di Martina De Tiberis
“Un’interessante finestra per affacciarsi sulle vite delle persone Lgbtiaq+ a cavallo tra Otto e Novecento”. È così che Giacomo Gattucci, presidente di Arcigay Ferrara, definisce il nuovo progetto “Le parole per dirlo” che “riporta alla memoria storie sia di personaggi illustri, come Oscar Wilde e Virginia Woolf, ma anche di vite comuni appartenute al territorio ferrarese“.
L’iniziativa, promossa da Arcigay Ferrara (Gli Occhiali d’Oro), ideata da Manuela Macario e curata da Delfina Tromboni e Luciana Passaro, è finanziata attraverso i fondi della Regione Emilia-Romagna, con il supporto delle associazioni Centro Donna Giustizia, Lo specchio e Dammi la mano, per cui è stato “impiegato un anno di attività e si compone di parole, ma anche di immagini che interagiscono tra loro, ponendo luce sul valore della diversità intesa come unicità”.
Manuela Macario, componente della segreteria nazionale di Arcigay e del consiglio del circolo ferrarese, ha ripercorso l’iter creativo del progetto, affermando come tutto sia “nato da un algoritmo”. “Sulla mia bacheca di Facebook – racconta – mi sono imbattuta in un post della storica Delfina Tromboni, in cui veniva narrata la vicenda umana e politica di un uomo e di una donna, durante il fascismo. Lui condannato perché omosessuale, lei perché, cito testualmente come riportato dal documento, ‘affetta da L’esbica’”.
“Dopo ciò ho contattato l’autrice e ha avuto inizio il nostro sodalizio – prosegue Macario -. Noi, attraverso questo progetto, abbiamo l’ambizione di ridare dignità a tutte quelle donne e a quegli uomini che non hanno potuto godere in vita della libertà di essere sé stessi. ‘Le parole per dirlo’ restituisce onore alle loro identità e agli amori che hanno celato per un’intera esistenza”.
La raccolta del prezioso materiale scrittorio e fotografico è stata possibile grazie alla collaborazione con l’Archivio di Stato di Ferrara, rappresentato per l’occasione, dal direttore Davide Guarnieri: “Non abbiamo esistatato nel pubblicare le vicende, come quella di Cerere Bagnolati; i documenti sono stati immediatamente resi disponibili. L’aspetto morale, all’interno di questi fascicoli, è rimasto per decenni e decenni uno degli elementi principali che andavano a connotare la persona”.
“Sono davvero onorata di aver avuto la possibilità di far parte di questa iniziativa – ha riferito l’art director, Luciana Passaro -. La fotografia è un linguaggio che ritrae la realtà nel suo pieno contenuto e permette alla storia di non poter essere smentita”.
Le toccanti parole conclusive sono spettate a Manuela Macario, che ha tenuto a ringraziare sentitamente l’autrice Delfina Tromboni e “tutti coloro che hanno lavorato al nostro fianco, affinché il progetto fosse portato a termine. Dobbiamo giungere al punto che nessun essere umano deve più nascondere i propri sentimenti, come è accaduto ai protagonisti del nostro libro”.
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