Semplici modi in cui le piccole imprese possono migliorare l’efficienza e la produttività
In un contesto competitivo, riuscire a fare di più con meno è spesso ciò che distingue un'attività ben gestita da una in difficoltà
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Tra i settori economici più promettenti del XXI secolo troviamo, senza ombra di dubbio, quello fintech. La crescita esponenziale nella performance delle tecnologie ha spalancato una serie di porte su ambiti che, sino alla fine del XX secolo, gli esperti del settore tecnologico avevano solo teorizzato su carta.
Tutto questo non sorprende, pensiamo anche solo alla rapidità con cui la capacità computazionale di un processore per computer raddoppia nel tempo.
Il matrimonio tra finanza e tecnologia rappresenta un’occasione irripetibile per i broker di tutto il mondo, in particolare in quelle economie dove il settore finanziario fa ancora grossa leva su strumenti del passato.
Ed è da qui che nasce una grossa occasione per i brokers che operano in Italia, un Paese nel quale le principali banche basano i propri sistemi IT su linguaggi di programmazione nati negli anni Sessanta.
Abbiamo svolto un’analisi di settore in modo da individuare le ragioni per le quali un broker italiano non può oramai più permettersi di ignorare questa rivoluzione nei mercati finanziari.
Partiamo, innanzitutto, da una definizione: per “fintech” identifichiamo la tecnologia con forte spinta innovativa che punta a competere con gli strumenti di finanza tradizionale nella fornitura di servizi bancari e/o finanziari. Per assimilazione, un’azienda che fa uso di fintech – termine che, lo ribadiamo, identifica in primis un insieme di tecnologie – viene considerata come facente parte dell’omonimo settore economico.
Le attività che svolgono le fintech sono oramai veramente disparate: ci sono aziende che consentono ai propri clienti di assicurare qualunque prodotto tramite il semplice invio di una foto dello stesso da smartphone.
Risulta interessante anche il caso di aziende che promettono di concedere finanziamenti per la casa nel giro di poche ore (operazione che, una banca tradizionale, normalmente svolge nel giro di alcune settimane).
C’è inoltre chi consente di aprire un conto corrente online senza spese in meno di 10 minuti, o chi ha trovato il modo di eliminare il concetto di commissione di investimento sui mercati finanziari. La finanza sta cambiando radicalmente, e ogni broker deve essere a conoscenza della cosa.
A fronte di un debito pubblico molto elevato rispetto al prodotto interno lordo, curiosamente (o, forse, proprio per questa ragione), in Italia l’indebitamento privato è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media europea. Questo perché le statistiche mostrano che gli italiani sono un popolo di risparmiatori, ma dare statistica più recente (senza dire che è la più recente) sull’ammontare dei risparmi degli italiani.
Basti pensare che, nel 2021, l’ufficio studi dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) abbia stimato l’ammontare dei depositi su conto corrente in Italia pari a ben 1.757 miliardi di euro (a fronte di un PIL pari a circa 1.650 miliardi di euro nel 2020).
In questo periodo, l’ISTAT ha stimato la propensione degli italiani al risparmio intorno al 12,5%, una percentuale in crescita nei periodi di crisi.
Questo è senz’altro vero per i periodi di crisi (come fu il 2020, per le prime misure imposte dal Governo in emergenza sanitaria per limitare la diffusione del virus Covid-19), come dimostrato anche dai dati a livello europeo.
In questo contesto di forte risparmio, molti investitori italiani preferiscono orientarsi verso l’acquisto di azioni italiane di aziende consolidate o di titoli di Stato con l’obiettivo di ridurre la propria esposizione al rischio di mercato. Non va persa l’occasione data dalla fioritura di start-up Fintech italiane e, più in generale, europee, che, grazie al rapido sviluppo delle nuove tecnologie, stanno guadagnando terreno rispetto ai giganti della finanza tradizionale.
Questa enorme quantità di denaro depositato e non investito impedisce ormai da anni all’economia italiana di spiccare il volo verso una nuova fase di crescita. Gli unici soggetti che possono trarre un beneficio tangibile da questa situazione sono le banche, che hanno a disposizione maggiore liquidità da inserire a bilancio.
Non a caso i maggiori gruppi bancari italiani godono, notoriamente, di una solidità di bilancio esponenzialmente maggiore rispetto a quella di banche di dimensioni inferiori, come evidenziato nei vari stress-test condotti dall’EBA sui bilanci degli istituti bancari italiani.
Vi è, però, una recente ed interessante eccezione: quella delle banche orientate, più che alla raccolta di risparmio ed all’erogazione di credito, all’intermediazione sui mercati finanziari. Un trend recente sta portando molte banche ad imporre una commissione extra sui conti correnti più liquidi e, nei casi più estremi, addirittura a minacciare la chiusura di tali depositi in assenza di operazioni sui mercati finanziari.
Questa nuova posizione, che può stupire, non è in realtà affatto sorprendente: le banche puntano sempre di più sulle operazioni di consulenza e di intermediazione sui mercati, ogni CdA sta valutando le strategie più idonee per scoraggiare il mero risparmio passivo.
Un broker, in Italia come altrove, vive di commissioni e di proventi da consulenza finanziaria. Tuttavia, la Storia recente dimostra come si stia andando verso un mondo con commissioni sempre più basse (o, talvolta, addirittura nulle).
Inoltre, la regolamentazione sulla consulenza finanziaria in Europa è sempre più stringente, come dalle varie versioni della normativa MiFID (con controlli severi sulla conoscenza ed esperienza di investimento di un risparmiatore e altri parametri).
I broker italiani devono essere ben consci quindi del fatto che:
o Imporre commissioni elevate su acquisto e vendita di titoli finanziari rischia di tramutarsi in un’operazione ormai anacronistica
o La consulenza finanziaria sarà sempre più regolamentata, sarà fondamentale essere al passo con le ultime indicazioni del Regolatore per rimanere in vita. Non a caso, la spesa che le banche italiane (e, più in generale, europee) stanno dedicando a società di consulenza esterne su questi temi normativi è esplosa nel corso degli anni
o Occorre, un po’ come stanno cercando di fare alcune banche, cercare di “svegliare il drago che dorme” rappresentato da quell’enorme massa di risparmi degli italiani depositati in conti correnti senza alcun investimento
Il settore fintech, grazie alla sua rapida evoluzione ed alla capacità di attrarre l’attenzione anche degli investitori più giovani, può essere la chiave per sbloccare finalmente una situazione paralizzata ormai da troppo tempo.
Tra denaro inutilizzato, regolamentazione sempre più stringente e commissioni di investimento spesso ritenute troppo elevate, i broker italiani dovranno adattarsi al nuovo concetto di finanza dettato dai tempi.
Inizialmente, questa sarà una scelta obbligata per sopravvivere nel nuovo contesto finanziario, mentre, i migliori, sapranno addirittura utilizzare i nuovi limiti come chiave per il successo.
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