Salute
12 Maggio 2022
L'ambulatorio è aperto dal 4 aprile a Reno Centese. Con 18 infermieri, il nuovo servizio assistenziale è ora presente in tutti e tre distretti

Assistenza e territorio, l’infermiere di famiglia e comunità anche a Cento

di Redazione | 3 min

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Cento. Un nuovo modello di sanità territoriale. È in questa cornice che si inserisce la presentazione dell’infermiere di famiglia e comunità (Ifec) attivo anche a Cento con un ambulatorio aperto dal 4 aprile a Reno Centese.

Con 18 infermieri, il nuovo servizio assistenziale è ora presente in tutti e tre distretti nella direzione di un’assistenza sempre più proattiva e vicina al paziente sul territorio.

Il servizio è stato illustrato in conferenza stampa ieri, mercoledì 11 maggio presso l’ospedale di Cento, alla presenza della direzione Ausl, dell’assessore alla Sanità del Comune di Cento Mario Pedaci e dei due infermieri di riferimento Cinzia Roversi e Damiano Baglieri, appositamente formati e qualificati per questo ruolo assistenziale.

La presentazione coincide con l’avvio del Master di primo livello Infermieristica di famiglia e di comunità, partito proprio questa mattina all’Università degli Studi di Ferrara sulla scia del progetto sperimentale dell’Azienda Usl di Ferrara per un’assistenza svolta in particolare nell’ambito dei nuclei famigliari, sia al domicilio del paziente, sia in ambulatorio o nelle strutture intermedie e di lungodegenza in cui viene ricoverato.

“Il nuovo approccio di potenziamento della sanità territoriale, delineato con il Pnrr e il recente Decreto ministeriale 71 – spiega la direttrice del Distretto Ovest Annamaria Ferraresi – inserisce nuove figure di prossimità come gli infermieri di famiglia e di comunità che conoscono bene il territorio, per una presa in carico a sostegno della domiciliarità, favorendo percorsi di autonomia e di promozione della salute”.

“È una scelta di politica sanitaria che va nella direzione giusta – interviene l’assessore Mario Pedaci – per un cambio di paradigma che passa da stato di protezione civile a civile protezione, invertendo il flusso bisogno-risposta, malattia-cura, paziente-sanitario. L’infermiere di famiglia e di comunità è una figura di cui c’è assolutamente bisogno per portare l’efficacia della nostra risposta universalistica a casa del paziente, superando la visione ospedalocentrica anticipando e prendendo in carico anche il contesto familiare in caso di pazienti fragili, malattie croniche, patologie neurodegenerative. Possiamo vederlo insomma come un ‘amico della salute’”.

A ripercorrere tutta la nascita del progetto è Marika Colombi, direttrice della Direzione Infermieristica e Tecnica, che mette in luce l’importanza del “corso di formazione selettivo perché, oltre all’acquisizione di competenze, è fondamentale l’aspetto di relazione e di presa in carico fiduciaria, collaborando anche con le associazioni e le realtà locali”.

“Per ogni paziente viene predisposto un piano assistenziale personalizzato e quindi mirato ad una presa in carico complessiva e a tutto tondo, che va dalla prevenzione, alla cura e agli aspetti riabilitativi per portare assistenza a 360 gradi” afferma l’infermiere Damiano Baglieri.

Tra le attività, infatti, si valuta lo stato di salute e i bisogni dei cittadini e i fattori di rischio presenti sul territorio, si supportano le famiglie con problemi sanitari o sociosanitari, si facilita l’integrazione tra gli ospedali e i servizi territoriali, si collabora con tutti i servizi dedicati alle persone (sanitari, sociali, associazioni di volontariato e di tutela dei cittadini ed enti locali) e si favorisce il processo di educazione sanitaria.

“In questo primo mese di attività – racconta la collega Cinzia Roversi – abbiamo sfruttato la vicinanza dell’ambulatorio di medicina generale per iniziare a farci conoscere dalla popolazione che ha dimostrato curiosità. Così abbiamo potuto dare informazioni precise e puntuali sui servizi offerti, pronti a lavorare in stretto raccordo col servizio di assistenza domiciliare, con il medico di famiglia dell’assistito e con le altre figure professionali che lo hanno in carico”.

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