di Pietro Perelli
Matteo Renzi al Teatro Nuovo presenta il suo libro Contro Corrente nel quale racconta l’ultimo anno di vicende politiche che hanno avuto come momento clou la caduta del secondo governo Conte. Una scelta che il leader di Italia Viva rivendica, “se Draghi è lì lo si deve a Italia Viva” spiega il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano che modera l’incontro al quale partecipano tra i 150 e i 200 sostenitori.
“Abbiamo recuperato – dice sempre Sangiuliano – prestigio internazionale, lo spread è tranquillo e abbiamo un’ottima prospettiva nello spendere bene le risorse europee”. “Non è merito di Italia Viva – dice Renzi – ma è merito di Draghi. Noi abbiamo avuto la forza e il coraggio di dire che con Conte saremmo andati a sbattere contro il muro”. Non si è trattato però di una scelta a favore di sondaggio, anzi, “siamo andati contro i sondaggi perché la politica non è solo quello, serve determinazione nel seguire le proprie idee”.
È un Renzi in grande spolvero quello che arriva al Nuovo accompagnato da L’Allegria di Gianni Morandi che parte poco prima del suo ingresso come per gli showman. Attraversa la sala applaudito dai suoi sostenitori e compagni di partito tra cui Luigi Marattin e Barbara Paron. I capelli bianchi non mancano, le imitazioni di Berlusconi neanche, le critiche alla Lega e a Salvini men che meno, ma ciò che più di tutto occupa il dialogo sono le critiche a Conte, M5S e soprattutto a Rocco Casalino. Quest’ultimo, come già accaduto in tante occasioni, è colui che per primo viene attaccato dall’ex Presidente del Consiglio. “Conte – dice – è stato un ottimo collaboratore di Casalino”. Ma Conte è anche stato “il presidente che ha firmato i decreti sicurezza” ed è riuscito a “ridefinire il concetto di ipocrisia andando un giorno da una parte e l’altro dall’altra”.
Lega e M5S vengono accomunati per la modalità spregiudicata di utilizzare i social che ha portato la politica a essere misurata in base al consenso che uno ha in quel sondaggio. Mentre secondo Renzi il “leader deve dire anche cose impopolari e scomode, se sei un leader devi accettare il rischio dell’impopolarità sennò il primo ministro lo fa sempre quello più popolare. Il politico non è un influencer”.
Non poteva mancare un passaggio su “quel 4 dicembre”, giorno che ha cambiato la vita politica di Matteo Renzi. Uno dei pochi leader del centro sinistra che è riuscito a sfondare la soglia del 40% alle Europee ma che da quella soglia è precipitato proprio a causa di un referendum che comunque rivendica. “Quella battaglia referendaria la rifarei domani mattina”.
Oggi Renzi gode di una minoranza decisiva in parlamento, una minoranza causata anche da una legge elettorale che lui avrebbe voluto cambiare. E in questo sistema rivendica il poter essere decisivo in questo parlamento scagliandosi contro chi ritiene che non ne avrebbe il diritto per via di sondaggi che lo vedono tra il 2 e il 3%. “Il fatto che tu dica che io ho l’uno per cento denota quanto tu sia incapace facendoti mandare a casa da me”.
Un’ora, un’ora e mezza, nella quale il leader di Italia Viva racconta la sua versione dei fatti accaduti nell’ultimo anno accompagnato dalle domande del direttore del Tg2. Il quarto appuntamento di giornata nel quale Matteo Renzi pare voler chiamare a raccolta il proprio popolo in vista delle prossime battaglie politiche. Battaglie che partiranno dall’elezione del prossimo Presidente della Repubblica ma riguarderanno anche la futura Presidenza del Consiglio specialmente nel caso in cui Mario Draghi dovesse prendere il posto di Sergio Mattarella.
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