Attualità
5 Giugno 2022
L’intervento. “L’uso turistico, quindi economico, della città ha soppiantato il suo valore civico”. A parlare è l’architetto Romeo Farinella

Parchi, piazze, spazi espropriati al pubblico. Ferrara e i grandi eventi impropri

di Redazione | 4 min

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di Romeo Farinella*

In questi giorni sulla stampa si sono lette alcune reazioni, del tutto lecite e sacrosante, alla notizia che il Parco Giorgio Bassani ospiterà un concerto di Bruce Springsteen nel 2023.

Personalmente credo che per come è strutturato e per la ricchezza naturale e la biodiversità che lo connota sarebbe una follia portare in quello spazio almeno 50.000 persone, con tutti i problemi legati anche alla prossimità con la città storica.

Nella nostra regione vi sono due esperienze di mega raduni, il Campovolo di Ligabue a Reggio Emilia e il Modena Park di Vasco Rossi ma si tratta di spazi dalle caratteristiche molto diverse dal Parco urbano ferrarese: il Campovolo è addirittura un aeroporto.

La tendenza a trasformare le città in luoghi di grandi eventi sta diventando sempre più invasiva, basti pensare al progetto di trasformazione del Colosseo per adattarlo agli spettacoli e questo processo è tutto orientato alla costruzione di eventi senza tenere conto della delicatezza dei luoghi e della loro fruizione pubblica e del diritto di tutti di fruirne, sancito dalla Costituzione.

La politica culturale e patrimoniale è ormai orientata verso gli eventi e la spettacolarizzazione di alcuni luoghi o situazioni “peculiari” mentre numerosi altri luoghi storici e culturali delle nostre città e paesaggi versano in una condizione di abbandono.

A Ferrara a giorni inizierà il Ferrara Summer Festival che dal 23 giugno al 22 luglio toglierà alla città e ai turisti la possibilità di usufruire di uno spazio pubblico e monumentale straordinario. Se ben ricordo l’anno scorso, in quei giorni è stato montato un grande palco davanti al Palazzo di San Crispino e le sere dei concerti la piazza veniva chiusa.

Quindi per un mese quasi tutte le sere, la piazza verrà privatizzata, impedendo ai cittadini di godere di uno spazio pubblico caratterizzato dal fianco della Cattedrale che è uno degli esempi di sincretismo architettonico più straordinari del nostro paese. Eventi di tale natura non possono essere ospitati in spazi storici così delicati, in città ci sono altri luoghi molto più grandi quali l’ippodromo, l’aviosuperficie, o lo stadio.

Non si capisce perché accanirsi su spazi delicati come la piazza Trento Trieste o la Piazza Ariostea.  I mega-eventi devono essere selezionati, dimensionati e integrati rispetto ai luoghi dove si svolgono e non tutti i luoghi sono adatti a questo ed è arrivato il momento di mettere in discussione le iniziative ludiche dal forte impatto urbano, sociale e ambientale, come i mega concerti.

Le polemiche sul Jova Beach Party ancora proseguono e anche in quel caso si è dimostrato che tali iniziative non si possono improvvisare ma vanno pianificate e soprattutto le città che hanno l’ambizione ai ospitare eventi di tale portata devono organizzarsi e pianificare gli spazi utili a ciò. Chi non è interessato a tali eventi, che ricordo durano un mese, di fatto è espropriato dalla possibilità di fruire della sua città.

Romeo Farinella

Questo non significa che non si possa “fare spettacolo” nei luoghi storici, in tutta Europa e in Italia vi sono manifestazioni culturali di grande interesse, ma è una questione di equilibrio, misura e prevenzione. Analoghe considerazioni potremmo farle sul sottomura e darsena trasformate in bagni balneari, con rumori monotono a decibel ben oltre quanto consentito in area urbana dalla legge.

Del resto, la privatizzazione dello spazio pubblico è un fatto ormai acclarato e la pandemia lo ha rafforzato. Nei centri storici non esistono più panchine (ma nemmeno nelle stazioni ferroviarie) e oggi a Ferrara chi volesse riposarsi dopo aver attraversato il centro storico difficilmente trova un posto dove sedersi che non sia la terrazza di un caffè e quindi uno spazio reso privato dove per sedersi è necessario pagare. Non casualmente lo scalone del Comune è sempre pieno di persone sedute.

L’impressione è che nel nostro paese il generico uso turistico, quindi economico, della città abbia soppiantato il suo valore civico e anche i centri storici sono spesso trattati come “luna park” e come ci rammenta Tomaso Montanari con la “retorica del bello” associata alla fruizione commerciale, si indebolisce il diritto alla città per tutti, anche a coloro che non sono interessati ad ascoltare un anziano cantautore.

In questa stagione di “partecipazione” dichiarata sarebbe interessante aprire il pubblico dibattito.

 

*professore di Urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, dove dirige il CITERlab, un laboratorio di ricerca che opera nel campo della progettazione urbana e territoriale

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