Amsef. “Privatizzazione sbagliata”
Intervento del Forum Ferrara Partecipata: "Una scelta sbagliata, perché la privatizzazione, come in generale tutte le privatizzazione dei servizi pubblici, danneggia lavoratori e cittadini"
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L’interrogatorio reso davanti al pm non ha convinto la procura a cambiare strada: per il vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per il ‘caso Cidas’ con udienza fissata per il 7 luglio prossimo davanti al gup Danilo Russo.
Già l’anno scorso il pm Ciro Alberto Savino aveva chiuso le indagini ipotizzando il reato di concussione in capo al vicesindaco che con una lettera aveva chiesto alla cooperativa Cidas di allontanare un dipendente a lui sgradito, ‘reo’ di averlo criticato e offeso su Facebook e anche dal vivo.
Per il sostituto procuratore Alberto Savino si tratta di concussione, dal momento che Nicola Naomo Lodi, in qualità di vicesindaco, e quindi pubblico ufficiale, avrebbe abusato di tale qualità per convincere il presidente di Cidas a rimuovere dall’incarico che stava svolgendo all’ospedale di Cona Daniel Servelli, “reo” di averlo criticato e offeso su Facebook.
Nel maggio del 2020 Lodi aveva inviato una e-mail, utilizzando l’indirizzo di posta elettronica istituzionale, ai vertici di Cidas chiedendo di adottare un provvedimento disciplinare contro Servelli, indicato come “necessario per mantenere sereni rapporti collaborativi con la vostra cooperativa e che vogliamo non vengano meno per colpa di una persona di questo genere”. Il dipendente, come rivelato dal suo avvocato Gaia Fabrizia Righi, subì effettivamente delle conseguenze disciplinari, anche se più blande di quelle richieste dal vicesindaco. Servelli a sua volta era stato anche querelato da Lodi per diffamazione.
Nel corso delle indagini il pm aveva sentito come persone informate dei fatti due dei destinatari dell’email: Daniele Bertarelli, presidente di Cidas, e Ilda Medini, appartenente al Cda della cooperativa. Al termine aveva modificato l’ipotesi iniziale da reato tentato a reato consumato.
Un difetto nella notifica aveva, nei mesi scorsi, riportato indietro lo stato del fascicolo. La difesa di Lodi – avvocati Carlo Bergamasco e Ciriaco Minichiello – aveva chiesto l’interrogatorio di Lodi, avvenuto circa un mesetto fa in procura. Ma le sue spiegazioni, in tutta evidenza, non hanno convinto il pm che alla fine ha ribadito la richiesta di processarlo.
A dicembre, invece, Lodi sarà davanti alla giudice Alessandra Martinelli per rispondere del ‘Naomo-show’ del maggio 2020 quando, dopo la prima ondata di Covid e con il lockdown ancora in vigore, organizzò la festa itinerante del 1° maggio. In questo caso è accusato di usurpazione di pubbliche funzioni e di violazione delle norme anti Covid nella festa finale a San Martino. Nel dettaglio gli viene contestato che per fare il suo ‘regalo personale’ alla città, Lodi avrebbe speso il nome dell’amministrazione pubblica per chiedere e ottenere i necessari permessi (peraltro anche scontrandosi con il prefetto Michele Campanaro che ne aveva imposto il rinvio a una data successiva all’entrata in vigore di un nuovo Dpcm che consentiva le manifestazioni senza pubblico). Poi, in barba alle restrizioni vigenti al tempo, avrebbe organizzato la festa a San Martino insieme a una ventina di persone, tutte tranquillamente in strada a festeggiare, cantare mangiare in allegria con il vicesindaco e la band musicale.
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