Venticinque ottobre. È il giorno in cui si aprirà il processo a carico di Isabella Inernò, accusata dell’omicidio premeditato del suo ex fidanzato, Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza calcio trovato senza vita il 18 novembre 1989, disteso sulla statale Jonica in territorio del comune di Roseto Capo Spulico.
“Una vittoria su tutta la linea, sono state accolte tutte le nostre tesi”, è il commento a caldo di Fabio Anselmo, l’avvocato che, insieme alla collega Alessandra Pisa, assiste la famiglia Bergamini, poco dopo che il gup Fabio Lelio Festa ha decretato il rinvio a giudizio di Internò.
La decisione è arrivata nel primo pomeriggio di lunedì 20 settembre, dopo l’arringa dell’avvocato Angelo Pugliese, difensore della donna.
L’indagine venne riaperta sei anni fa dall’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla e poi venne affidata al pm Luca Primicerio, che attualmente sostiene l’accusa.
Dopo decenni in cui la verità giudiziaria è stata quella del suicidio, la tesi ora è molto diversa: Bergamini sarebbe stato soffocato e poi coricato sull’asfalto affinché venisse investito per simularne il suicidio.
Per Primicerio, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, Internò avrebbe agito con premeditazione, crudeltà e per motivi abietti: un omicidio per lavare l’onta di essere stata lasciata.
Bergamini venne investito da un autocarro condotto da Raffaele Pisano – già giudicato per omicidio colposo – che gli procurò lesioni da scoppio causate dallo schiacciamento della zona addomino-perineale, con eviscerazione e rottura di un grosso vaso arterioso sul lato sinistro.
Ora, dopo oltre trent’anni, è forse arrivato il momento della verità. Quella verità tanto attesa e tanto ricercata dalla famiglia Bergamini e dalla mai doma sorella Donata.
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