Politica
27 Aprile 2022
Intervista al segretario della Cgil di Ferrara, chiamato a guidare a livello nazionale il reparto Sanità del sindacato

Zagatti destinazione Roma: “Continuerò la lotta alle disuguaglianze”

di Marco Zavagli | 8 min

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Dopo sei anni alla giuda della Cgil di Ferrara, Cristiano Zagatti lascia Piazza Verdi per guidare a livello nazionale il reparto Sanità del sindacato.

Che Cgil lascia a Ferrara e cosa si aspetta di trovare a Roma? La responsabilità nazionale della sanità soprattutto in questo momento, tra pandemia, integrazione con il sociale e Pnrr è decisamente un incarico rilevante.

Lascerò al gruppo dirigente della Cgil un sacco di lavoro da fare! [sorride, ndr]. Anche perché più passa il tempo e più sembra esserci bisogno di sindacato.

 A causa di leggi sbagliate, o non rispettate, e di politiche fallimentari continuano a crescere disuguaglianze e ingiustizia sociale; da una parte si accumula una ricchezza detenuta da pochi e dell’altra incrementa la povertà in modo sempre più diffuso. Mi sembra evidente che il tema delle politiche redistributive sia da rivedere, a partire dai salari unitamente agli investimenti sul welfare: sanità, sociale, istruzione, università, trasporti, edilizia sociale, per fare qualche esempio di cose concrete che incidono sul potere d’acquisto e sulle condizioni di vita della maggioranza di noi.


E Ferrara?

Anche a Ferrara purtroppo c’è un pensiero pubblico istituzionale poco incline a difendere e rafforzare lo stato sociale. Quanto ai servizi per i cittadini e le cittadine, e non solo per quelli più in difficoltà, non vedo progetti di investimento di lungo respiro che possano essere vissuti dai molti come bene collettivo e non inutile spesa pubblica. Come modello sociale è sbagliato mettere in contrapposizione il bene pubblico e l’interesse privato. Le evidenze, a partire dall’esperienza della pandemia, indicherebbero chiaramente la strada da intraprendere ma sembra manchino le sensibilità per farlo.

Se aggiungiamo sfruttamento lavorativo, scarsi investimenti pubblici e privati con una parte del sistema creditizio più incline a raccogliere risparmio che a concedere credito, diventa una logica conseguenza la scarsa attenzione al futuro dei giovani che emigrano dalla nostra provincia. Emigrazione di competenze e intelligenze che devono essere trattenute soprattutto in una provincia dove il problema principale continua ad essere la fotografia demografica: invecchiamento e spopolamento.


Le chiedevo quale Cgil lascia…

Di lavoro ne lascio molto, ma la Camera del Lavoro e più diffusamente la Cgil, sul territorio esprimono un valore inestimabile di competenze, di intelligenze, di serietà, di partecipazione che a partire dalle delegate e dai delegati nei luoghi di lavoro, passando dai gruppi dirigenti e al personale tutto sarà in grado di aiutare ogni iscritta e ogni iscritto. Saprà affrontare ogni sfida, crisi aziendale, opportunità occupazionale e portare un grande contributo alle donne e agli uomini di questo territorio.



Oggi saluto una Cgil robusta sul tesseramento e ancor più nel consenso guardando i risultati delle ultime elezioni RSU in tutti i settori pubblici e privati. Un’organizzazione riconosciuta in ogni categoria produttiva e molto apprezzata, ce lo dicono i numeri.



In questi anni si sono avviati importanti processi di rinnovamento organizzativo e di personale che sono certo saranno implementati e migliorati da chi dirigerà la Cgil di Ferrara con rinnovato entusiasmo, non ho dubbi. Ho avuto il privilegio di lavorare con persone straordinarie per umanità, competenze e professionalità e queste rimangono.

Ritengo di grande valore anche il lavoro di sintesi che come movimento sindacale, come Cgil Cisl e Uil si è prodotto. Il sindacato unitario è sempre più forte e utile rispetto alle divisioni e ritengo che questo territorio abbia bisogno di una direzione politica chiara del sindacato.



Veniamo a Roma.

Cosa penso di trovare a Roma? Tanta complessità e tante opportunità di confronto per tentare di migliorare il diritto alla salute di tutti e le condizioni di chi lavora in ambito sanitario e sociosanitario. Ho già avuto modo di partecipare a qualche commissione parlamentare e non c’è dubbio sul fascino della materia e sulle sfide che riserva. Sono lusingato per la proposta ricevuta e anche molto preoccupato ma, mi ripeto, la Cgil è una grande organizzazione fatta dalle intelligenze di milioni di donne e uomini e insieme riusciremo a rappresentare al meglio la loro condizione.

Il ricordo più forte e il rimpianto che non vorrebbe portarsi dietro.

In questi sei anni le situazioni che mi hanno tolto “qualche” ora di sonno per gioia o preoccupazione sono state davvero molte. C’è da dire che facendo il segretario generale di una Camera del Lavoro ci si abitua a dormire solo qualche ora per notte. Non è così male, perché si ha l’impressione di vivere il doppio… Inizialmente la gestione delle relazioni interne non è stata semplicissima anche perché ero il segretario più giovane, poi c’erano il piano di rientro economico, le numerose crisi aziendali, la ristrutturazione della Camera del Lavoro di Piazza Verdi. Mi permetta di dire orgogliosamente che oggi non solo è uno degli stabili più belli di Ferrara ma sicuramente tra i più rispettosi dell’ambiente e attenti all’accesso e alle esigenze di vita di ogni persona. Per molti può sembrare banale, ma, tra gli innumerevoli interventi fatti, l’aver posizionato tutte le maniglie delle finestre ad altezza accessibile da chi deve fare uso di sedia a rotelle esprime uno dei tratti di attenzione che ogni giorno dedichiamo a tutte le persone. Anche questo è la Cgil, un’organizzazione che contrasta le disuguaglianze con ogni possibile azione.



