
Massimo Magnani (foto dal profilo Facebook)
“Non avrei mai pensato di dover fuggire dalla guerra nel 2022, invece per la follia e la smania di potere di qualcuno ho vissuto anche questa esperienza, che sta, fortunatamente volgendo al temine con buon esito”. A scriverlo è Massimo Magnani, ex atleta olimpico ferrarese, oggi tecnico di atletica che sta rientrando dall’Ucraina dove si trovava per tenere un corso e dove era rimasto bloccato con l’avanzata dell’offensiva russa voluta da Putin.
“Ieri, per me, è stata la giornata peggiore – racconta Magnani in un post su Facebook -, non perché mi sia trovato in situazioni pericolose, ma per il lungo trasferimento, insieme ad una decine di persone che provenivano da città bombardate dell’est Ucraina e si recavano nella zona ovest del Paese per mettersi al riparo, ma senza lasciarlo. Per la prima volta mi sono sentito un profugo, un uomo in fuga da un atroce assurdità”.
Il convoglio ha dovuto subire rallentamenti e deviazioni, spostando la meta finale dalla Polonia alla Moldavia. “Per le notizie che ci venivano trasmesse abbiamo dovuto cambiare strada, puntando sui confini con la Moldavia, invece che su quelli della Polonia, perché diventati ‘a rischio’, oltre che super affollati di altra gente in fuga”.
Cambiamenti che hanno comportato anche l’esigenza di trovare una nuova sistemazione per la notte “individuata in una casa a circa 100km dal confine moldavo e messa a disposizione da un amico di uno dei membri della società che mi aveva contattato per lo stage di formazione”.
Una notte passata “in una grande sala che assomigliava ad una palestra, utilizzato tutti lo stesso unico bagno e abbiamo mangiato qualcosa tutti insieme”. “Prima di prendere sonno – confessa il tecnico – mi ha preso una grande tristezza, pensando al futuro di queste persone e a quello dei tanti amici ucraini che ho”.
Sabato mattina, infine, la ripartenza: “Ci siamo preparati, prendendo un caffè tutti insieme e brindando con questo ad un futuro migliore per tutti. L’azzurro del cielo era in forte contrasto col grigio del pensiero di tutti, in particolare di un paio di ragazzi che probabilmente pensavo ai loro sogni andati in fumo”.
Magnani ha lasciato il gruppo e viaggiato da solo con due accompagnatori – “uno dei quali addirittura armato per proteggere la mia sicurezza” – collegati al governo Ucraino “che mi hanno accompagnato attraverso il corridoio preferenziale predisposto per me, facendomi saltare qualche posto di blocco e una lunga fila presso la dogana moldava”. Qualche privilegio che Magnani non solo riconosce ma sui quali riflette: “Mi mettevano in imbarazzo di fronte a tanta gente attesa da un futuro ben più incerto del mio. Passato il confine ho trovato la macchina ‘dedicata’ che mi sta tuttora portando a Bucarest, dove un amico, consigliere della Federazione rumena di Atletica, con la collaborazione della stessa mi assisterà fino all’aeroporto di domani”.
“Il più è fatto e il pericolo passato, ma difficilmente potrò dimenticare questa esperienza e i diversi momenti della stessa”, afferma Magnani, che conclude: “Mi rimangono due sentimenti, uno di paura per la sorte dei miei amici ucraini e di questo Paese, il quale dovesse perdere la propria indipendenza farebbe precipitare tutti noi verso un periodo buio e dal futuro incerto. L’altro di ringraziamento per tutti coloro che in vario modo e a vario titolo mi hanno aiutato, in particolare la Federazione Ucraina di Atletica e il gruppo Newrun, senza dimenticare tutti voi che mi avete moralmente sostenuto con messaggi di vario tipo. Siete stati davvero tanti, questo mi dà gioia: avere amici è una bella cosa”.
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