Bianchi: “Quanto succede nel petrolchimico di Ferrara interessa tutto il Paese”
“Sposare il sistema economico di produzione, come risposta forte e antitetica alla fede trumpiana del puro scambio”. Questa, in sintesi, la ricetta di Patrizio Bianchi
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Ultimo appuntamento martedì 20 maggio 2025 ore 17,30 per Storie d'Opera, la lirica raccontata nei libri nel Ridotto del Teatro Comunale Abbado di Ferrara
Un omaggio al più grande autore teatrale di tutti i tempi, visto attraverso gli occhi e la voce inconfondibile di Roberto Mercadini. Martedì 20 maggio, alle ore 20.30, è tempo de La più strana delle meraviglie
Martedì 20 maggio alle ore 17:30, la storica sala dell’Oratorio San Crispino si prepara ad accogliere un nuovo appuntamento del ciclo "Libri della Ragione", promosso dalla Libreria Libraccio
I biancazzurri battono 2 a 0 il Milan Futuro strappando la permanenza in Serie C
di Cecilia Gallotta
Una mostra che “senza timore abbatte le mura di Ferrara” e getta lo sguardo nello sconfinato orizzonte della campagna, della provincia, della Pianura Padana e del Po. È ‘Il sogno di Ferrara’, che da questo sabato (5 marzo) fino al 9 ottobre riempirà il Castello Estense delle oltre cento opere di Adelchi Riccardo Mantovani, compaesano di Vittorio Sgarbi con cui condivide scorci di memorie d’infanzia nei dieci anni che li separano.
“Dopo De Chirico nessuno ha dipinto tanta Ferrara come lui”, afferma il celebre critico d’arte di Ro, che è riuscito a portare per la prima volta in Italia un’antologica di Mantovani in occasione del suo ottantesimo compleanno: “Non volevo neanche farla, questa mostra – afferma l’artista con una schiettezza quasi ironica – e il motivo per cui siamo qui è l’insistenza di Vittorio”.
Tocca allora a Sgarbi “dare parole alle immagini”, come lui stesso afferma: “Tanti artisti riempiono di spiegazioni le loro opere, perché non sono sufficienti a parlare da sole. Questo non è il caso di Adelchi, che ha già detto tutto attraverso la sua pittura, capace di dare corpo ai sogni, di far vivere la materia e trasformare i colori in carne, foglie e architetture”.
Rimasto orfano di padre a quattro anni, Mantovani lascia Ro e viene affidato alle suore dell’orfanotrofio di Ferrara, prima di essere trasferito in collegio per imparare il mestiere di tornitore. “Adelchi era il figlio della bidella della mia scuola” racconta Sgarbi, a cui il destino ha serbato una strada completamente diversa da quel suo compaesano, che dopo il collegio partì per Berlino dove lavorò in fabbrica per anni.
Ma la passione per il disegno rimase sempre nel cassetto, che ogni tanto apriva per “trasporre i suoi sentimenti in immagini”: “Quando ero dalle suore – rammenta l’artista – mi procuravo le matite, strappavo le pagine dei quaderni e ne facevo dei quadernini più piccoli, che riempivo interamente di disegni”. Trapela una certa repressione dalle tele che ritraggono le sue ‘Sweet memories’, come recita sarcastico il nome dell’opera che raffigura i ricordi dell’orfanotrofio, in cui ad essere protagonisti sono i graffi sulla faccia e la tirata d’recchie delle suore, in un dettaglio capace di fissare il tempo. E anche la deserta piazza di Ro, “con la mia casa bombardata e in fiamme” fa notare Sgarbi tra l’ironico e l’irriverente, dà adito a diverse possibili interpretazioni, all’epoca della lotta di classe.
Rimane comunque “una poeticissima ricostruzione della memoria di Ferrara”, alla cui presentazione hanno voluto presenziare anche Paola Bassani ed Elisabetta Sgarbi, oltre agli assessori Gulinelli e Fornasini, e un folto gruppo di pubblico che ha riempito il numero massimo di persone consentite. Un viaggio che ripercorre in ordine cronologico l’intero percorso creativo di Mantovani, passando dai valori tradizionali della pittura e del disegno alla destabilizzazione della percezione del dato reale, proiettandolo in atmosfere oniriche e sospese. “Un poeta, più che un pittore – conclude Sgarbi – perché nelle sue immagini è racchiuso un patrimonio interiore, con cui è riuscito a trasporre, negli scorci nostrani, i suoi sentimenti, i suoi ricordi, i suoi turbamenti, e i suoi silenzi”.
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