Cronaca
15 Marzo 2022
Nuova udienza del processo per l'omicidio. L'amica del calciatore argentano ha raccontato della lettera che l'accusavano di essere la responsabile della sua morte. L'ex compagno di squadra si rimproverò sempre di non averlo fermato quando andò via dall'hotel

Processo Bergamini. Le accuse alla De Bonis e il senso di colpa di Padovano

di Redazione | 2 min

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Una lettera anonima l’aveva accusata di essere la responsabile della morte di Denis Bergamini. A riceverla fu Graziella De Bonis, una ragazza per la quale il calciatore argentano provava particolare simpatia e alla quale si stava avvicinando dopo essersi lasciato con Isabella Internò, oggi a processo con l’accusa di aver architettato l’omicidio dell’ex fidanzato

A raccontare la storia è stata la stessa De Bonis – che poi negli anni divenne relativamente famosa e fu anche compagna di Fabrizio Frizzi -, sentita come testimone nell’udienza di lunedì 14 marzo, davanti alla corte d’assise di Cosenza. Quella lettera, per quanto fosse anonima, aveva una mittente considerata chiara: Internò, che era gelosa del rapporto col suo ex ragazzo.

“Sono state confermate circostanze fondamentali come il biglietto minatorio ricevuto dalla De Bonis pochi giorni dopo il delitto, per un dolore che spettava solo Internò”, spiega l’avvocato Fabio Anselmo, che insieme alla collega Alessandra Pisa assiste i familiari di Bergamini, parte civile nel processo. “Anche le sorelle Libero (Stefania e Teresa, al tempo amiche dell’imputata) l’avevano redarguita sul fatto che non dovesse essere lei a soffrire, che quel diritto spettava solo alla Internò”, riporta ancora il legale. E già prima le avevano consigliato di farsi da parte, come emerso dalle carte dell’indagine. Le due sorelle hanno invece cercato di smentire le circostanze.

E ancora, la donna ha raccontato anche di momenti di freddezza quando Internò vide un incontro a quattro che coinvolgeva la De Bonis, la sua compagna di classe Elena Tenzi (anche lei testimone), Bergamini e il suo compagno di squadra Michele Padovano.

E di Padovano, e del suo senso di colpa per non averlo fermato, ha parlato un altro testimone, il calciatore Stefano Ruvolo. Fu Padovano stesso a dirgli di quei momenti suggestivi avvenuti il pomeriggio della morte di Bergamini: erano all’hotel Agip, Bergamini ricevette una telefonata che lo turbò tanto, si alzò per andare via, rimase sulla porta, fissando a lungo Padovano che gli chiese cosa avesse, rispose che non aveva nulla e poi partì. Fu l’ultima volta che Padovano li vide vivo e per lungo tempo si rimproverò di non averlo fermato.

In apertura la corte d’assise ha parzialmente accolto la richiesta della procura di non trascrivere tutte le intercettazioni indicate dalla difesa. Molte sono state espulse dal processo. L’udienza proseguirà già mercoledì prossimo.

(articolo modificato dopo la pubblicazione iniziale: la scena di Padovano e Bergamini si svolse in albergo e non al cinema come era stato inizialmente riportato)

 

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