Attualità
8 Luglio 2022
I sindacati della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil denunciano la situazione e chiedono risposte alla Direzione: "Gravi ripercussioni su dipendenti e utenti"

Personale ridotto all’osso e “bolle Covid”, situazione esplosiva all’ospedale di Cona

di Redazione | 5 min

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Una grave carenza di personale che si ripercuote non solo sul carico di lavoro dei dipendenti, con reparti ai minimi di servizio e in alcuni gravi casi anche sotto ai minimi, ma anche sui tempi di attesa per gli utenti. Problemi all’interno dell’ospedale di Cona che i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, avevano pronosticato già a gennaio. Aggravati ora dalla situazione di incertezza determinata dall’immissione delle “Covid room” all’interno dei reparti di degenza “Covid free”, che ha trovato gli operatori impreparati anche per carenza di comunicazioni e indicazioni dalla dirigenza.

Sembra essere proprio una situazione esplosiva quella descritta dai segretari provinciali delle tre sigle sindacali, con l’ospedale di Cona che, tra personale ridotto all’osso e impennata dei contagi Covid (anche tra i dipendenti), è costretto a fare i salti mortali. E con un piano assunzioni centellinato e giudicato inadeguato per far fronte alle esigenze, dato che secondo i sindacati si dovrebbero “assumere 250 unità di personale del comparto oltre alle assunzioni di personale medico necessarie a garantire soprattutto il servizio di Emergenza Urgenza”.

Così i rappresentanti della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil (Francesca Chierici, Kevin Ponzuoli e Leonardo Uba) ricordano alla direzione dell’ospedale che nel corso degli ultimi incontri sindacali erano state più volte sollevate perplessità sulla chiusura dei 24 posti letto del reparto MIO2 e del reparto della chirurgia interdipartimentale alla luce dell’incremento costante dei contagi Covid. Un’operazione per recuperare personale che non ha dato i risultati sperati dall’Azienda Ospedaliera, “sia perché il personale recuperato non ha colmato la grave mancanza di operatori negli altri reparti, sia perché a seguito di una ondata Covid (ma anche un aumento dei ricoveri provocato per esempio da ondate di calore) non saremmo riusciti a fronteggiare la richiesta di posti letto”.

Da una semplice ricognizione dei sindacati fra i reparti, in una sola mattina, sono state rilevate numerosissime criticità: in pronto soccorso tempi d’attesa del posto letto anche di oltre 25 pazienti per più di 72 ore, in Malattie Infettive infermieri che coprono con prestazioni aggiuntive la maggioranza dei turni con orario di lavoro dalle 7 alle 19 (12 ore al giorno invece di 7), così come in Medicina d’Urgenza le prestazioni aggiuntive coprono il 25% dei turni della settimana. Senza contare che “nei reparti i coordinatori coprono i turni sostituendosi ai propri collaboratori” e che “in Cardiologia da due settimane al pomeriggio risulta un infermiere in meno a turno” e altre criticità ancora.

“Ci risulta – aggiungono i re sindacalisti – che gli operatori vengano spostati da un reparto all’altro anche durante il turno di lavoro. Tutto questo avviene, ci teniamo a precisarlo, non per coprire assenza improvvise. Il personale in forza in questo momento all’interno dell’Azienda non è più in grado di garantire la tenuta di servizi e dei reparti e a coprire le assenze programmate già da mesi. A questo si aggiungono anche le assenze per malattia Covid degli operatori. La dotazione organica che ci è stata fornita dall’azienda rispetto al dipartimento medico (unico dato fornito dall’Azienda) difetta di 13 unità infermieristiche e 6 Oss. Abbiamo ribadito più volte che l’Azienda ci porta dati che non sono compatibili con le effettive presenze di reparti, poiché non conteggiate le postazioni di lavoro scoperte da assenze lunghe per malattie e gravidanze, e da posti vacanti a seguito di pensionamenti e dimissioni. Il dato fornito dall’Azienda di ore di straordinario e di straordinario in pronta disponibilità proiettato a fine anno risulterà il triplo dell’anno 2021, lo stesso ci risulta essere quello delle prestazioni aggiuntive: il triplo rispetto a quello dello scorso anno”.

L’altro tasto dolente, come accennato, è quello delle modalità di immissione delle “Covid room” all’interno dei reparti di degenza “Covid free”. “Dopo diverse richieste da parte nostra rispetto alla gestione dei pazienti Covid e alla gestione dei posti letto – riferiscono i sindacati – l’Azienda ha pensato di inserire i pazienti positivi in reparti “puliti” senza alcuna comunicazione ufficiale ai dipendenti e ai coordinatori, nonostante le disposizioni della Determinazione regionale n. 4338 sia datata 9 marzo 2022. Nella giornata di domenica 26 giugno dal pronto soccorso sono stati ricoverati dei pazienti positivi al Covid nei reparti di degenza. In quella giornata festiva, con la mancanza dei coordinatori nei reparti, gli operatori attivati solamente da un contatto telefonico su indicazione della direzione medica si sono visti arrivare: nel reparto di Geriatria 6 pazienti Covid+, in Medicina d’Urgenza 6 pazienti Covid+ e 3 pazienti in isolamento, in MIO1 2 pazienti Covid+, – in Medicina 2 pazienti Covid+, in Ortopedia 2 pazienti Covid+. Non è stata data da parte della Direzione alcuna indicazione preventiva sui locali per la zona filtro: i dipendenti sono costretti ad effettuare la delicatissima operazione di vestizione e svestizione per l’utilizzo dei Dpi in una zona del corridoio delimitata solamente da un separé di fortuna e con libero accesso a chiunque transiti per il reparto. L’istruzione operativa è stata resa nota il giorno 27 giugno per essere poi, dopo alcune ore, ritirata per rettifica. La versione definitiva è stata fornita solo alcuni giorni dopo senza prevedere un aumento di personale per la gestione dei pazienti positivi che fino ad oggi stanno aumentando vertiginosamente”.

Ancora una volta, dunque, le tre sigle sindacali di categoria chiedono, per quello che sta accadendo in questo momento, “come il personale delle attuali dotazioni organiche dei reparti Covid free possa gestire l’ulteriore inserimento delle “Covid room”, a quali necessità cliniche dovranno far fronte gli operatori (pazienti asintomatici positivi o con problematiche anche a livello polmonare), di quale strumentazioni aggiuntive avranno bisogno quei pazienti, quale personale andrà ad integrare gli organici dei reparti che ospiteranno le “bolle”, in quali aree dedicate verranno collocati i pazienti Covid+, come saranno predisposti i locali e le zone filtro, il numero massimo di pazienti Covid+ da destinare alle varie unità operative, le unità operative coinvolte, come e se cambieranno la modalità di accesso per i visitatori”.

Domande che fino a questo momento – riferiscono i sindacati – non hanno ancora trovato risposta. “Ci domandiamo se questa situazione interessi solamente chi lavora all’interno dell’azienda o possa comunque interessare tutte le cittadine e cittadini della nostra provincia”.

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