Cronaca
22 Febbraio 2022
La procura chiede il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. Le accuse vanno dalla concussione al peculato, fino alla contraffazione di sigilli e all'aver 'gonfiato' i danni di un assalto al bancomat per ottenere più denaro dall'assicurazione

Tangenti in Fiera, chiesto il processo per gli ex vertici

di Daniele Oppo | 3 min

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Cinque richieste di rinvio a giudizio per cinque indagati per il sistema di malaffare che tra 2012 e 2017 avrebbe fatto da torbido sfondo alla gestione di Ferrara Fiere. L’udienza preliminare è già stata fissata per il 29 marzo, quando le parti si troveranno a discutere davanti al gup Carlo Negri le richieste di non luogo a procedere o di mandare tutti a processo.

Il sostituto procuratore Ciro Alberto Savino ha chiesto il giudizio per Nicola Zanardi, ex presidente di Ferrare Fiere e poi consigliere delegato (assistito dall’avvocato Marco Linguerri); per il suo successore Filippo Parisini (dimessosi a seguito dell’indagine, assistito dall’avvocato Claudio Maruzzi), per la direttrice Giorgina Arlotti (avvocato Linguerri), per Angelo Rollo, amministratore della società che stampava i biglietti per la Fiera (avvocato Simone Bianchi) e infine per il grande accusatore: Pietro Scavuzzo, ex pentito di mafia, al tempo deus ex machina degli allestimenti in Fiera (difeso dagli avvocati Elisabetta Marchetti e Lorenzo Buldrini).

Le accuse, a vario titolo, vanno dalla concussione al peculato, passano per la contraffazione di pubblici sigilli e arrivano alla falsificazione di documenti relativi a un sinistro per ricevere più soldi dall’assicurazione. In ballo ci sarebbero circa 300mila euro che tra 2012 e 2017 sarebbero indebitamente transitati nelle tasche degli amministratori tramite mazzette o facendo la cresta sugli incassi degli allestimenti fieristici, sui proventi dei bar e dei parcheggi, o addirittura tramite la vendita di biglietti falsi per i vari eventi.

È solo il primo tempo di un’inchiesta più ampia e ancora in corso che riguarda anche un grosso appalto pubblico da 5 milioni di euro per la riqualificazione post sisma del quartiere fieristico, che secondo gli inquirenti venne pilotato e gonfiato.

In questo primo filone, le accuse più gravi (concussione) riguardano i due ex presidenti, Zanardi e Parisini, che secondo la procura avrebbero preteso da Scavuzzo – vittima ma anche approfittatore del sistema – il pagamento di mazzette e favori personali (un costoso orologio, un anello con brillante, allestimenti per feste private, imbiancatura di locali privati) per garantirgli l’esclusiva per gli allestimenti in Fiera: l’imprenditore, ex pentito, doveva dare loro il 20% degli incassi.

Zanardi e Arlotti sono accusati di peculato perché avrebbero anche intascato altri soldi in nero tramite una doppia contabilità dei bar negli eventi “Auto e Moto” e “Militaria” del 2016. Parisini e Scavuzzo con lo stesso gioco avrebbero fatto altrettanto negli eventi tra 2016 e 2017, e avrebbero fatto anche la cresta sui parcheggi tramite l’emissione di doppi biglietti, fuori dalla contabilità ufficiale.

Zanardi e Arlotti sono accusati anche per aver creato un doppio canale di vendita, uno dei quali realizzato con vecchi carnet, fuori contabilità, per intascare circa 12mila euro nel 2012 in occasione del Misen.

La tecnica si sarebbe sofisticata in occasione delle fiere del 2015 e del 2016 (in tutto quattro giornate di Misen e due di Carp Show): Zanardi e Arlotti, con il supporto di Angelo Rollo e della sua società, avrebbero proceduto a una doppia emissione di ticket ‘nuovi’ ma ritenuti contraffatti, in modo da eludere la rendicontazione Siae, nonché la contabilità della Fiera (qui è contestato anche il reato di contraffazione di pubblici sigilli).

Zanardi e Arlotti sarebbero poi gli artefici di un raggiro ai danni di un’assicurazione per aver pompati i danni subiti dall’Ente Fiera in occasione di un colpo con esplosione al bancomat della CariCento, avvenuto il 12 gennaio 2015 così da ottenere un indennizzo assicurativo oltre quattro volte il danno reale.

Un sistema, quello scoperto da procura, carabinieri e guardia di finanza, scoperchiato da Scavuzzo dopo che non sarebbe stato più in grado di versare la tangente richiesta: secondo la sua versione sarebbe stato escluso dai nuovi allestimenti e l’Ente Fiera avrebbe anche rallentato i pagamenti arretrati facendogli accumulare un credito enorme quanto i problemi di liquidità che si andavano accrescendo. Il rapporto sembra essere stato transato a quota 50mila euro, poi Scavuzzo risulta aver lasciato la società, vendendola, a detta sua, per pochi euro.

 

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