Attualità
29 Maggio 2021
Un successo di Luciana Pareschi alla guida dell’ente territoriale. Ecco il racconto di quel piccolo miracolo organizzativo

Sisma 2012: l’incredibile storia di come il Coni in 9 giorni organizzò un campus

di Redazione | 5 min

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20 maggio 2012, la terra trema a Ferrara dopo oltre 5 secoli dall’ultimo precedente. Passano 9 giorni e la terra trema di nuovo con una seconda violentissima scossa. Ma questa è storia nota a tutti. Quello che è meno noto è quanto di incredibile fece il Coni di Ferrara, guidato da Luciana Boschetti Pareschi, in quei nove giorni.

A raccontarlo è Mirko Rimessi del Coni Ferrara, che ha voluto condividere il ricordo sull’impresa portata a termine da Luciana Boschetti Pareschi e dal suo staff in quella occasione. Ne riportiamo integralmente l’intervento.

“Nel pomeriggio di domenica 20 maggio, mentre le scosse di assestamento si susseguono, Luciana Pareschi ha già ben chiara la situazione e coinvolge nell’avventura l’amico Fausto Bertoncelli, con il quale negli anni si erano già portati avanti progetti incredibili come la Befana dello Sport. In pochissimo tempo si crea il gruppo operativo e si identifica la location migliore: sarà l’Oasi al confine tra i comuni di Vigarano Mainarda e Ferrara a diventare la sede di questo grandioso progetto di sostegno comunitario. L’Oasi è da poco stata acquisita dal Canoa Club Ferrara per realizzare il proprio polo per l’attività giovanile e il Centro di Avviamento allo Sport Paralimpico, è un luogo stupendo, con un lago artificiale al centro con un perimetro di 1500m e tanto, tanto verde attorno, ideale per far trascorrere al meglio l’emergenza ai bambini, molti dei quali hanno già scoperto che il loro anno scolastico è terminato. Oltre a questo, però, non c’è molto altro, è tutto da inventare. La dirigenza del Canoa Club Ferrara, guidata da Mauro Borghi, è pronta ad accettare la sfida lanciata dalla Pareschi e inizia così una settimana interminabile, tutta concentrata su permessi e autorizzazioni, per rendere possibile l’inizio del campus già dal martedì successivo.

Si è trattata di una impresa titanica, ma con un obiettivo ben chiaro in testa per Luciana: creare un servizio fondamentale alla Comunità, offrirlo in maniera gratuita e contestualmente garantire quella qualità che il Coni, attraverso i suoi campi sportivi multidisciplinari, quegli Educamp nati un paio di anni prima come conseguenza del terremoto in Abruzzo, aveva abituato l’utenza ad avere. Il tutto, come già sottolineato più volte, partendo da una idea e nulla più. In una settimana.

Sembra un sogno, ma i cancelli dell’Oasi il 29 maggio si aprono davvero per accogliere oltre 100 ragazzi provenienti dalle zone più colpite dalla prima scossa, dove si era già decretata la fine dell’anno scolastico, creando le immaginabili difficoltà alle famiglie. Il compito di “dirigere” dal punto didattico questo grande laboratorio all’aperto è affidato a Luigi Zaccarini e a Mario Samaritani, mentre la Pareschi, con il fidato Giorgio Bianchi, allora vicepresidente del Coni di Ferrara, Bertoncelli e Borghi si occupano di far andare avanti i lavori, creare “ombra”, procurare cibo e, soprattutto, trovare volontari tra insegnanti, tecnici, giovani laureati in scienze motorie, al fine di creare e implementare la squadra necessaria per gestire al meglio un così grande numero di bambini.

Mentre nella tranquillità dell’Oasi gli ospiti non si accorgono di nulla, gestiti in modo perfetto e capace di infondere nuove certezze, ecco che il territorio è scosso dal secondo evento traumatico di quel mese di maggio: ancora un evento sismico porta all’immediata chiusura di tutte le scuole della provincia, anche di quei comuni che dopo la prima scossa erano riusciti a ripartire. L’immediata conseguenza è l’arrivo di nuovi piccoli ospiti, evidentemente impauriti da quello che stava capitando, che portano alla presenza di oltre 200 bambini, dato che rimarrà pressoché invariato nelle prime settimane, fino a quando altre strutture sono riuscite a organizzarsi per dare anch’esse il via a già programmati servizi estivi.

Oltre 200 persone alle quali garantire cibo, servizi e una offerta sportiva e didattica di qualità. Certo, non c’erano i problemi di oggi legati a distanziamento, dispositivi di protezione individuali e igienizzazione che stanno sconvolgendo le nostre giornate 8 anni dopo, ma era già abbastanza per mettere in difficoltà strutture e organizzazioni già consolidate. Nonostante tutto questo all’Oasi nella calda estate del 2012 non è mancato mai nulla e non c’è stata giornata nella quale i bambini non siano tornati a casa (o in tenda o in roulotte, perché anche quello capitava) con il sorriso sulle labbra. Un’iniziativa che ha centrato dunque gli obiettivi prefissati, per nulla scontati, dato il difficile contesto entro cui s’è sviluppata, trovando lo sport quale elemento catalizzatore, senza tuttavia trascurare le dimensioni ludiche, espressive e artistiche delle altre attività inserite in programma. Riscontro verificabile dai numerosi attestati di stima ricevuti sotto svariate modalità dai genitori che si sono avvicendati ad accompagnare i figli in quei lunghi ma intensi trenta giorni.

Sì, giusto 30 giorni, è questa la durata del campus straordinario, dal 29 maggio al 29 giugno, quando si sono chiusi i battenti con una bellissima festa, lasciando spazio alle iniziative specifiche di ogni ente locale dell’Alto Ferrarese. Dalle 8 alle 18, dal lunedì al venerdì, finalizzando tutti i contributi e le risorse alla buona riuscita dell’iniziativa che ha consentito di svolgere 240 ore di attività, di accogliere quasi 4000 presenze, e quindi somministrare altrettanti pasti, con oltre 650 volontari tra educatori, insegnanti e operatori vari che hanno offerto loro disponibilità, oltre a chi ha aiutato fornendo sostegno dall’esterno, con il decisivo apporto di una cinquantina di gruppi e aziende partner, come quello strategico della onlus Vola nel Cuore o dell’Avis, persone che meritano di essere ringraziate per quanto fatto, anche ad anni di distanza.

Potete giudicare voi se questo sia stato o no il più grande successo di Luciana Pareschi nei suoi 13 anni (più quattro da vicepresidente) alla guida del Coni di Ferrara, prima come presidente e poi, a seguito della riforma voluta dall’allora presidente Petrucci proprio nell’estate del 2012, come delegato provinciale. Noi sappiamo che quello che si è realizzato quell’anno lo si può chiamare tranquillamente miracolo, un miracolo che ha reso chiaro a tutti cosa il Coni è in grado di fare quando è presente sul territorio, con persone attive che sanno intrattenere i rapporti con la “società civile” e di quanto lo sport sia importante all’interno della comunità. Importanza che è fondamentale ribadire oggi, rendendo chiaro a tutti quanto atleti e società sportive si sono impegnati a fare durante il lockdown, raccogliendo fondi, aiutando le persone in difficoltà, tenendo compagnia a distanza a chi era chiuso in casa. E quanto stiano facendo anche oggi, nonostante i salti mortali ai quali sono costretti, per continuare a fornire i loro servizi, che vanno dall’avviamento motorio al benessere della persona, dalla socializzazione all’educazione”.

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