… caro Draghi, ciaone!”.

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