Attualità
8 Gennaio 2022
Primo classificato al bando nazionale Asi per la Stazione spaziale internazionale

Drain Brain 2.0, il progetto di Paolo Zamboni vola nello spazio

di Redazione | 2 min

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Il professor Paolo Zamboni

È stato messo a punto nei laboratori dell’Università di Ferrara, e presto raggiungerà lo spazio insieme agli astronauti dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). 

Lo strumento sviluppato nell’ambito del progetto Unife Drain Brain 2.0 si è classificato primo a livello nazionale tra oltre 35 proposte, risultando vincitore del bando per “ricerche e dimostrazioni tecnologiche sulla Stazione spaziale internazionale”.

A descrivere il progetto il professor Paolo Zamboniprincipal investigator e Direttore del centro delle malattie vascolari dell’Ateneo: “Drain Brain 2.0 è incentrato sull’utilizzo a bordo da parte degli astronauti di uno speciale collarino dotato di sensori di piccolissime dimensioni. Grazie a questo strumento, sarà possibile rilevare i segnali circolatori del cosiddetto asse cuore-cervello, con cui potremo misurare le variabili legate al flusso nella vena giugulare e nell’arteria carotide sincronizzati con l’elettrocardiogramma”.

Il progetto coinvolge in maniera interdisciplinare diversi dipartimenti dell’Ateneo di Ferrara. Accanto al professor Zamboni, anche il professor Angelo Taibi del Dipartimento di fisica e scienze della terra, la ricercatrice Erica Menegatti del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna e il dottorando Giacomo Gadda del Dipartimento di fisica e scienze della terra.

Finanziato con circa 450mila euro, Drain Brain 2.0 ha un interesse strategico in ambito spaziale, poiché affronta il tema centrale della salute dell’equipaggio: “I problemi cardiovascolari e neurologici delle/degli astronauti (dovuti all’assenza di gravità e ai fenomeni di adattamento) sono ad oggi il primo ostacolo alla possibilità di prolungare i voli spaziali al di sopra dei sei mesi – spiega Zamboni – Lo strumento che abbiamo sviluppato fornirà dati indispensabili per organizzare le necessarie contromisure per la sicurezza degli astronauti nelle missioni spaziali. In vista di viaggi più impegnativi come quelli su Marte e su altri pianeti della via Lattea: missioni volte a procacciare nuove fonti energetiche che possono permettere la sostenibilità della vita sul pianeta Terra nei prossimi secoli”. 

Drain Brain 2.0 trae origine dal precedente e innovativo esperimento Drain Brain, eseguito in orbita nel 2015 dall’astronauta Samantha Cristoforetti, sempre con il coordinamento del professor Zamboni. “I risultati straordinari di quella sperimentazione hanno permesso ai ricercatori ferraresi di realizzare questo nuovo pletismografo che può essere facilmente indossato da tutte/i gli astronauti a bordo, permettendo in questo modo di monitorare il ritorno venoso cerebrale su un numero molto più grande di soggetti e per un tempo maggiore, semplificando notevolmente le operazioni a bordo. 

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