20 Ottobre 2010
Intanto si fa strada una 'speranza' alternativa alla 'liberazione' dalla Ccsvi, il fingolimod

Sclerosi Multipla: alle Iene nuove testimonianze pro Zamboni

di Redazione | 4 min

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(Frame tratto da Video Mediaset)

Le Iene non mollano la presa. Perché la Sclerosi Multipla è croce per gli oltre 60mila affetti in Italia, perché difficile arginare la speranza di chi vede all’orizzonte con una semplice operazione ambulatoriale il ritorno ad una vita normale, anche solo sentire il calore o il freddo di una superficie o fare una camminata senza stampelle o sedia a rotelle.
Questa sera l’inviato del programma di Italia 1, Giulio Golia, torna per la terza volta in video con la cura-Zamboni al centro  del servizio. Dopo essere stato anche dal ministro della Sanità Ferrucio Fazio, questa sera il giornalista Mediaset proporrà i pareri del chirurgo napoletano Vittorio Iaccarino e del neurologo Giancarlo Comi, che illustreranno le ragioni per cui si schierano più o meno apertamente con la teroai perfezionata dal direttore del Centro di Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara. Verrà fatto vedere anche un ospedale di Napoli dove già la ‘liberazione’ delle vene occluse nei casi di Ccsvi (l’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale) viene praticata.

Fazio, avanti con i piedi di piombo. Sono giorni che web, tv radio e giornali parlano di Sclerosi Multipla e di questa possibile soluzione chirurgica, il nome di Zamboni è citato in ogni parte, e ieri sul tema, attraverso le pagine del Quotidiano Nazionale, è tornato lo stesso Fazio. Che però raffredda gli animi, queste le frasi più emblematiche del suo pensiero: “Prima di dare speranze ai malati dobbiamo andare a vedere bene […]“due giorni fa c’è stata una riunione del Consiglio superiore di sanità dedicata a questo tema”, nella quale “è stato ribadito che per l’associazione tra Ccsvi e la sclerosi occorrono ancora dimostrazioni […]”. Mi hanno fatto molto piacere le dichiarazioni del dottor Zamboni estremamente serie e responsabili”.
Per capire come il medico del Sant’Anna non voglia forzare la mano su un argomento così delicato, come sottolineato da Fazio, bastava leggere la Repubblica di ieri, dove ad Arnaldo D’amico il professor Zamboni dichiarava: “Li capisco quando chiedono la liberalizzazione dell’intervento. Ma capisco anche il politico che vuole aspettare la verifica sperimentale. L’angioplastica è comunque un intervento chirurgico. Inoltre, quello che stiamo cercando di dimostrare è che la Ccsvi è uno dei fattori che può scatenare la sclerosi multipla, non la causa. Infine, deve essere chiaro che le disabilità acquisite non guariranno mai, i danni che la malattia ha procurato al sistema nervoso purtroppo non regrediscono. Ai malati dico: non abbandonate i farmaci e non operatevi al di fuori di programmi di ricerca rigorosi e controllati. So che in Italia e all’estero si fa l’angioplastica a chiunque, con parcelle che arrivano anche a 50 mila euro. Ma non ci si fa pagare per una cura che non ha concluso il suo iter sperimentale”.

Nuova frontiera: una cura orale
. Altra notizia – che, davvero, abbondano in queste settimane – che interessa i soggetti affetti da Sclerosi Multipla è la sperimentazione di un farmaco che si assume per via orale, che potrebbe far finire il periodo delle iniezioni periodiche.
Il nome del farmaco è fingolimod, ed è il frutto del lavoro dei ricercatori Novartis impegnati sulla sperimentazione da oltre sette anni; questa frontiera parallela alla via chirurgica studiata da Zamboni è stata presentata ufficialmente a Goteborg, dove era presente anche il professore del Sant’Anna, dove si è tenuto l’Ectrims (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) a cui ha preso ovviamente parte il professore del Sant’Anna, scoperta che pare abbia già strappato parere positivo della Food and Drug Administration americana (Fda), che Oltreoceano si occupa dell’immissione in commercio di farmaci e alimentari.

La sperimentazione in Emilia Romagna
. In linea teorica entro metà novembre dovrebbe partire una sperimentazione che verificherà nell’arco di un anno le migliorie su pazienti trattati con i farmaci tradizionali in un caso e quelli ‘liberati’ dall’occlusione alle vene extra-cerebrali così come concepito da Zamboni. Resta ancora da definire il numero dei pazienti che saranno monitorati, mentre si ipotizza in almeno una decina di istituti italiani quelli coinvolti nel monitoraggio della speranza.
Anche Oltreoceano ovviamente si cerca una verità sulla correlazione tra la guarigione dalla Ccsvi e il miglioramento delle condizioni dei malati di Sm: ad esempio le stesse associazioni dei pazienti hanno deciso di finanziare studi approfonditi. Un caso su tanti quello della National Multiple Sclerosis statunitense che ha finanziato 2 milioni e 400mila dollari da distribuire fra Usa e Canada per verifiche sull’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale.

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