Non ero presente a Rimini, ma ho partecipato dal 1978 a numerose adunate nazionali a cui hanno preso parte in tanti : Alpini iscritti all’ A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini), spesso con famiglia al seguito, alpini in congedo non iscritti all’associazione e individui d’ogni risma che, dopo aver acquistato un cappello alpino (magari fabbricato chissà dove) su una bancarella o su Internet si producevano in comportamenti sgradevoli o inaccettabili (a seconda dei casi). Individui che, leggi alla mano, non si potevano allontanare dai luoghi in cui si svolgevano le iniziative collegate alle adunate.
Ricordo bene, a Verona, l’insistenza molesta con cui un falso alpino, facente parte dei “cani sciolti” di cui sopra, offriva da bere il vino contenuto in un pitale alle donne che passavano. Falso alpino che fu da me redarguito aspramente e si prese anche un salutare calcio nel sedere (violenza anticostituzionale?) da un robusto artigliere da montagna che mi accompagnava.
Artigliere da montagna che oggi, forse, rischierebbe una denuncia…
Con le mie parole non intendo certo sminuire la gravità dei fatti accaduti – pur essendo garantista come tutti dovrebbero essere, sempre e non a giorni alterni – ma vorrei sottolineare alla dott.ssa Peruffo e ad altri commentatori, che l’Associazione Nazionale Alpini può essere chiamata in causa per il comportamento dei propri iscritti, non certo per la condotta di soggetti estranei all’associazione che, anche volendo, non saprebbe come controllare se non violando le leggi dello Stato (dalla privacy…al resto!).
Il servizio di vigilanza si può potenziare e alle adunate si può prevedere una sorta di “sportello” a cui segnalare casi degni di pronto intervento in accordo con le forze dell’ordine. Ma il problema di fondo, come in tutti i grandi eventi, resterebbe irrisolto.
Certo, si potrebbero anche eliminare le adunate nazionali per risolvere il problema.
E molti, che non amano i valori incarnati dagli Alpini, potrebbero pure essere contenti.
Ciò detto, a chi solleva un problema culturale o politico, vorrei ricordare le dichiarazioni del primo cittadino di Rimini (retrogrado anche lui?).
Il sindaco si è pronunciato fermamente contro le generalizzazioni di questi giorni, del tipo : “400.000 uomini, imbevuti di machismo patriarcale concentrati in un solo luogo e per lo più ubriachi” o “alpini tutti molestatori”, nel solco dei claim “tutti i politici sono ladri”, “tutti gli albergatori e i commercianti sono evasori fiscali” fino a “tutti gli extracomunitari sono delinquenti” e “tutti i musulmani sono terroristi”. Insomma, ha proseguito, c’è in campo “una violenza verbale cieca e ottusa che non ammette ragione se non lo schiacciare ogni individuo per quello che è veramente”.
Sadegholvaad, infine, ha rivendicato a la “straordinarietà dell’evento, il clima di festa, la partecipazione sincera e entusiasta dei cittadini, l’impegno che migliaia di riminesi hanno messo giorno e notte perché tutto fosse bello e accogliente”.
Perchè, ha concluso “se non si parte da qui, da analisi più complesse e complete, in cui la sacrosanta protezione delle vittime di molestie non sovrasta nel giudizio una grande festa popolare che è stata anche una festa di civiltà e di sostanziale comportamento rispettoso nei confronti della comunità riminese”, si dà il proprio “piccolo ma significativo contributo all’abbrutimento della società”. Sadegholvaad, infine, ha auspicato un ritorno dell’adunata a Rimini quanto prima possibile.
Credo, caro direttore, che – mentre sugli Alpini piovono insulti e considerazioni negative d’ogni sorta – anche le parole del sindaco di Rimini meritino di essere meditate con la dovuta. attenzione.