Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato a Roma “per difendere Porto Marghera e i posti lavoro”. Venerdì mattina i sindacati erano davanti a Montecitorio, il palazzo in cui ha sede la Camera dei Deputati, per un presidio per tenere alta l’attenzione del Governo sul tema del blocco dei licenziamenti, sulla necessità di essere più incisivi nei controlli sulla sicurezza nei posti di lavoro e sulle crisi industriali che si stanno accavallando al ministero dello Sviluppo economico.
Porto Marghera, con la chiusura del cracking annunciata da Eni, è stata scelta a rappresentare le crisi della petrolchimica nazionale. I rappresentanti dei lavoratori di Versalis Porto Marghera, sostenuti dai segretari generali nazionali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno ribadito la contrarietà di tutti i sindacati alla fermata degli impianti che, oggi, sono un asse portante della chimica del nostro Paese.
“Confermiamo il nostro appoggio ai processi di trasformazione tecnologica ed ambientale – afferma Giampietro Gregnanin, segretario regionale Uiltec Veneto –, ma ribadiamo chiaramente che non c’è percorso di trasformazione che possa prescindere da regole ed azioni certe. I lavoratori non accetteranno azioni in due tempi: non è assolutamente ricevibile il principio per cui prima chiudo le attività e poi costruisco le possibili riconversioni. Il settore chimico italiano rappresenta un patrimonio di tecnologia, ricerca, innovazione ed occupazione irrinunciabile, sia per la chimica di base che per le specialties che ne derivano. Servono le risorse del Pnrr per agevolare investimenti e nuova occupazione”.
“Vogliamo – ribadisce Gregnanin – che il Governo non sia sordo alle nostre richieste, agisca in fretta nel costruire processi autorizzativi più snelli e, soprattutto, obblighi Eni a recedere dalle sue scelte. Ma non solo, perché ribadiamo il nostro no allo sblocco dei licenziamenti e pieno sostegno alle politiche attive che guardano alla formazione dei lavoratori e a una riforma degli ammortizzatori sociali”.
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