“Ce l’abbiamo fatta, contro tutti e contro tutto ma ce l’abbiamo fatta”. È la prima frase che, fronti congiunte, Fabio Anselmo dice a Ilaria Cucchi.
Sono appena trascorse le cinque e più ore di camera di consiglio dei giudici di Cassazione. E sono trascorsi dodici e più anni da quel giorno in obitorio, quando la sorella vide il corpo martoriato di Stefano Cucchi.
Qual è stato il primo pensiero appena sveglio, la mattina dell’udienza decisiva?
È stato: speriamo non finisca come per Magherini, dove siamo dovuti ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Ma ho anche pensato che sarebbe stata una giornata che, comunque andasse, sarebbe passata alla storia
E in quelle cinque ore di sospensione, quelle della camera di consiglio?
In quelle ore si soffre tantissimo. Sei circondato dalle tue elucubrazioni, analizzi le varie possibili teorie, pensi se potevi fare qualcosa di più. Ma in questo caso ero soddisfatto del lavoro mio e del mio studio, in particolare di quello dell’avvocata Alessandra Pisa, e di come eravamo riusciti a dimostrare ce gli aspetti medico-legali dicevano al mondo che avevamo ragione noi.
Eppure fino a lunedì sera c’era chi diceva che Stefano era morto per droga o anoressia o perché caduto dalle scale…
Dedico a loro, ai vari Salvini, Giovanardi e Tonelli questa sentenza. E a tutti coloro che non potranno più negare che Stefano è morto perché pestato violentemente. Quello della Cassazione è un passaggio fondamentale che non permetterà più a nessuno di vomitare impunemente odio e disprezzo sulla famiglia Cucchi.
Ilaria Cucchi, nelle varie occasioni che è stata a Ferrara per eventi o manifestazioni pubbliche, ha sempre detto che «tutto è partito da qui», dalla città estense.
È vero. Tutto è partito dal caso Aldrovandi e questo è uno dei motivi che lega tanto Ilaria a Ferrara, anche se a questo si associa una certa amarezza per le note vicende dei Pinguini estensi.
Tutto è iniziato da qui e tutto finisce a Roma, a 10 anni esatti dalla sentenza definitiva del caso Aldrovandi. Se ripenso a quello che abbiamo vissuto mi viene da dire che siamo stati folli. Ma quella follia è stata utile.
D’altronde Einstein diceva che «solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero». Ma che differenze ci sono tra questa sentenza e quella contro chi ha ucciso Federico Aldrovandi?
Sono vicende diverse ma simili. Ad accomunarle c’è sicuramente una drammatica campagna mediatica che ha colpito chi cercava la verità. E questo, va detto, senza ricevere una adeguata protezione dalla magistratura.
Anche Federico venne pestato barbaramente. C’è una sentenza più giusta dell’altra?
All’epoca fu estremamente difficile trovare testimoni diretti dei fatti disposti a dire quello che avevano visto. Secondo me anche quello di Federico fu un omicidio preterintenzionale, ma temo che se fossimo andati in Corte d’Assise avremmo perso. Quindi fece bene il pm Nicola Proto a perseguire i responsabili per omicidio colposo. E oggi, partendo da quella tragedia ferrarese, dopo 150 udienze e 15 gradi di giudizio abbiamo le scuse ufficiali dell’Arma e una sentenza storica. E oggi è attesa un’altra sentenza storica in una importantissima vicenda che coinvolge un altro protagonista di allora, il dottor Proto, che rappresenta la procura nel processo per la Strage di Bologna.
Però ha leggermente deviato dalla domanda di partenza: c’è una sentenza più giusta di un’altra?
Forse sì. Forse sì.
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