Tornando ai ricordi penso alle tante, forse troppe serate davanti alla Berco di Copparo, agli abbracci di ex colleghi, i presidi alla VM di Cento o al Petrolchimico, le tante parole ascoltate, gli innumerevoli insegnamenti di cos’è la dignità del lavoro appresi in quei momenti.
Impossibile dimenticare le sensazioni di sconcerto, rabbia e vergogna vissute durante le fiaccolate di Ferrara, Copparo e Bondeno per Atika, Cinzia e Rossella, come impossibile dimenticare quell’umanità mai conosciuta prima nell’incontro sui campi di calcio in via Canapa con gli amici di Yaya prima e poi il corteo da via Cassoli a piazza Municipale.

Ho un ricordo gravoso dell’impegno nelle prime fasi della pandemia con tutti i livelli istituzionali, il raccordo con i luoghi di lavoro, con gli operatori sanitari, i sabati e le domeniche a capire come adottare in tempi velocissimi i decreti d’urgenza emanati dal Governo. Periodo complicatissimo che in molti sembrano voler rimuovere, ma la fase iniziale è stata caratterizzata da profili istituzionali di inestimabile valore, anche sporcati da qualche irresponsabile comportamento.


Si riferisce alle mentine anti-Covid, alle feste in piena pandemia e al sindaco che strizzava l’occhio al movimento “Io apro”?

Quello che è successo lo hanno visto tutti. Molti fanno finta di non saperlo o di non ricordarselo, o preferiscono ricondurre tutto all’ormai tristemente consueto ‘sono goliardate’. Ma preferisco non rispondere, anche perché quando le istituzioni locali che governano la città hanno oltrepassato il limite abbiamo risposto in tribunale.



Torniamo allora ai ricordi. Quelli piacevoli.

Penso al mio primo I° Maggio ad Argenta da segretario generale, alle vibrazioni prodotte dagli oltre cento trattori puliti a festa che sfilavano per la via principale suonando le trombe e sventolando le bandiere rosse. Vedere dal palco quella piazza piena zeppa di persone, avere la loro attenzione per festeggiare insieme la festa delle lavoratrici e dei lavoratori è stato un grande privilegio, un’emozione che mi mancherà.

Ma forse il momento più intriso di emozioni, e molto contrastanti tra di loro, è stato vedere il cinema Apollo straripante di persone sabato 17 dicembre 2016. La nostra provincia era stata macchiata da poco da un episodio vergognoso, di indiscutibile disumanità dovuto alla responsabilità di pochi. La stampa nazionale raccontava di una Gorino unita sulle barricate per contrapporsi all’arrivo di dodici giovanissime donne in fuga da guerre. Ci sembrava impossibile dover assistere alla gravità di quei fatti ed era necessaria, indispensabile un’altra narrazione. Con Susanna Camusso, allora segretaria generale della Cgil, accogliemmo quelle ragazze semplicemente con umanità. “Oltre i muri dell’emergenza: lavoro, diritti e libertà”, a pensarci bene è stato di certo il momento più forte e di grande attualità.



Niente rimpianti?

Uno solo, ma grandissimo: non essere riuscito a produrre iniziative utili per convincere le istituzioni della necessità di azioni comuni per il territorio provinciale. Il territorio si meriterebbe una collaborazione tra Comuni più ampia. Invece noto grande fatica da parte dei Comuni stessi a dialogare insieme. La distanza, forse una vera e propria frattura tra città e territorio, è sempre più evidente ma nessuno si salva da solo e per mettere a valore i numerosi e possibili finanziamenti pubblici è necessario un cambio di passo: più collaborazione e meno egoismi.


Crede che il mondo sindacale possa ancora essere uno scudo sociale così come in tempi recenti? Si è passati dai tre milioni in strada con Cofferati a 1 iscritto su 4 che ha votato Lega…

Provocatore! Le ho già risposto, penso ci sia gran bisogno di sindacato e lo spazio per allargare ulteriormente il consenso per la Cgil c’è tutto. Larga parte della politica non sta dando risposte e quelle provenienti da destra hanno messo in luce i numerosi limiti. Liberismo e intolleranza leghisti portano divisione e risultati controproducenti per classe operaia (posso ancora chiamarla così?), giovani e pensionati. Nessun progetto di sviluppo apprezzabile. Penso che molti se ne stiano rendendo conto. Ma purtroppo questo non significa che ci sia pronta un’alternativa politica in grado di rappresentare le esigenze del mondo del lavoro.

Il Primo Maggio sarà a Ferrara?

Ci sarò ma non più da segretario. Sono certo che sarà un comizio di grande valore e sarò ad applaudire.

Andiamo oltre i confini nazionali. In Francia Le Pen ha perso le presidenziali. Ma con il 41% dei voti.

Qualcuno, e io sono tra quelli, ha tirato un sospiro di sollievo. Sarebbe stato un disastro per l’Europa, per noi tutti. Poi aggiungo che ci sono responsabilità in una vittoria così risicata. Il rischio che si affermi l’estrema destra dobbiamo temerlo anche noi italiani. A Ferrara è accaduto. Non mi sembra di poter dire sia accaduto per capacità e programma elettorale della coalizione di destra, ma ritengo che i partiti della coalizione di sinistra abbiano il dovere di identificarsi maggiormente con il mondo del lavoro e con chi soffre a causa delle numerose e crescenti disuguaglianze. Se non lo farà, quei numeri risicati potrebbero cambiare segno.

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