Economia e Lavoro
23 Giugno 2022
Presidio unitario dei sindacati davanti all'ingresso 1 dell'ospedale Sant'Anna. Raccolte centinaia di firme che saranno inviate al mondo della politica

Caos sanità a Cona. Cgil, Cisl e Uil: “Sistema al collasso. Rischiamo una vera e propria voragine”

di Davide Soattin | 3 min

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Insieme per dire stop a un sistema al collasso e denunciare una situazione sempre più insostenibile. Questo il grido di aiuto lanciato da Cgil, Cisl e Uil, riunite dalle 8.30 alle 12 di giovedì 23 giugno, davanti all’ingresso 1 dell’ospedale di Cona, in un presidio unitario per continuare la vertenza sulla scarsità di personale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, già evidenziata nelle scorse settimane.

“Da mesi – esordisce Murat Diyapoglu, funzionario di Fp-Cgil e operatore sanitario al Sant’Anna – denunciamo continuamente la grave carenza organica e lo facciamo in tutti i modi. Mancano 150 operatori, ma il numero aumenterà con i pensionamenti, e a ciò bisogna anche considerare tutti i precari, vale a dire quel centinaio di lavoratori che sono stati assunti a tempo determinato negli ultimi due anni e mezzo di pandemia. Se non dovessero essere stabilizzati è evidente che andranno a creare una vera e propria voragine“.

La carenza organica è solamente la punta dell’iceberg con ripercussioni inevitabili su vari livelli: “Questa situazione finisce per riflettersi sui carichi di lavoro dei pochi operatori rimasti in corsi, costretti a fare doppi turni, salti di riposo e prestazioni aggiuntive, ma anche sulla qualità e sulla tempistica dei servizi offerti ai cittadini. La situazione è drammatica e l’ospedale sta andando avanti solo col senso di responsabilità dei tanti operatori, alla loro professionalità e al loro sacrificio”.

“Questo modo di lavorare – aggiunge Diyapoglu – non può durare a lungo. Ora più che mai è necessario un intervento tempestivo. Serve assumere dalle graduatorie dei concorsi e stabilizzare i precari del Covid. I cittadini hanno la necessità di avere un servizio di qualità e gli operatori hanno il diritto di lavorare in sicurezza“.

Attualmente, la macchina del personale dell’AouFe viaggia ai minimi di servizio e ciò non permette alcuna iniziativa di sciopero, come sottolinea Leonardo Uba, segretario Uil Fpl: “Oggi bisogna ringraziare le persone che volevano venire a manifestare, ma non possono farlo perché sono in turno. Oggi non si fa sciopero perché non possono uscire dai reparti perché sono ai minimi consentiti dalla legge. Oggi quelle 150 unità che mancano, si fanno sentire anche sotto questo aspetto. È un’arma a doppio taglio”.

Uba punta il dito contro la dirigenza dell’ospedale: “Nonostante ciò, si continua ad andare avanti e ci viene detto che tutto va bene, anche se poi vediamo che il numero delle prestazioni aggiuntive mensili è triplicato. Un conto è se questa misura viene adottata in via emergenziale, ma se si inizia a chiederla per un mese o tre settimane significa che alla radice c’è un problema fondamentale, che è quello dell’organico. E quindi, venire a dirci che siamo ok col numero dei dipendenti nei reparti perchè i numeri sono quelli pre-Covid, non deve essere una scusa. La pandemia ci ha insegnato che i numeri non bastano. Ci auguriamo di avere qualche risposta in più, ma siamo pessimisti. Le cose non sono cambiate”.

La lotta sindacale però non si fermerà qui, rassicura Kevin Ponzuoli, segretario della Cisl-Fp: “Organizzeremo sicuramente altre forme di manifestazione, intanto abbiamo già raccolto centinaia e centinaia di firme. Continueremo a farlo per consegnarle poi al mondo della politica. Vedremo se inviarle solamente all’amministrazione o anche agli organi regionali. C’era gente che si addormentava durante le ultime assemblee e non è fantasia. Ci troviamo in un sistema al collasso e faremo sicuramente qualcos’altro per porre rimedio a questa situazione insostenibile”.

 

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