Focus sul fenomeno del caporalato a Ferrara alla Festa della Legalità, al parco Coletta, dove ieri si è parlato del processo pendente nel tribunale estense ed è stata presentata una ricerca sulla penetrazione e radicamento del fenomeno nella nostra provincia.
Dopo i saluti istituzionali di Gian Guido Nobili, responsabile Area Sicurezza Urbana e Legalità della regione Emilia-Romagna, e del vicesindaco Nicola Lodi, a discuterne sono stati Emilio Santoro, docente di Filosofia del Diritto, Università di Firenze, e Michele Gigli, ricercatore in European Law and Governance all’Istituto Universitario Europeo, e ricercatore associato presso Unifi. “Con questa ricerca – spiega Gigli – abbiamo cercato di definire le dinamiche del caporalato nella provincia di Ferrara. La maggior parte delle inchieste per sfruttamento sono aperte nelle regioni del centro nord e 200 inchieste su 230 riguardano lavoratori di origine straniera. Le vittime di sfruttamento non sono degli schiavi, anzi si offrono volontariamente al lavoro e si rivolgono ai caporali perché si fidano. A volte è l’unica possibilità che hanno e invece bisogna offrire alternative”.
Proprio a Ferrara è pendente un processo sul caporalato, figlio dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Andrea Maggioni, nata dall’incidente stradale nel quale perse la vita Lahmar El Hassan, un cittadino marocchino di 62 anni, residente in provincia di Verona. I lavoratori coinvolti si sono costituiti parte civile con l’avvocato Andrea Ronchi. Entrambi hanno partecipato alla tavola rotonda.
“In quanto pm ferrarese ho seguito un procedimento che riguarda uno stabilimento di Codigoro e dove abbiamo trovato cooperative spurie, caporalato e sfruttamento del lavoro – spiega Maggioni -. Non entrerò nei dettagli procedimento, lo farò in tribunale l’8 giugno quando inizierà il dibattimento. Questo processo non sarà semplice, la prima udienza segna solo l’inizio, magari in quell’occasione qualcun altro si costituirà parte civile. Si sono già costituiti 18 di questi migranti lavoratori sfruttati e l’appoggio e l’aiuto che può venire in questo procedimento dalla costituzione come parte civile di una persona sfruttata è molto importante. È indiscutibile che i migranti siano la fonte sociale ed economica per la creazione di una sacca marginale di lavoratori che dà corso a quella parte di economia nera e sommersa che contraddistingue ancora oggi il sistema economico italiano nel suo complesso”.
“Mi aspetto (in riferimento al caso di Codigoro del 2017 ndr) un processo tecnico molto combattuto. È importante la presenza dei lavoratori nel dibattimento perché loro sono le vittime e sentire la voce del soggetto passivo del reato è fondamentale”, dichiara Ronchi.
Al seminario hanno partecipato anche Claudia Candeloro, avvocata specializzata in diritto del lavoro, Roberto Marchetti, dell’associazione Nadiya, Paolo Fabbiani e Massimiliano Vicentini della Cisl, Mirko Cavallini della Uila, Riccardo Grazzi della Cgil ed Erika Vannini, referente progetto Sipla della cooperativa Cidas.
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