Codigoro
4 Maggio 2021
Da Caprile ha preso il via un progetto sperimentale "Vivere e coltivare Autonomie"

Un laboratorio di cucina per giovani disabili

di Redazione | 3 min

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Caprile. Un laboratorio di cucina e di attività di ristorazione, unito alla coltivazione di un orto, per l’avvio di un progetto-pilota, che mette al centro la piena inclusione sociale e professionale di giovani adulti disabili.

Da Caprile ha preso il via un progetto sperimentale, denominato “Vivere e coltivare Autonomie”, elaborato dall’Asp del Delta Ferrarese, la gestione del quale è affidata alla cooperativa Cidas.

Si tratta di un laboratorio rivolto ad un gruppo di 10 giovani adulti con disabilità, il cui scopo è quello di assicurare il mantenimento ed il potenziamento dell’autonomia della loro vita quotidiana, agevolando loro l’ingresso al mondo del lavoro, in un ambiente protetto. I giovani, tutti residenti nei Comuni del distretto sanitario sud-est sub ambito del Delta Ferrarese, avranno occasione di sperimentare la gestione di una cucina e di attività di ristorazione, nonchè la coltivazione di un orto.

“L’idea è partita a seguito di un confronto con i Servizi Sociali incentrato sulla situazione dei giovani disabili del territorio – spiega Angela Petrucciani, direttrice dell’Asp del Delta Ferrarese -, che ha visto anche il coinvolgimento dell’associazione Più Felici, la quale si occupa da tempo delle problematiche legate alla disabilità. Il confronto ci ha permesso di cogliere le precise istanze scaturite dai bisogni speciali di giovani adulti disabili. Da qui – prosegue Petrucciani – è nata l’idea di creare un servizio aggiuntivo, dato che alcuni utenti non trovavano risposte adeguate in loco”.

Il progetto, sin dall’inizio, è stato condiviso con entusiasmo da tutti i suoi partners e quella di oggi vuole essere solo una prima tappa di un un percorso, avviato circa un mese fa con la formazione necessaria e con tutti gli adempimenti burocratici del caso.

Il 6 aprile scorso, infatti, sono state effettuate le visite mediche, ma contestualmente è stato avviato l’addestramento per le tecniche di primo soccorso ed infine si è proceduto con lo screening anti Covid 19.

I ragazzi hanno inoltre appreso le tecniche di gestione delle attività di un pubblico esercizio, dalla manipolazione degli alimenti, sino alle attività più complesse. Il laboratorio-pilota, tra i primi in Emilia Romagna del suo genere, istituito presso la Locanda di Caprile, in via Canale Ippolito 16/A, sarà aperto 3 pomeriggi alla settimana (lunedì-mercoledì e giovedì). Il progetto è finanziato dall’Asp del Delta Ferrarese, ma è altresì beneficiario di un contributo del Club Rotary Comacchio-Codigoro e Terre Pomposiane e del CO.PE.GO (Consorzio Pescatori Goro) e di Cooperativa Servizi Marittimi di Goro.

L’esperimento-pilota si inserisce nella più ampia progettualità che l’Asp del Delta Ferrarese riserva a tutta la realtà distrettuale sud-est e punta ad intercettare anche le risorse proprie del fondo per il Caregiver familiare. “Come sindaco e capodistretto del Distretto sanitario sud-est esprimo viva soddisfazione, per il traguardo che oggi mette a segno il territorio – riconosce il sindaco di Codigoro, Sabina Alice Zanardi -; è con gioia ed emozione che sono qui con voi oggi a condividere la prima tappa di una nuova, stimolante ed affascinante sfida”.

“Questa è una giornata storica per il territorio, che accoglie il primo laboratorio per giovani disabili adulti – prosegue il Sindaco-, ma è un momento importante anche per tutto il comprensorio del Delta, perchè fa da apripista ad una esperienza in grado di conciliare bisogni speciali e mondo del lavoro, pubblico e privato, terzo settore ed associazionismo, solidarietà ed inclusione sociale, rispetto dell’ambiente e promozione del consumo di prodotti biologici a chilometri zero. Un grazie di cuore a tutti gli attori del progetto, in cui l’Amministrazione Comunale crede fermamente”.

Soddisfazione viene espressa anche dal presidente dell’Asp del Delta Ferrarese, Davide Nardini, il quale, rallegrandosi per la collaborazione tra istituzioni, terzo settore, volontariato ed imprenditori locali, “tanto da aver fatto diventare il progetto la cifra della loro responsabilità sociale”, confida che i buoni frutti possano essere il viatico “per sviluppare e potenziare questa esperienza e nuove progettualità analoghe”.

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