Attualità
17 Maggio 2022
Ha aderito anche il presidente Scati: “Rischio che si ritorni a una magistratura anni Cinquanta, con un potere eccessivo per i capi ufficio”

Riforma Cartabia, a Ferrara scioperano 28 magistrati su 30

di Daniele Oppo | 2 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

È stata elevatissima a Ferrara la partecipazione allo sciopero indetto dall’Anm contro una parte della riforma Cartabia sulla giustizia: ben 28 magistrati su 30 hanno aderito alla protesta e due udienze penali sono saltate.

“Siamo tutti qui in ufficio, è uno sciopero simbolico, non per creare disagio”, spiega il presidente del Tribunale Stefano Scati, che ha aderito all’iniziativa. I magistrati manifestano un forte disagio per i punti della riforma che toccano direttamente il loro ruolo. Il rischio, dice Scati, è che “si ritorni a una magistratura anni Cinquanta, con un potere eccessivo per i capi ufficio, e lo dico da capo ufficio: io sciopero per i giovani”.

Il problema più sentito è la prospettiva che si crei “la figura di un giudice iper-produttivo, sottoposto a penetrante controllo da parte dei capi ufficio, che possono impartire direttive la cui violazione può portare a sanzioni disciplinari”. Il rischio è che si arrivi a una penetrante perdita di autonomia del magistrato, ma non solo: “Con il fascicolo delle performance – ammonisce Scati – si creare un giudice conformista, che si adegua alla giurisprudenza prevalente e non innova, così non ci sarebbe mai stato, ad esempio, il riconoscimento del danno biologico. Ma vale anche per la figura del pubblico ministero, che se non è un cuor di leone e si trova a fare indagini con esito incerto può non andare avanti: certi processi non so se si farebbero ancora”.

La questione non è quella di non volere controlli: “Abbiamo già sette valutazioni professionali – ricorda il presidente – ma preoccupa che un pm possa vedere la sua carriera bloccata perché le indagini hanno un esito negativo, o un giudice perché si vede riformata la sentenza”.

Per l’Anm una riforma simile non avrebbe alcune effetto sul problema dei tempi della giustizia. E Scati è della stessa idea: “È un problema di struttura, non si può imputarlo ai magistrati, forse al governo e al legislatore che non intervengono per modificare gli organici”.

Un ultimo appunto, Scati lo fa sulla separazione delle carriere. “La riforma prevede la possibilità di un solo cambio di funzione, questione che finora riguarda solo il 2 per mille dei magistrati, è un falso problema. Non vorrei però che divenisse una separazione delle carriere, con diversi stati giuridici, con due Csm – come è solo in Portogallo – oppure con un pm sotto l’Esecutivo, che è una cosa pericolosissima, avvenuta durante il regime fascista”.

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