di Lucia Bianchini
Va a Francesca Nava il 57esimo Premio Estense, per il suo primo libro “Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale” edito da Laterza, che alla terza votazione ha ottenuto 27 preferenze e ha messo d’accordo la giuria tecnica presieduta da Guido Gentili e quella popolare.
Nava, giornalista d’inchiesta e attualmente collaboratrice di “Presa diretta” e diversi quotidiani nazionali, è stata la prima giornalista italiana a indagare sull’epidemia di Covid-19 a Bergamo e sulle tragiche conseguenze della mancata zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro.
“Purtroppo ho espresso un pessimismo di fondo – ha spiegato la vincitrice -, perché sono convinta che senza verità non ci sia futuro. Credo che l’unica ripresa possibile sia una ripresa consapevole, che guarda al futuro, ma facendo un’analisi non retorica del passato, degli errori. Credo che se anche solo una persona viene colpita o si interroga, e le inchieste sollevano domande e fanno cercare risposte, il giornalismo d’inchiesta ha fatto il suo lavoro”.
“Il libro parte da degli interrogativi – ha proseguito Francesca Nava-, perché è successo a Bergamo, perché in Lombardia. Il dubbio è che la salute non sia stata messa al primo posto e che il pesante definanziamento alla sanità dell’ultimo decennio abbia pesato e la pandemia sia stata un enzima catalitico che ha fatto esplodere le contraddizioni del sistema sanitario nazionale, ma anche del Paese: il focolaio non viene isolato, non viene fatto tracciamento epidemiologico, non viene creata subito una zona rossa. Perché? Sono convinta che chi doveva decidere avesse le informazioni per chieder la zona rossa, e questa convinzione mi ha portato a scrivere il libro, in certi passi anche molto duro. Ho raccontato la storia di molti lavoratori, che hanno pagato il prezzo più alto”.
Altro importante riconoscimento, la colubrina del trentasettesimo premio Gianni Granzotto, conferito a chi, operando nel campo dell’informazione, si è distinto per correttezza, impegno e personalità, destando l’attenzione di vasti settori dell’opinione pubblica nazionale è stato assegnato ad Andrea Purgatori: “Ho avuto delle opportunità che oggi sono quasi impossibili per la nuove
generazione di giornalisti – ha evidenziato -. Il futuro prossimo della professione è quello di essere sempre più credibili, sempre più attenti a non rimanere cinghia di trasmissione tra ciò che accade e chi deve fruire. È molto importante che i giornalisti recuperino il proprio ruolo con un lavoro indipendente, esercitando il loro ruolo di giornalisti e assumendosi la responsabilità degli elementi a disposizione, per raccontare una notizia nel modo migliore per il pubblico a cui la devono raccontare”.
Sul palco presenti anche gli altri finalisti del premio Estense. A partire da Giancarlo Mazzuca, che ha ritirato il premio anche a nome del fratello Alberto, con “Gianni Agnelli in bianco e in nero”: “È stato un personaggio secondo me unico – ha spiegato Mazzuca-, ha rappresentato il made in Italy, che era reduce dalla seconda guerra mondiale, ed è riuscito a portarlo al miracolo economico degli anni Sessanta. È stato in un certo senso un patriota, ma la definizione migliore è quella di Fellini, “fallo salire su un cavallo ed è un re”.
Insieme a lui Alessandro Sallusti con “Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana”, in cui Palamara, incalzato dalle domande del giornalista, ha raccontato di un potere che non può essere scalfito, e chi ci ha provato è stato abbattuto, come è successo allo stesso Palamara. “Palamara racconta e documenta come la magistratura sia divisa in
correnti – ha spiegato il giornalista – e finché il governo della magistratura sarà affidato a queste correnti si dovrà passare per il sistema, oppure un magistrato, per bravo che sia, non farà mai carriera”.
Infine, applausi anche per Walter Veltroni con “Labirinto italiano. Viaggio nella memoria di un Paese”, un libro non di storia, ma di storie, che descrive una serie di momenti nei quali una nazione si specchia, e ci dicono come abbiamo vissuto gioie e tragedie collettive.
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