Indiscusso
28 Dicembre 2021

Sotto il vestito di luce… niente!

di Marzia Marchi | 4 min

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Ferrara che splende per Natale, gli spot con i personaggi famosi, perfino la pecorella smarrita riportata all’ovile, poco prima di Natale!

Indubbiamente il nostro Sindaco ha dei bravi comunicatori alle spalle o forse lo è lui stesso. Tanto di cappello!

Ma se possiamo incantare i non residenti con le palle di luce, per gli abitanti c’è una realtà ben diversa, perfino per chi, come me, abita nel cuore del centro storico, intasato di monopattini abbandonati sugli instabili marciapiedi dei viottoli (perché si vanno rifacendo solo quelli delle strade altamente visibili), scarabocchiato in ogni anfratto e soprattutto lordato di rifiuti abbandonati senza criterio accanto ai cassonetti e impestato di mozziconi di sigaretta.

C’è qualcosa che manca in questa città che si mette la cipria sulle ferite: è l’educazione, la prevenzione, la solidarietà. Vecchie ferite, indubbiamente, che non sono curate ma solamente nascoste sotto il vestito di luce, che siano le palle di Natale o i concerti dei big.

Nessuna campagna di educazione e sensibilizzazione alla corretta raccolta differenziata, che a Hera non conviene visto che ha aumentato il volume dei rifiuti da bruciare.

Nessuna sensibilizzazione nelle scuole contro il fumo e i suoi effetti collaterali, anche in termini di inquinamento ambientale oltre che di salute.

Nessuno spot contro la movida indiscriminata che mette a ferro e fuoco le strade del centro nelle serate dedicate e lascia strascico di minorenni in coma etilico.

Nessuna campagna di educazione ad una mobilità sostenibile, salvo intasare i marciapedi di monopattini che viaggiano in spregio a qualsiasi regola di sicurezza e tra un poco ci troveremo pure le bici elettriche abbandonate in tuti i cantun!

Nessun rispetto per l’ambiente, con la previsione di un mega concerto nel parco urbano in spregio a tutta la fauna che ci vive e alla flora che ne uscirà massacrata. E un parco, quello della stazione, che da giardino s’è trasformato in luna park con l’unico risultato che gli spacciatori si sono spostati solo un poco più in là, perché di campagna di prevenzione al consumo di droga non ho sentito parlare. La guerra ai piccoli spacciatori, vittime essi stessi di un gran business e della loro forzata emarginazione è più facile di quella contro le ragioni del consumo di droga. Più semplice allora stendere i fili di luci natalizie o il linoleum di un campo da basket.

Ma c’è anche una cittadinanza incantata dai lustrini – va detto – che bercia ai poveri e agli emarginati, rinchiusa in un individualismo che s’identifica con l’immagine del ricco e vincente, sia esso sportivo o artista, politico o imprenditore. Quella società dell’immagine che tenta di consolare le sue tristezze con le palle colorate. Questo è l’inganno più triste che si pratica a Ferrara ora in pompa magna ma in tutto il Paese.

Se amministrare è diventato ammaestrare… e uso il termine non a caso, visto l’intento di penetrazione nelle scuole dei più piccoli che l’amministrazione mette in atto da tempo, prima provando a regalare poco attraenti crocifissi e ora anacronistici libretti in dialetto ferrarese.

La patetica partecipazione delle mie colleghe all’esaltazione del Sindaco mi intristisce perché qualunque insegnante di primaria, in coscienza, sa che nessun bambino di propria sponte elaborerebbe un ritratto del sindaco con scritto “grazie Alan” in seguito al dono di un libricino in dialetto! Niente da dire contro il dialetto che anzi amo ritrovare nelle parlate, ormai rare, degli anziani ma il recupero del dialetto non ha nessun senso se non si recupera il senso della comunità, la condivisione e la partecipazione di una popolazione alla vita della città, la quale non può avvenire tra le corsie degli innumerevoli supermercati che spopolano la vita dei quartieri.

Lo dicevo e scrivevo anche con la precedente amministrazione: occorre coltivare la cura. La cura degli spazi comuni di cui ciascuno deve sentirsi responsabile. La cura dei più fragili, in qualsiasi condizione si trovino. La cura del benessere della popolazione tutta, senza discriminazioni di provenienza. La cura dell’ambiente in cui viviamo che sta peggiorando di ora in ora.

O vogliamo una sparuta minoranza di ferraresi doc che vivono nelle case recintate dalle cancellate, che giocano nei loro parchi dedicati, che parlano il loro dialetto e che se la suonano e se la cantano mentre intorno il resto va a pezzi?

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