Bondeno. Questo sabato, 16 ottobre, a partire dalle ore 16 verrà presentato a Stellata il libro I Pilastri della Terramara. Alle radici di economia, società e ambiente nel territorio di Bondeno.
«Si tratta di una vera e propria pubblicazione scientifica sugli scavi archeologici condotti fra Pilastri e Burana dal 2013 al 2018 – commentano il sindaco, Simone Saletti, e l’assessore alla Cultura, Francesca Aria Poltronieri –. Siamo molto soddisfatti che il nostro territorio si apra anche allo studio e alla ricerca di qualità, dapprima con l’inaugurazione del primo deposito archeologico dell’Alto ferrarese, e adesso con questa autorevole pubblicazione».
Gli scavi di Pilastri e di Burana hanno portato alla luce centinaia di reperti provenienti dalle epoche più disparate, che vanno dal Neolitico sino all’Antica Roma. «Gli scavi della Terramara trovano però le loro origini dal sisma 2012 – proseguono Saletti e Poltronieri –: a quel tempo, bisognava conciliare l’interesse della comunità con quello della storia. In un certo senso, la scoperta è andata di pari passo con la ricostruzione: per ogni famiglia che ha potuto riappropriarsi della propria casa, un reperto antico ci testimoniava l’esistenza di una famiglia del passato. Per ogni impresa che vedeva il proprio stabilimento ricostruito, gli scavi ci consegnavano testimonianze di antichissimi lavori e professioni oggi dimenticati. Insomma – chiosano i due amministratori –, a distanza di quasi dieci anni, gli scavi della Terramara significano per noi bondenesi anche ‘speranza’: è quindi suggestivo che la pubblicazione del libro arrivi proprio nel momento in cui stiamo finalmente uscendo da un’altra terribile emergenza, quella sanitaria dettata dalla pandemia, e stiamo man mano tornando a riappropriarci della normalità».
L’appuntamento è dunque fissato per questo sabato alle ore 16 presso la sala in cui si tiene la Sagra dell’Anatra di Stellata, a due passi dal Museo Archeologico “Ferraresi”. Oltre agli amministratori, interverranno diversi archeologi che negli anni hanno collaborato attivamente agli scavi, a partire da Simone Bergamini, e altri funzionari della Soprintendenza.
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