Attualità
23 Settembre 2021
Una settimana di attività grazie a biblioteche, librerie, Teatro OFF e l’istituto C. Govoni

Si parla di laicità a Ferrara

di Redazione | 5 min

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In questi giorni a Ferrara si parla di laicità: le biblioteche (Ferrara e provincia), le librerie, il Teatro Ferrara OFF e l’istituto C. Govoni hanno promosso infatti una settimana di attività.

Alla libreria Feltrinelli si può vedere un banchetto espositivo a tema laicità, così al Libraccio così alla biblioteca Ariostea. Intanto all’Istituto Govoni (nella scuola media Tasso) sono cominciati gli incontri: prima il teatro di Marco Sgarbi e Giulio Costa, poi due conversazioni con Movimento Nonviolento e UAAR.

L’UAAR è l’Unione degli atei, agnostici e razionalisti. Abbiamo posto alcune domande all’ospite dell’incontro, Roberto Grendene, segretario nazionale.

Dott. Grendene, l’Uaar entra nelle scuole. Perché?

Per parlare di laicità, di spirito critico e dell’importanza di compiere scelte consapevoli. E per ragionare sul diritto dei futuri cittadini e delle future cittadine di rispondere “Posso scegliere da grande?” a questioni che coinvolgono l’adesione a convinzioni religiose. Mostrando che, tra le scelte che si potranno prendere in considerazione, esiste anche quella di non credere in divinità e di basare la propria vita su valori esclusivamente umani. In un paese laico la libertà di religione deve essere infatti garantita tanto quanto la libertà dalle religioni. Chiaramente il confronto con gli studenti deve avvenire alla presenza del docente, e l’opportunità offerta dall’IC Govoni di Ferrara è stata interessantissima perché inserita nel sorprendente progetto didattico “Laicità/Scuola/Società”.

Che cos’è la laicità per l’Uaar?

Per usare la sintesi di Carlo Flamigni, presidente onorario dell’Uaar scomparso lo scorso anno, laicità è dire “secondo me”. Ossia confrontarsi con gli altri senza pretendere di avere in tasca la Verità con la V maiuscola e di imporla agli altri. Laicità è garantire identici diritti a ogni persona, riconoscendo che ciascuna persona sarà differente da tutte le altre. La laicità in questo senso difende allo stesso modo sia la libertà di avere una religione che la libertà di non averne alcuna. E in entrambi i casi di non avere privilegi e di godere della medesima libertà di espressione. Esempi concreti? Non avere nella scuola pubblica l’insegnamento della religione cattolica, con docenti scelti dal vescovo per impartire insegnamenti “in conformità della dottrina della Chiesa” (come recita il Concordato). Non avere forme di finanziamento pubblico esclusivo per alcune confessioni religiose, come l’8×1000. Non avere discriminazioni nemmeno quando si muore: ogni comune dovrebbe garantire sale consone per i funerali civili, mentre spesso l’unica scelta possibile è andare in chiesa.

Come hanno reagito i ragazzi e le ragazze?

Con molto interesse. Sono rimasto in classe per un’ora e 40 minuti e non c’è stato un attimo di pausa: sempre qualche ragazza o ragazzo aveva interventi da fare e domande da porre, con l’opportuna supervisione del docente. Ed era anche l’ultima ora, abbiamo terminato alle 14! Ho mostrato un cartellone della nostra campagna “Posso scegliere da grande?” (immagine: https://blog.uaar.it/2017/11/10/posso-scegliere-grande-nuova-campagna/) che ha catturato l’interesse ed è emersa la testimonianza di genitori che hanno davvero lasciato liberi i figli di essere battezzati da grandi, ossia se e quando l’avessero voluto. È emerso anche il dato, a noi dell’Uaar ben noto, dell’invisibilità di atei e agnostici nella nostra società. Per gli studenti della classe i non credenti in Italia potevano essere 500mila, forse un milione, a esagerare due milioni. Il dato reale è invece di circa 10 milioni, più o meno il doppio dei fedeli di tutte le confessioni di minoranza messe assieme. E con un trend in crescita, visto che la maggior parte di non credenti sono giovani e giovanissimi. Ma nella società, nei mezzi di informazione e anche a scuola si parla quasi sempre di scelte religiose e ben poco di scelte di vita che non prendono in considerazione la religione. Nell’aula in cui si è svolto l’incontro non c’era il crocifisso, cosa non così infrequente almeno in regioni come l’Emilia Romagna. Ragazze e ragazzi hanno ragionato sulla presenza di un simbolo religioso – e in generale di simboli di parte – sui muri della scuola pubblica. È incoraggiante che nella discussione sia emerso il valore della tutela dei diritti delle minoranze in materia di diritti fondamentali e dell’inopportunità di imporre simboli rappresentativi della maggioranza o della “tradizione”. Anche perché la maggioranza di oggi può diventare minoranza domani, e una impostazione laica dei luoghi istituzionali garantisce tutti.

La vostra casa editrice (Nessun Dogma) è molto attiva: ci parla di qualche testo?

Proprio per la scuola segnalo Filosofare con i bambini? A scuola si può!, di Rosanna Lavagna, che fornisce strumenti con i quali l’insegnante può introdurre bambini e ragazzi alla riflessione filosofica, all’uso della logica e al rispetto delle opinioni altrui. Per i piccolissimi proponiamo il libro illustrato Il mio infinito, di Kate Hosford, e Forse sì, forse no, di Dan Barker, entrambi testi che stimolano la curiosità e lo spirito critico. Prodotto da Uaar Giovani e liberamente scaricabile in formato digitale l’Uaar distribuisce Buoni senza Dio, un libretto orientato a ragazze e ragazzi di 13- 15 anni sulla filosofia umanista. Il progetto editoriale Nessun Dogma presenta anche testi specialistici, come quelli della neonata collana giuridica Iura. L’ultima uscita della collana sono gli atti del convegno di Firenze del 27 e 28 settembre 2019, in occasione del trentennale della sentenza 203/1989 con cui la Corte costituzionale riconobbe la laicità come supremo principio costituzionale. Il titolo del volume è 30 anni di laicità dello stato: fu vera gloria? e una copia sarà donata dall’Uaar alla scuola secondaria di I° grado Torquato Tasso, per arricchire il patrimonio della biblioteca di storia contemporanea Giuseppe Pinelli.

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