Po in crisi. Tre misure per assicurare l’acqua potabile e limitare la risalita del cuneo salino
L'Autorità Distrettuale chiede di abbassare i prelievi irrigui del 20%, aumentare i rilasci dai grandi laghi e dagli invasi idroelettrici di Piemonte e Valle d'Aosta

Il Po nel tratto di Sissa-Trecasali (Parma)
Sono tre le misure necessarie per assicurare l’acqua a uso idropotabile nelle province di Ferrara, Ravenna e Rovigo e contrastare la risalita del cuneo salino nelle acque superficiali e sotterranee riducendo, al contempo, i rischi di potenziali impatti negativi sullo stato ambientale dei corpi idrici.
È quanto previsto a conclusione dell’Osservatorio crisi idriche dell’Autorità Distrettuale del fiume Po-Ministero della Transizione Ecologica, riunitosi giovedì 30 giugno, proprio per trovare soluzioni ai due problemi che riguardano le aree a valle, come quella ferrarese.
La prima riguarda la riduzione del 20% dei prelievi irrigui a livello distrettuale rispetto ai valori medi dell’ultima settimana.
La seconda richiede l’aumento dei rilasci dai grandi laghi alpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) pari al 20% rispetto al valore odierno.
Infine, viene chiesta la verifica da parte della Regione Piemonte (con particolare riguardo al bacino del Toce) e della Regione Valle d’Aosta della possibilità di rilasci aggiuntivi giornalieri dagli invasi idroelettrici, in analogia a quanto già effettuato in Regione Lombardia e nella Provincia autonoma di Trento.
L’Autorità ha chiesto alle Regioni di assumere, nelle opportune sedi decisionali, provvedimenti adeguati per l’attuazione delle misure proposte.