
Ilaria Baraldi
Sui disegni ritrovati di Ghedini l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli ha detto una bugia nella risposta all’interrogazione presentata da Ilaria Baraldi (Pd) e Roberta Fusari (Azione Civica). E riguarda il ruolo di Vittorio Sgarbi.
A rilevarlo è la stessa Baraldi. Se l’assessore afferma di aver appreso a un certo punto dell’interesse di Sgarbi per l’acquisto dei disegni sottratti in epoca imprecisata dal patrimonio della Biblioteca Ariostea e ritrovati nel catalogo di un antiquario, per la consigliera del Pd, senza mezzi termini, “qui l’assessore Gulinelli mente”.
E mente “non solo perché dati i rapporti tra lui e Sgarbi è semplicemente incredibile la versione che attribuisce al caso il fatto che Sgarbi sia arrivato ai disegni di Ghedini, ma soprattutto perché Sgarbi ha pubblicamente affermato che è stato Gulinelli a rivolgersi a lui perché intervenisse”.
Non solo: “assessore e dirigente, nel momento in cui sono venuti a conoscenza del ritrovamento – nel mercato antiquario – dei disegni di Ghedini, scomparsi dalla Biblioteca Ariostea in epoca imprecisata, avrebbero dovuto segnalare tempestivamente il ritrovamento agli organi preposti, ossia la Sovrintendenza ai beni archivistici e librari o all’autorità preposta alla tutela del patrimonio culturale, come prevede il Codice dei Beni Culturali”.
Come è noto, la vicenda inizia con la segnalazione del ritrovamento da parte di alcune associazioni culturali ferraresi, che hanno proposto all’assessore Gulinelli di contribuire economicamente all’acquisto delle opere per riportarle nel patrimonio pubblico della Biblioteca Ariostea. Poi, dopo vari silenzi dell’assessore, è venuto fuori che l’amministratore aveva chiesto e ottenuto l’aiuto di Sgarbi che, tramite la Fondazione Cavallini-Sgarbi, ha comprato i disegni che non verranno donati, bensì ‘solo’ esposti pubblicamente e non nella biblioteca ma a Palazzo Schifanoia.
“Che un bene pubblico (lo ero, doveva tornare a esserlo) finisca ad arricchire una collezione privata – dice Baraldi – anziché tornare al suo legittimo proprietario (il Comune e la Biblioteca Ariostea) proprio grazie all’azione di un assessore non credo sia solo sconveniente”.
Secondo l’assessore l’acquisto diretto da parte del Comune era molto difficoltoso, troppo, e poi le associazioni volenterose non gli avrebbero mai quantificato l’entità del loro eventuale aiuto economico. Per la consigliera di opposizione, però, “che l’acquisto da parte dell’amministrazione di un bene da un privato sia operazione ‘non abituale’ non lo rende né impossibile né particolarmente complesso, qualora sussista, come in questo caso, l’interesse della amministrazione a far rientrare a Ferrara un bene scomparso”.
“Comincia a diventare preoccupante l’atteggiamento col quale questa amministrazione pensa di prendersi gioco dei suoi cittadini e delle associazioni – chiosa Baraldi -, come se nessuno avesse memoria di ciò che viene fatto, detto, scritto o, peggio, come se nessuno fosse in grado di mettere insieme le tessere di un puzzle fatto di interessi privati che si mischiano col pubblico, in un perenne gioco di prestigio che cerca di nascondere gli ingombranti conflitti di interessi”.
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