Politica
30 Novembre 2021
“Se l'avvocato non rettifica, lo segnaleremo all'Ordine”. Il legale: “È proprio il sindaco ad usare per primo l'espressione 'delirante'”

Ferrara, l’intera maggioranza contro Fabio Anselmo

di Redazione | 4 min

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Parole forti quelle del candidato sindaco del centrosinistra che, fiancheggiato da tutti i consiglieri di opposizione e dalla candidata Elajda Kasa, attacca il sindaco Alan Fabbri e tutta la maggioranza non solo per la cartellonistica presente in tutta la città, quanto per l'utilizzo del fondo di riserva per finanziare attività per le quali non capisce il criterio di urgenza applicato

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Come primo atto del consiglio comunale la maggioranza di centrodestra ha presentato un ordine del giorno urgente per chiedere l’intervento dell’ordine degli avvocati contro Fabio Anselmo.

È stata la consigliera Paola Peruffo di Forza Italia a leggere il documento, ricordando la sentenza del Tar che ha confermato la validità della surroga di Rossella Arquà e, sorvolando sulle accuse del sindaco Alan Fabbri, stigmatizzando Anselmo per aver rilasciato alla stampa “commenti particolarmente pesanti e irosi, non solo inopportuni e offensivi ma evidentemente volti a screditare la figura del sindaco in termini istituzionali e personali”

Risulta “particolarmente inaccettabile l’affermazione «per Fabbri un’adeguata terapia psicologica di sostegno potrebbe essere auspicabile».

Alla fine l’odg chiedeva di impegnare sindaco e giunta a “chiedere formalmente all’avvocato Anselmo opportuna rettifica pubblica” e “intervenire presso l’ordine degli avvocati con adeguata segnalazione”.

Quanto basta per far dire ad Anna Ferraresi, assistita proprio da Anselmo per le cause contro il vicesindaco Lodi e il vicecapogruppo Solaroli come persona offesa, che non se la sentiva di continuare la seduta: “sono disgustata da come siete bravi a deviare l’attenzione da cose ben più gravi”. “Vi saluto e vi auguro buon proseguimento” le sue parole prima di chiudere il collegamento.

L‘urgenza non è passata per mancanza del quorum e allora, per far uscire la questione fuori del consiglio comunale, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Ferrara Cambia e Prima Ferrara con Alan Fabbri hanno inviato un comunicato congiunto.

“Se mancava la prova ora è evidente – questo l’inizio della velina -: l‘avvocato Fabio Anselmo con le sue esternazioni tenta di fare politica, sfruttando l’ambito giudiziario, per mano delle minoranze che scarseggiano di veri argomenti politici e si buttano sulle azioni giudiziarie”.

“Il Pd, insieme alle altre minoranze – continua il comunicato -, ha rifiutato di inserire il tema nel programma dei lavori della seduta odierna probabilmente per non trovarsi nella scomoda posizione di doversi pronunciare contro le improprie esternazioni del professionista che oggi funge da braccio armato di una opposizione ripiegata su sé stessa”.

Lega e alleati invitano quindi Anselmo a una rettifica di “una affermazione che oltre al sindaco ferisce chiunque fruisce oggi di terapie di supporto psicologico, terapie che vanno considerate preziosi aiuti a chi si trova in difficoltà per qualsiasi motivo in un momento della propria vita. Se l’avvocato non provvederà a rettificare, come gruppo consiliare, ci rivolgeremo all’Ordine degli avvocati per segnalare l’accaduto e chiedere una presa di posizione”.

Alla fine è lo stesso Anselmo a replicare, dicendo che “nutro profondo rispetto per il mio sindaco in ragione dell’istituzione che rappresenta, come ho già ho avuto modo di specificare a risposta delle offese personali e professionali che egli mi ha rivolto”.

Il riferimento è agli attacchi di Fabbri al penalista all’indomani della notizia della sentenza del Tar sul caso Arquà.

“Sono costretto ancora una volta a ribadire il fatto che non ho mai avuto incarichi politici nè ruoli politici – aggiunge Anselmo -, e che non ho mai avuto nè ho intenzione alcuna di candidarmi a sindaco della città. In egual misura posso riaffermare ancora di non essere in possesso di alcuna tessera politica”.

Quanto all’accusa di essere una specie di braccio armato del Pd, “io difendo ed assisto persone aderenti a tutti gli schieramenti politici, alcuni con ruoli anche istituzionali, e il mio impegno non varia in alcun modo in base alla loro fede politica. Come è dovere per un avvocato”.

E ricorda le “plurime accuse ed offese” ricevute dal sindaco “per il solo fatto di aver accettato la difesa delle signore Arquà e Ferraresi, usando espressioni nei miei confronti pesantissime. Mi ha accumunato a suoi avversari politici sostenendo esplicitamente che io avrei esercitato ed esercito la mia attività professionale per scopi politici nell’interesse di soggetti diversi (Pd) dai miei assistiti per conseguire vantaggi politici futuri (vittoria alle elezioni) anche personali”.

Anselmo ricorda inoltre che proprio Fabbri avrebbe “offeso pesantemente la mia assistita Arquà, arrivando poi a qualificare come vile il mio modo di fare, dicendosi nauseato” e “si intromette in maniera gravemente offensiva negli ambiti dei rapporti professionali tra me e le mie assistite. Ciò che dico è semplice verità che non può in alcun modo essere messa in discussione”.

“Si è trattato insomma – spiega – di un intervento pubblico confuso e scomposto e tutto teso, con finalità indiscutibilmente offensive, a spostare nei miei personali confronti una vicenda giudiziaria in un ambito prettamente politico, al solo fine di delegittimarla. È proprio il sindaco ad usare per primo l’espressione ‘delirante’, facendo esplicito riferimento all’oggetto del mio lavoro, in nome e per conto della consigliera Anna Ferraresi”.

“Ribadisco il mio rispetto nei confronti della figura istituzionale, ma respingo l’offensiva strumentalizzazione politica che di questa ne viene fatta, travisando circostanze e affermando falsità – conclude -. Si tratta pertanto di capire se questo è stato fatto in buonafede a causa di un non corretto esame di realtà, oppure con dolo. Una cosa è certa: che se il sindaco Alan Fabbri si arroga il diritto di porre in essere quel che lui stesso definisce un attacco ‘politico’ di tal fatta nei confronti di chi politico non è, non può poi dolersi del fatto che se quest’ultimo lo subisce non abbia a reagire difendendosi sul medesimo piano politico”.

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