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5 Aprile 2022
Da anni la Russia lavora a un’infrastruttura digitale in grado di funzionare separatamente dalla rete globale: strategia difensiva o nuovo strumento di controllo?

Cos’è il RuNet, ovvero la rete internet indipendente russa

di Redazione | 3 min

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Twitter, Facebook, Instagram: uno dopo l’altro ogni social sta sparendo dalla Russia, da quando il governo ha dichiarato guerra anche a Meta, l’azienda di Mark Zuckerberg che fa funzionare proprio gli ultimi due social.

La scelta di fatto isola l’intero Paese e con esso più di 80 milioni di persone, che con grande fatica riusciranno ad accedere a delle informazioni “alternative” rispetto a quelle proposte dai mezzi di comunicazione riconosciuti e approvati dal Governo.

Sebbene la scelta sia recente e strettamente legata al rapido aggravarsi della situazione in Ucraina, bisogna sottolineare come, in realtà, il progetto di “staccare” la spina alla rete e rendere così il Paese in un certo senso “indipendente” rispetto al world wide web è un progetto che risale a un po’ di tempo fa.

Anzi, è del 2019 la legge firmata dal presidente Putin che prevede l’implementazione di una rete di infrastrutture, che diano la possibilità alla Russia di sostituire l’attuale internet con una versione nazionale.

Il nome di questa rete è RuNet e, dopo anni di progettazione, non solo ha visto la luce, ma potrebbe anche cominciare a funzionare, visto l’embargo digitale che si appresta ad affrontare il Paese.

Nelle intenzioni dei suoi creatori, RuNet dovrebbe poter comunicare con la rete internet globale ma, in caso di necessità, dovrebbe anche riuscire a staccarsi da quest’ultima garantendo una connessione separata e comunque funzionante.

Originariamente, i motivi che hanno spinto i russi a implementare questo strumento sono stati sostanzialmente difensivi: in caso di un attacco informatico, infatti, RuNet può isolare l’aggressore sganciandosi dalla rete principale senza intaccare la navigazione, specialmente quella delle istituzioni.

Tuttavia, il progetto RuNet è sembrato sin da subito nascondere qualcosa in più.

Putin, quando ebbe occasione di parlarne, sottolineò come un internet autonomo e isolabile fosse necessario dal momento che la rete globale è “ampiamente controllata dall’estero”.

Avere RuNet, invece, garantirebe una forma di sovranità digitale, in cui le risorse digitali russe possono essere attivate senza dipendere da nessuno.

Ancora una volta, dunque, si delinea il progetto autarchico di Putin, che peraltro segue le mosse di un altro gigante a democrazia limitata: la Cina.

Da tempo, infatti, il governo cinese impone limiti e filtri stringenti al web e ai contenuti che vi si possono trovare sorvegliando di fatto ogni attività che viene fatta online grazie al Golden Shield Project, un progetto di censura capace di bloccare dati in entrata provenienti dai paesi stranieri, controllato direttamente dal Ministero della Pubblica Sicurezza.

Quello che si teme è che il RuNet, in definitiva, finisca per svolgere la medesima funziona, diventando uno strumento di controllo sull’informazione digitale, che riduca al silenzio chi non è allineato.

Ma se sparisce anche il web, con le voci dei dissidenti e le testimonianze di quello che accade al di fuori dei confini, chi riuscirà a sfidare e a mettere in dubbio la narrazione unica del Cremlino?

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