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14 Aprile 2022

Trapianto di capelli: davvero funziona?

di Redazione | 3 min

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Il trapianto di capelli è l’unica soluzione definitiva per migliorare o sconfiggere la calvizie androgenetica, nota anche come calvizie maschile, a patto che essa venga eseguita al momento giusto, nella situazione anatomica giusta, con la tecnica giusta e nelle mani di un chirurgo esperto, che spieghi bene al paziente quello che potrà ottenere senza creare false aspettative. Questa procedura si basa su un concetto in realtà piuttosto semplice: si prelevano i capelli e si trapiantano nelle zone diradate o calve. In realtà non è solo una questione di semplice redistribuzione; i capelli che abbiamo in testa, infatti, non sono tutti uguali. Parlando di calvizie maschile (calvizie androgenetica) i capelli posti sulla parte superiore del capo sono quelli che abitualmente possono cadere, al contrario di quelli che abbiamo posteriormente e lateralmente che sono quelli permanenti. Se questi ultimi, prelevati accuratamente, vengono trasferiti nelle aree calve o diradate, cresceranno per tutta la vita.

Eppure ci sono persone che si sono pentite del trapianto di capelli. Perché?

Il problema non è nel trapianto di capelli in sé, che effettivamente è ancora oggi la soluzione più efficace al problema. Bisogna porsi alcune domande: quale tecnica viene usata? Quanta esperienza ha il chirurgo? In quale struttura si è svolto l’intervento? È il momento giusto per intervenire o è meglio aspettare? Quali aspettative ha il paziente?

Ad esempio uno dei problemi risiede nel tessuto cicatriziale che si forma in seguito all’intervento. La tecnica FUE, molto pubblicizzata perché più semplice per l’operatore, crea molto tessuto cicatriziale sul cuoio capelluto per via della tecnica estrattiva a “strappo”, che soprattutto nel caso di trapianti estesi, indebolisce il cuoio capelluto compromettendo la vita dei capelli rimasti. La tecnica scelta è importante, perché può incidere non tanto sul numero di capelli trapiantati, quanto sulla percentuale di quelli che ricrescono, che in definitiva sono quelli che contano. Una tecnica che rovina molti capelli come la FUE, può promettere un alto numero di innesti, ma gran parte di questi non cresceranno.

L’esperienza del chirurgo gioca poi un ruolo fondamentale nella naturalezza del risultato finale e nella qualità generale dell’intervento. Purtroppo anche qui è necessario stare attenti: l’ISHRS, un’associazione internazionale di chirurghi esperti in trapianto di capelli, ha denunciato più volte l’effettuazione di tali interventi da personale non medico, ed addirittura neanche infermieristico, quindi assolutamente non qualificato, nelle cliniche di quei paesi noti per il turismo sanitario, dove gli standard di sicurezza sono più bassi dei nostri.

Infine, il paziente deve avere un’aspettativa realistica del risultato. Molte foto di trapianti che si trovano in rete sono “taroccate” e comunque non possono essere considerate uno standard. Ogni calvizie è diversa e ogni paziente avrà un risultato diverso e per non rimanere delusi, è necessario essere informati in anticipo su che cosa davvero si può ottenere nel caso specifico.

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