Eventi e cultura
27 Giugno 2022
Intervista all'attore di Stefano Pesce, che mercoledì 29 giugno, alle 21.15, porterà in scena il proprio spettacolo nel cortile del Meis

L’attualità del caso di Edgardo Mortara tra cristianità, cattolicesimo e Afghanistan

di Redazione | 5 min

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(foto di Francesca Marino)

di Michele Govoni

Si inserisce nell’ambito della mostra “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori” lo spettacolo dal titolo “Edgardo Mortara – Una cronaca cittadina” che mercoledì 29 giugno prossimo alle ore 21.15 si terrà nel cortile del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-Meis.

Sulla scena in qualità di autore, regista e protagonista sarà l’attore bolognese Stefano Pesce volto noto di cinema e tv (“Ma che colpa abbiamo noi” di Carlo Verdone, “Diabolik” dei Manetti Bros. e serie televisive come “Distretto di polizia” e “L’ispettore Coliandro”) ma anche autore e attore di teatro (tra gli altri, “Questa Sera Si Recita A Soggetto”; diretto da Luca Ronconi e “Crisi – La pratica è perfetta”).

Lo spettacolo racconta la vicenda del rapimento del bambino ebreo Edgardo Mortara da parte della Chiesa di Pio IX nella Bologna del 1858. Una vicenda che scioccò il mondo intero e che divenne l’ultimo atto del Papa re. Abbiamo raggiunto telefonicamente Stefano Pesce per farci raccontare dalla sua viva voce in cosa consiste lo spettacolo.

Lo spettacolo che porterà in scena a Ferrara racconta un fatto di cronaca che affonda le sue radici a poco prima dell’Unità d’Italia: il caso di Edgardo Mortara. Per quale motivo ha deciso di portare in scena questa vicenda?
“Secondo me si tratta di una storia attuale che racconta di come la cultura dominante schiacci la vita di un individuo. In questo caso la cultura dominante della cristianità e del cattolicesimo distrugge e plagia completamente un bambino di 7 anni. Si tratta di un tema attuale: mi riferisco a quanto avvenuto in Afghanistan negli ultimi tempi, dove si reintroducono alcune leggi e alcuni modi di vivere perché il potere politico è in mano a degli oltranzisti super-tradizionalisti. A causa di questo si schiacciano alcune conquiste liberali o, dal loro punto di vista, un’altra confessione
religiosa o un altro modo di vivere. C’è anche un secondo motivo per cui ho scelto la vicenda di Edgardo Mortara. Io sono bolognese e questa è una storia della mia città ed è anche relativamente recente”.

In cosa è consistito il lavoro di ricerca che ha dovuto attuare per poter realizzare il testo dello spettacolo?
“Per prima cosa ho fatto una ricerca bibliografica di quanto è stato pubblicato partendo dal testo di David Kertzer per arrivare a Gemma Volli e Vittorio Messori, autori con pensieri anche molto differenti sulla materia. Non secondi ho consultato anche le pubblicazioni sui giornali dell’epoca, quelli oltreoceano, le dichiarazioni di capi di stato, di ministri degli esteri e di persone molto influenti alle corti degli imperatori Francesco Giuseppe I e Napoleone III. Mi sono servito anche delle dichiarazioni fatte durante i processi, consultando i documenti conservati all’Archivio di Stato di Bologna che contiene gli atti del processo a padre Feletti che è considerato l’autore morale di questo rapimento”.

A cosa assisterà il pubblico di Ferrara?
“Il pubblico di Ferrara assisterà ad una specie di docu-teatro, cioè a un reportage della ricerca mia personale sulla vicenda. Entrerò ed uscirò dai personaggi con il narratore che sarà il giudice istruttore e la vicenda che non sarà raccontata in presa diretta. Il pubblico scoprirà ciò che è accaduto attraverso gli atti del processo; non si tratta di un tranche de vie, ma sarà completamente un’altra cosa. Lo spettacolo è quindi sostanzialmente il “processo”. Non è completamente veritiero ciò che accade nel processo che io porto in scena, perché per riuscire a giustificare scenicamente ciò che accade introduco dialoghi che invece sono stati rilasciati in altri luoghi. In ogni caso, dalle bocche dei protagonisti escono parole che sono abbastanza accertate dagli storici e dagli atti che ho interpellato”.

Dopo Ferrara, porterà questo spettacolo in altre città?
“Sì, lo porterò a Treviso. Stiamo parlando per portarlo a Firenze, spero di farlo a Roma, tornerò poi a Bologna a gennaio 2023. Spero che le scuole ebraiche lo accolgano come uno spettacolo utile didatticamente, come ho avuto l’opportunità di progettare insieme al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche”.

Oltre a questo spettacolo, su cosa sta lavorando in questo momento?
“In questo momento sto girando un film con Gianmarco Tognazzi che vede nel cast Claudia Gerini, Francesco Pannofino, Ornella Muti ed altri. Si tratta di una commedia “amara” che stiamo girando a Roma. Farò poi una partecipazione nel film di Francesco Barilli che si gira a Parma. Si tratta di un film sul melodramma e sul teatro dell’opera. Ho poi dei progetti didattici sia a Treviso che a Bologna”.

Qual è il suo rapporto con la città di Ferrara?
“Ho recitato varie volte al Comunale di Ferrara. L’ultima volta con “Servo per due”; era uno spettacolo basato su “Arlecchino servitore di due padroni”. Ferrara è una città che è sempre vicina a me (siamo praticamente confinanti con Bologna) e ho sempre trovato un pubblico molto attento, presente, caloroso. Ferrara, per la precisione Comacchio, è anche la patria, ahimè, di questo Padre Feletti, accusato principale del rapimento di Mortara. C’è un legame tra me e Ferrara, con il suo Museo Ebraico; mio padre è un giudaista e quindi i luoghi della cultura ebraica per me sono di casa. E’ anche per questo che il Museo Ebraico di Bologna sostiene lo spettacolo e grazie a questo andiamo avanti con questa azione di memoria”.

L’evento ha il costo di 5 euro. È fortemente consigliata la prenotazione chiamando il numero 342 5476621 (da martedì a domenica dalle 10.00 alle
18.00) o scrivendo a meis@coopculture.it . A partire dalle 20.00 gli spettatori potranno visitare gratuitamente la mostra “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori” che chiuderà il 3 luglio.

In mostra è esposto il celebre quadro dedicato alla vicenda del rapimento dipinto nel 1862, solo quattro anni dopo, da Moritz Daniel Oppenheim. Lo spettacolo si terrà nel giardino del Meis e non sarà necessario indossare la mascherina. In caso di maltempo si terrà al chiuso.

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