I nodi rimangono dov’erano: il piano di Eni, senza modifiche, mette a serio rischio la tenuta del Petrolchimico ferrarese. L’incontro di ieri in Regione, presieduto dall’assessore Vincenzo Colla, non è stato risolutivo.
Al tavolo hanno partecipato, oltre ai sindacati, anche il sindaco e il presidente della Provincia di Ferrara, Alan Fabbri e Gianni Padovani. C’erano, soprattutto, anche Eni e Versalis, l’azienda controllata dal cane a sei zampe che gestiva il cracking di Porto Marghera, la cui recente disattivazione comporta molte incognite per la fornitura di materie prime a Ferrara. Incognite che non sono state eliminate dopo la ripresentazione del piano industriale, che è sempre quello e che non convince i sindacati e i lavoratori. Versalis ha spiegato il suo piano di trasformazione del sito di Porto Marghera, ha parlato del potenziamento delle produzioni bio, di economia circolare, di investimenti nel polo logistico e garantito gli approvvigionamenti per Basell. Ma la prospettiva non convince.
Non convince alla base perché già oggi manca l’infrastruttura necessaria: “Pensiamo che prima andassero fatti gli investimenti e poi si sarebbe dovuto spegnere il cracking, che peraltro è necessario per gestire la transizione – afferma Fausto Chiarioni, segretario della Filctem-Cgil -. Adesso siamo nella stessa situazione del 2014, che non garantisce continuità produttiva e qualità delle forniture”. Al tempo una fermata del cracking aveva comportato la necessità di rifornire Ferrara per via alternativa, con molti problemi di continuità e qualità che costrinsero gli impianti alla fermata. Allora era una situazione temporanea, oggi non più.
Una situazione già evidenziata dai lavoratori fino allo sciopero e anche dalla stessa Basell, che proprio a ridosso dello spegnimento del cracking aveva inviato una inusuale lettera al Governo per chiedere la convocazione di un tavolo e, soprattutto, ottenere le garanzie che mancano.
Una, forse la principale, è la stipula di un accordo commerciale tra Basell e Eni sulle forniture, come sostenuto da Colla e ribadito al tavolo di ieri. L’accordo attuale è in scadenza nel 2024, Eni garantisce fino a quella data. Ma poi? La Regione e i sindacati voglio che vi sia una garanzia sul medio-lungo termine, con un protocollo siglato a Roma con il Governo come supervisore e a sua volta garante, visto che Eni è una sua controllata.
“Senza quell’accordo è difficile avere garanzie sulla tenuta di tutto il sistema – spiega Vittorio Caleffi, segretario della Uiltec -. È l’elemento cardine di tutto il ragionamento”. Finora le cose non stanno andando nella direzione sperata: “Il piano industriale presentato da Eni è basato sulle necessità di Eni, sul suo sistema d’impianti, ma è una prospettiva che non fa il gioco della chimica di base nel nostro Paese. La lettera di Basell è un campanello d’allarme e onestamente oggi non ha trovato risposte”.
“Il polo chimico per Ferrara – afferma il sindaco Alan Fabbri – è lavoro, è indotto, è ricerca, è università ed è una risorsa non solo per il nostro territorio ma per tutto il Paese. Per tutte queste ragioni è fondamentale sciogliere ogni dubbio e garantire prospettive e certezze, soprattutto in questa fase in cui emerge particolare preoccupazione, in primis legata agli aspetti occupazionali, al futuro del settore, agli approvvigionamenti e alla qualità logistica. Al tavolo di ieri la dirigenza aziendale ha espresso alcuni punti e fornito specifiche risposte che rappresentano l’assunzione di impegni su cui vigileremo costantemente. Le istituzioni, dal territorio al governo, sono unite e guardano a obiettivi comuni: la tutela del lavoro, la qualità progettuale, la garanzia di investimenti adeguati, la prospettiva garantita per un settore di grande forza”.
Si spera che le trovi entro fine mese, in occasione del tavolo preannunciato dal viceministro dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, prossima tappa di un percorso in salita.
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